Vinyasa yoga: cos’è, perché fa bene e a chi
Questo stile, sempre più apprezzato, regala forza e flessibilità, un corpo tonico e armonioso, presenza e calma mentale. Grazie al fluire dinamico delle sue asana

È il più vicino alla sensibilità di noi occidentali, che abbiamo “rubato” lo yoga al lontano Oriente per farne una delle attività più praticate per il benessere psicofisico. Capace di regalare quell’equilibrio tra lo “star bene” nel proprio corpo ma anche “di testa”. Sono infatti ben 6 milioni gli italiani che si ritagliano regolarmente del tempo per dedicarsi alle asana; molti, in particolare, alla versione dinamica, quella del Vinyasa Yoga: «La parola Vinyasa è di origine sancrita, dove Vi significa "in modo speciale", mentre nyasa corrisponde a "posizionare". Da qui le si attribuisce il significato di "fare qualcosa in modo speciale"», spiega Stella Yenati, insegnante di yoga e corsi olistici come Sound Healing e Dance Meditation.
Conosciuto anche come Yoga Flow, è caratterizzato da sequenze di movimenti fluidi e da una maggiore intensità a livello muscolare. «Proprio per la sua dinamicità, inoltre, questa pratica allena in modo profondo la coordinazione tra movimento e Pranayama, la respirazione consapevole, ma lavora anche, come le altre tecniche di yoga, sul perfetto allineamento del corpo durante l’esecuzione e i passaggi tra le posizioni», sottolinea l’insegnante.
Yoga, una variante "moderna"
Le origini si devono a Krishnamacharya (1888-1989), yogi considerato il capostipite delle moderne forme della disciplina ed è grazie ai suoi allievi che il Vinyasa si è poi diffuso in Occidente. Nel corso delle sue ricerche, il guru incentrò l’attenzione proprio sulla fase di collegamento tra una posizione e quella successiva e sulla sincronia con la respirazione, per favorire un fluire armonico, come in una danza.
«Ed è proprio questa la sostanziale differenza rispetto all’Hatha Yoga che, invece, prevede il mantenimento delle posture», interviene l’esperta. «Ma non solo, è diverso anche da un’altra popolare variante dinamica, l’Ashtanga; stile fluido che, però, prevede una serie di posizioni prestabilite che si ripetono, mentre nel Vinyasa la dinamicità lascia spazio alla varietà, alla creatività dell’insegnante. Non esiste quindi una “lezione” fissa; questa pratica può comprendere la sequenza del saluto al sole, così come posture in piedi, torsioni, flessioni e inversioni, creando un equilibrio tra forza, allungamento e allineamento del corpo. Il pieno controllo del respiro è poi centrale, perché fornisce un aiuto essenziale quando si cambia posizione».
Perché Vinyasa Yoga fa bene e a chi
«Vinyasa Yoga è piuttosto intenso a livello fisico; con i suoi movimenti “energici” rende più forti e favorisce uno sviluppo muscolare armonioso e tonico, mentre l’enfasi sulla respirazione insegna a gestire correttamente lo sforzo e l’equilibrio», sottolinea Stella Yenati.
«L’attenzione verso la postura, inoltre, permette di intervenire su quegli errori che spesso gravano sulla colonna vertebrale, in particolare sulla zona lombare o il tratto cervicale. Però è importante un approccio graduale nella pratica, partendo da lezioni con ritmo più lento per i principianti per passare poi a un livello avanzato».
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