Intervista a Rossella Fiamingo, la Venere della scherma

Ha la grazia di una top model e una spada che non perdona. Con la quale punta decisa a Tokyo 2020. Qui ci racconta la sua tattica per vincere in pedana. E nella vita



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Se c’è uno sport che evoca fantasie romantiche, è la scherma. Se poi in rappresentanza di questa disciplina arriva Rossella Fiamingo, è subito magia. Medaglia d’argento ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro (prima medaglia olimpica individuale nella storia azzurra della disciplina) e oro due volte di fila ai Mondiali di Kazan (2014) e Mosca (2015), questa splendente ventottenne, soprannominata anche “la Venere della scherma”, è molto di più che una bellissima ragazza.

È una campionessa allo stato puro, che arriva sul set di Starbene con la preziosa spada nell’apposito borsone, di passaggio a Milano e pronta a ritornare nell’amata Sicilia per poi andare a gareggiare in giro per il mondo. «A volte penso che dovrei scrivere una guida sugli aeroporti», esordisce. «Ci passo più tempo che a casa e spesso mi sento come Tom Hanks nel film The Terminal: conosco la pianta di alcuni hub più di chi ci lavora.


Quale sarà la tua prossima destinazione agonistica?
Tallinn, in Estonia, dove ai primi di novembre è in programma una gara di Coppa del Mondo a squadre. Un appuntamento molto importante per la qualificazione a Tokyo 2020.


Come ti stai preparando per salire anche sull’aereo con destinazione il Giappone?
Ecco la mia giornata tipo quando mi alleno: sveglia alle 8 (vivo sul mare, è sempre un bello aprire gli occhi in Sicilia) e poi subito a correre. Quindi faccio colazione e poi proseguo con la preparazione atletica in palestra. Alle 13.30 pranzo e mi concedo di solito una veloce pennichella prima di affrontare gli impegni pomeridiani: prima studio per l’Università, se ho tempo suono il piano e poi, dalle 19 alle 21.30, mi esercito in pedana. Quindi cena e tentativo di tenere gli occhi aperti per guardare una serie tv. Ultimo atto: crollo a letto.


Il running è quindi il tuo primo impegno quotidiano?
No, no, a me piace proprio correre! È in assoluto l’attività che mi rilassa di più. Appena sveglia m’infilo scarpette e cuffie solo per me stessa, per avere una pausa unicamente mia prima che gli impegni agonistici e di studio prendano il sopravvento.


Cosa ascolti mentre corri?
Adoro la musica classica, ma quando sono in versione runner ho bisogno più che altro di ritmo ed energia: reggaeton e musica indie sono perfetti.


Com’è nata la tua love story con la spada?
Ho iniziato da piccola sulle orme di mio fratello maggiore. L’allenatore mi guardava impietosito: ero una bambina gracile e timida, sembravo a stento in grado di impugnare l’arma. Poi è venuto fuori il mio carattere, in assoluto contrasto con il mio essere uno scricciolo, all’inizio una sorpresa anche per me. Ho smesso di essere un pulcino, ho tirato fuori grinta e determinazione, condite con una buona dose di perfezionismo. La spada mi assomiglia: come me, è decisa e precisa.


Ma perché la spada e non fioretto o sciabola?
Non ho scelto la spada, è lei che ha scelto me. La sciabola è istinto, la spada tattica, il fioretto una via di mezzo tra le due. Tra tutti, lo spadista è il più riflessivo: nonostante l’impeto degli attacchi, un incontro è più simile a una partita a scacchi, è molto strategico. Nella spada tutto il corpo è bersaglio (nel fioretto lo è solo il tronco, nella sciabola busto, testa e braccia): devi allora soppesare ogni movimento e non perdere mai la massima concentrazione. Si dice che la spada sia più diffusa nel meridione, che i migliori fioretti nascano al Nord e che la sciabola sia preferita al centro. Mi piace pensare che questa divisione geografica rispecchi anche un po’ i diversi caratteri di noi italiani.


Cosa studi all’Università?
Sono iscritta al corso di laurea in Dietistica e conto di laurearmi il prossimo anno. Non starò sempre sulla pedana e in futuro vorrei continuare a muovermi in ambito sportivo. L’alimentazione è fondamentale per la preparazione atletica: diventare un’esperta nel campo è quindi tattico, oltre che utile per quando appenderò la spada al chiodo.


Mangerai sanissimo allora…
Altroché: pochi fritti, massima attenzione per le cotture e insalata sempre. Però mangio tanto, carboidrati e proteine a pranzo e cena. E non rinuncio al dolce o a una granita se mi scappa la voglia. È il bello di allenarsi tutti i giorni: brucio tutto.


Confessa: da buona siciliana avrai di certo qualche rito scaramantico...
(Risata). Giuro, no! È papà il superstizioso di famiglia. Quando ero più piccola e mi accompagnava agli incontri, infilava sempre in valigia un set di magliette e calze che riteneva propiziatori. Così una volta ho preparato io i bagagli e ho lasciato volontariamente a casa i capi “portafortuna”. Ho vinto alla grande e papà si è convinto che la sorte la decide solo il mio braccio sinistro.


Sei mancina: in termini di combattimento cosa implica?
Un vantaggio: con le destrimani sono abituata a misurarmi, mentre non vale il contrario. È quindi più insidioso incontrare una mancina come me, anche se per fortuna ce ne sono poche.


È vero che tieni un diario? E cosa ci appunti?
Sì, ho da sempre l’abitudine di portare con me un quadernetto. Ci scrivo soprattutto appunti tattici: note su come va l’allenamento o sulle avversarie che ho incontrato. Mi aiuta moltissimo non tanto la scrittura, quanto la rilettura a distanza di ciò che ho provato e vissuto in determinate circostanze agonistiche. Servono per dirmi: hai visto? Ci sei già passata. Oppure: guarda dove hai sbagliato e non cascarci più.


Qual è l’emozione più forte che ti ha regalato lo sport?
Non è stata una vittoria, ma la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra 2012. Il boato della folla che ci ha accolto è indescrivibile, lo sentivi nel sangue con un’intensità pazzesca. Mi sono detta: “Dev’essere quello che provano i calciatori allo stadio ogni domenica, come li invidio!”.


Per Starbene hai giocato alla modella e sei stata bravissima. Il tuo rapporto con la moda?
Davvero ottimo. Per fortuna sono sempre in giro e ho poco tempo per lo shopping, altrimenti mi dissanguerei tra abiti e, altra mia mania, oggetti di design per la casa. Riesco comunque a fare danni negli hub che frequento. Compro sempre nel viaggio di rientro: se ho vinto, mi premio con un acquisto. Se invece ho perso, lo shopping mi consola. I migliori negozi nella zona duty-free si trovano a Roma e Londra: lo scriverò anche nella mia famosa guida sugli aeroporti.


Un tuo sogno non agonistico?
Riuscire a seguire una serie tv tutta intera, dalla prima all’ultima puntata. Non ce la faccio mai: inizio a macinarne un po’, poi devo mollare tra voli, hotel e gare. Quando torno finalmente a casa, mi sono dimenticata anche il titolo di quello che stavo seguendo. L’obiettivo futuro è vedermi per intero La casa di carta: ammetto che è molto ambizioso, ma voglio proprio farcela.


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Articolo pubblicato sul n. 45 di Starbene in edicola dal 22 ottobre 2019



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