E-bike: perché la bici elettrica spopola tra gli sportivi

Dà una mano ad affrontare percorsi molto lunghi e salite impegnative. Ma offre comunque la possibilità di allenarsi intensamente



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Maggio è il mese del Giro d’Italia. Non solo di quello tradizionale: quest’anno, in parallelo, si svolge la prima edizione ufficiale del Giro Elettrico, la corsa con le biciclette a pedalata assistita. Con tanto di tappe, squadre partecipanti e classifica, un modo per far vivere anche ai non professionisti l’esperienza di pedalare nei giorni e lungo le stesse strade dei campioni delle due ruote.

Questo evento dimostra il successo della bici elettrica che, da quando si è imposta sul mercato, ha dimezzato la fatica e raddoppiato i ciclisti. Dimezzato, però, non significa annullato: «Non ti illudere, non ti porta in giro come fosse un motorino», chiarisce Mariano Pettavino, istruttore mtb e guida ciclistica in Val d’Aosta (montblancaventure.it).

«Aiuta, ma non sostituisce la pedalata che, invece, dipende interamente da te, al punto che quando smetti di spingere con le gambe il motore si disattiva e non ti muovi. Però permette di superare alcune difficoltà come il vento contrario, le lunghe distanze o le salite impegnative: ciò che prima era un impedimento, ora è una possibilità».


Oggi la vogliono tutti

Colte le sue potenzialità, gli italiani hanno iniziato a “e-pedalare”. E se qualche anno fa l’e-bike veniva liquidata come mezzo per ciclisti poco in forma, oggi la pedalata assistita è “in fuga”: secondo l’Ancma (l’Associazione nazionale ciclo motociclo e accessori), nel 2018 le vendite di biciclette tradizionali nel nostro Paese hanno subìto un rallentamento del 7,6% rispetto all’anno precedente, compensato però da un incremento di ben il 16,8% delle e-bike, che già nel 2017 avevano avuto una crescita a doppia cifra.

«Numeri significativi, che fotografano la realtà di tutti i giorni: ormai la maggioranza di chi voglia programmare una giornata a pedali chiede la versione assistita», conferma Pettavino. «E se prima erano soprattutto le signore a usarla, magari per seguire il marito, ora l’utenza è generalizzata e trasversale: la vogliono proprio tutti».

I primi modelli, peraltro praticamente sconosciuti, erano per lo più da città e destinati a persone anziane: un mercato estremamente limitato. Tant’è che le aziende, nel tentativo di cercare un nuovo tipo di consumatore, più giovane e attivo, hanno applicato il motore al tipo di bici più diffuso, le mountain bike, in modo da consentire a un maggior numero di appassionati l’accesso a quelle strade sterrate, sentieri e salite off road che prima erano riservate a chi fosse davvero allenato.

Non è stato però amore a prima pedalata: le e-mtb erano viste dai puristi con malcelata sufficienza, ma la versatilità dell’elettrico ha presto conquistato anche i campioni, che hanno iniziato a utilizzarla nelle sessioni di scarico come defaticamento. La diffusione di massa, poi, ha fatto il resto, al punto che la pedalata assistita è stata presto trasferita anche sui modelli da strada, da corsa e da turismo.

Oggi c’è pure la versione per la famiglia, con seggiolini o carrelli per bambini, dotati anche di protezioni antipioggia.


Offre tanti benefici

Questa nuova tendenza ha ricadute positive anche sulla salute pubblica, perché ha allargato a dismisura la platea di chi gode dei benefìci dell’attività aerobica. Un recente studio del Dipartimento di medicina sportiva dell’Università di Basilea, in Svizzera, ha coinvolto 32 persone non allenate e in sovrappeso e ha dimostrato che i risultati dell’allenamento sulla e-bike sono sovrapponibili a quelli del ciclismo tradizionale.

I ricercatori hanno inoltre notato che già nel giro di un mese erano stati raggiunti miglioramenti a livello cardiorespiratorio e i benefici registrati erano addirittura giornalieri. Il professor Arno Schmidt-Trucksaess, tra i promotori dello studio, ha spiegato che chi utilizza la pedalata assistita gode di benefìci in maniera permanente: la pressione sanguigna si regolarizza, il metabolismo dei grassi aumenta, così come il benessere generale.



Come usarla al meglio

La pedalata assistita non è immediata come quella della bici normale.

«Niente di difficoltoso, sia chiaro. Ma le prime volte è opportuno rivolgersi a una guida professionista, che ti aiuta a capire come utilizzare le varie modalità di assistenza (Eco, Tour, Turbo) in modo da evitare di restare senza batteria. E soprattutto ti consiglia cosa fare in discesa, situazione in cui ti è richiesta un po' di tecnica», spiega Mariano Pettavino, istruttore di mtb.

«La e-bike ha una notevole velocità inerziale per via del suo peso, che si aggira sui 20 kg, e richiede prudenza. Si scende tenendo i piedi paralleli al terreno, alzandosi spesso sui pedali e compensando la pendenza con lo spostamento indietro del bacino sulla sella. Devi tenere una velocità che ti dia sempre una sensazione di controllo e sicurezza del mezzo, perciò è importante acquisire una buona confidenza con i freni.

Per modulare la frenata ed evitare che la ruota anteriore si impunti, occorre adeguare la pressione sulla leva alla potenza frenante del disco».

Acquisiti i fondamentali, ti si apre un mondo da esplorare a pedali, anche senza bisogno di un istruttore.


Le salite del giro a portata di tutti

La diffusione delle e-bike ha permesso a tutti di raggiungere i luoghi sacri dei ciclismo, a partire dal Ghisallo, tra i due rami del Lago di Como, dove sorgono il Santuario dedicato alla Madonna dei Ciclisti, voluto da Papa Pio XII nel 1948 e il Museo del Ciclismo. Quest’anno il Giro d’Italia vi transita durante la 15a tappa, il 26 maggio.

Il giorno prima, i corridori affrontano un’altra salita da non perdere con la pedalata assistita: il Colle San Carlo da Morgex, in Val d’Aosta. Un’altra leggenda a due ruote è il Passo dello Stelvio, a cavallo tra Lombardia (partenza da Bormio) e Alto Adige (si sale da Prato allo Stelvio).

Così come le Dolomiti, con un reticolo pressoché infinito di itinerari off road di rifugio in rifugio, a partire dal Sella Ronda, il famoso giro dei Passi Pordoi, Gardena, Sella e Campolongo.


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Articolo pubblicato nel n° 23 di Starbene in edicola dal 21 maggio 2019

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