LA PAROLA ALLA SENOLOGA
>Quanti sono i tumori al seno di origine genetica?
«Rappresentano solo il 5-10% di tutte le forme di carcinoma mammario. Ma è importante identificarli precocemente perché sono aggressivi e colpiscono prevalentemente le donne giovani, sotto i 40 anni. Spesso, invece, accade che vengano diagnosticati quando la donna è già ammalata,anche se aveva una forte probabilità di contrarre questa forma eredito-familiare.
Per questa ragione, insieme a Ornella Campanella (giovane infermiera portatrice della mutazione genetica), ho fondato da un paio di mesi la onlus aBRCAdaBRA che si propone di diffondere una cultura dellaprevenzione, informando e sostenendo tutte le donne che presentano la mutazione genetica BRCA1 e BRCA2 (i due geni implicati nel cancro al seno e all’ovaie). Il rischio di sviluppare un carcinoma mammario, in questo caso, è infatti compreso tra il 70 e il 90%».
>Tutte le donne dovrebbero sottoporsi all’esame?
«No. Profilassi non significa screening di massa. L’accesso a questi test del sangue è regolamentato da criteri precisi. Possono essere prescritti dal senologo quando, a seguito di un’accurata anamnesi familiare, emergono degli elementi che inducono il sospetto di una mutazione genetica. I criteri per identificare le donne ad alto rischio, candidate al test, sono molti.
I più importanti? Avere diversi casi di tumore al seno o all’ovaio in famiglia. Ad esempio, tre parenti stretti (o anche meno se il tumore è comparso sotto i 50 anni). Avere la madre, o la nonna, o una zia o una sorella che ha contratto il tumore in età giovanile (sotto i 37 anni) e che è risultata positiva al test. Altro caso: avere uno o più casi in famiglia di uomini con tumore alla ghiandola mammaria».
>Tumore all’ovaio. Chi deve fare il test?
«Il cancro all’ovaio di origine genetica, che ha in comune le stesse mutazioni che predispongono a quello al seno, ha un’incidenza maggiore. Rappresenta, infatti, il 25% di tutte le neoplasie ovariche. Anche in questo caso esordisce prima del solito (intorno ai 50 anni, invece che dopo i 60). Per questo è importante identificare precocemente le donne portatrici di mutazione genetica, attraverso una capillare indagine sulla storia familiare.
Come per il tumore al seno, viene preso in considerazione il numero di casi di carcinoma mammario o ovarico presenti tra consanguinei. Per esempio, avere parenti con queste forme tumorali comparse a qualsiasi età, risultate positive al test genetico, fa scattare la sua prescrizione».