Mondiali di volley: intervista a Ivan Zaytsev, capitano della nazionale

Capitano della Nazionale azzurra di volley e padre impegnato (e contestato) nella polemica sui vaccini, Ivan Zaytsev si racconta nei suoi nuovi ruoli alla vigilia dei Mondiali



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Credit: Martina Nigrotti


Da talento ribelle del volley a capitano della Nazionale che a Cavalese, in Val di Fiemme (Trentino), si sta preparando per gli imminenti Mondiali. Da idolo delle ragazzine (ma quello lo è ancora, a giudicare da quante gli chiedono selfie e autografi al suo arrivo al palazzetto) a marito e padre responsabile, che non ha esitato a schierarsi a favore dei vaccini con la stessa determinazione con cui si avventa sui palloni decisivi di un match.

Ivan Zaytsev (qui sopra durante l'intervista con la giornalista di Starbene) ha preso una posizione netta che gli è costata lo scorso luglio l’aggressione via social dei “no vax”. Quando glielo ricordiamo, allarga le braccia mentre un’ironica smorfia compare sotto quella che è la cresta più famosa della pallavolo mondiale. «Davvero non mi aspettavo una reazione del genere. Con l’immagine di mia figlia Sienna, sorridente subito dopo l’iniezione contro il meningococco, volevo solo lanciare un messaggio positivo. Quello che possiamo proteggere i nostri bambini e la comunità in cui viviamo. Non siamo isolati e non siamo immuni: i vaccini sono una forma di rispetto verso il prossimo».


Parole importanti, che sembrano venire da un percorso di maturazione rispetto all’Ivan di solo qualche anno fa: confermi?

«In realtà sono cresciuto a pane e rigore. E non poteva essere altrimenti con due genitori russi nonché atleti olimpionici come i miei (madre nuotatrice e padre pallavolista leggendario, ndr). Tuttavia è vero che da ragazzo mi divertivo a rompere quella routine, a essere ribelle nel look come negli atteggiamenti in campo e fuori. Ma il volley prima e la paternità poi mi hanno insegnato a capire il valore della disciplina e le responsabilità richiesta da certi ruoli».


Appunto: descriviti come padre e come capitano degli azzurri...

«Come padre sono più flessibile rispetto ai miei genitori, ma comunque severo (parlo soprattutto di Sasha, che ha 4 anni, perché Sienna ha solo 7 mesi). Sono convinto che imparare a darsi delle regole sia importante per vivere bene in qualsiasi gruppo, dalla famiglia alla squadra. Come capitano, cerco di rappresentare un esempio e di essere un punto di riferimento per gli altri, mettendomi a completa disposizione dei compagni».

«È una soddisfazione quando uno di loro si confida con me, magari anche per questioni extra-gioco: significa che sono riuscito a instaurare un rapporto basato su stima, sincerità e affetto. E per tornare alla questione del “percorso”, sono arrivato alla conclusione che non è un caso se ricopro proprio ora in azzurro questo ruolo così importante. Alla soglia dei 30 anni (li compirà il 2 ottobre, ndr) penso di avere la maturità e l’esperienza per analizzare le situazioni e saper riportare la voce del gruppo nel confronto con il ct Chicco Blengini e con i dirigenti della Federazione».


Nessuna pressione quindi in vista dei Mondiali, per di più giocati proprio in Italia?

«La tensione certo non manca, del resto sarebbe strano il contrario. Ma dopo tanti anni trascorsi a giocare partite importanti ho imparato a gestirla e addirittura a sfruttarla a favore: l’adrenalina è un alleato eccezionale, tira fuori il meglio di me».


Come vi state preparando per l’esordio a Roma con il Giappone il 9 settembre?

«Ogni giorno abbiamo doppio allenamento, per circa 5 ore in totale. La mattina alterniamo pesi in palestra (Ivan solleva 140 kg alla panca, ndr) ed esercizi in piscina. La seduta del pomeriggio si svolge con il pallone e di solito finisce con una partitella in cui diamo l’anima come se stessimo giocandoci l’oro. Ottimo segno».


C’è qualcosa a cui ti costa rinunciare durante la preparazione, magari a tavola?

«A parte il dover stare lontano dalla famiglia, nulla. E maturare come atleta mi ha anche portato a capire che anche l’alimentazione determina il risultato. Perciò ho chiesto un paio di dritte a un nutrizionista: le mie linee-guida sono evitare i latticini e limitare fritti e zuccheri, motivo per cui per esempio a colazione mangio salato».


Se invece è un momento in cui puoi permetterti di sgarrare?

«Sono fortunato: vado matto per il sushi, leggero e sano. Ma nei periodi di relax mi concedo anche una lasagna o un tiramisù, il mio dolce preferito. O mi metto all’opera direttamente: preparo una carbonara al bacio e sono “cintura nera” di barbecue».


Nel tuo futuro cosa vedi?

«A breve termine, cioè subito dopo i Mondiali, un’esperienza esaltante come atleta e come uomo: la nuova avventura nel Modena sotto la guida di Julio Velasco, artefice del Dream Team azzurro negli anni Novanta. È l’ennesimo cambio di club: d’altronde è nella mia indole percorrere strade sconosciute. Anche scoprire è sinonimo di crescere».


LE PARTITE DELL'ITALIA

«Non vedo l’ora che il torneo inizi. Il pubblico sarà il nostro settimo uomo in campo e vogliamo sfruttare questo grande vantaggio», afferma Zaytsev. L’avventura azzurra ai Mondiali (con i match in diretta su Rai 2 e Rai Sport) partirà il 9 settembre contro il Giappone nella splendida cornice del Foro Italico di Roma.

L’Italia disputerà poi le partite successive a Firenze contro Belgio (13 settembre), Argentina (15 settembre), Repubblica Domenicana (16 settembre) e Slovenia (18 settembre).

Se qualificati, Ivan e compagni si trasferiranno a Milano (21-23 settembre), mentre a ospitare la terza e ultima fase del torneo sarà Torino (26-28 settembre), dove si svolgeranno anche semifinali e finali (29 e 30 settembre). La Nazionale è guidata dal ct Chicco Blengini, con cui ha già conquistato due argenti (Coppa del Mondo 2015 e Olimpiadi di Rio 2016) e un bronzo (Europei 2015).


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Articolo pubblicato sul n. 38 di Starbene in edicola dal 4/9/2018



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