di Claudio Buono
Complice il caldo, è il momento dell’orticaria. Colpisce soprattutto le donne fra i 35 e i 45 anni e fino a ieri era difficile persino identificarne le possibili cause. «Una nuova classificazione, presentata durate l’ultima edizione del congresso Biological therapies in medicine, ha definito meglio le forme acute e soprattutto quelle croniche, dividendole in “spontanee” (il 70% dei casi) e “inducibili” (30%)», spiega Eustachio Nettis, allergologo e dermatologo dell’Università di Bari. Si tratta di un importante passo avanti nella diagnosi veloce e corretta. Qui trovi le tre forme più diffuse, con l’indicazione dei possibili fattori scatenanti e le strategie terapeutiche migliori, tra cui anche un farmaco nuovissimo per i casi più ostinati.
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SE È EPISODICA
Da cosa può dipendere
«È una reazione allergica a certi farmaci: per esempio gli antinfiammatori a base di acido acetilsalicilico e ketoprofene, gli antipertensivi (ace-inibitori) e gli antibiotici (penicilline e derivati)», spiega Nettis. «Ma ci sono anche alimenti (come crostacei, pesci, formaggi fermentati, pomodori, fragole, pesche, kiwi, cioccolato) e additivi chimici (coloranti, conservanti) che, in soggetti predisposti, possono scatenare una crisi».
Quanto dura
L’attacco può manifestarsi entro 2 ore dall’assunzione della sostanza a rischio e si esaurisce al massimo in 48 ore, ma nei casi più seri può durare un mese, con i pomfi che ricompaiono in diverse aree del corpo.
Come si cura
«Stop ai cibi e ai farmaci che potrebbero essere alla base del problema», raccomanda l’allergologo. «Dato che la reazione è innescata dal rilascio di istamina, la terapia sarà a base di antistaminici da prendere per bocca (fra i più efficaci: rupatadina, bilastina, desloratadina, levocetirizina), che attenuano il prurito e fanno sparire le lesioni (1-2 compresse al giorno per almeno 10 giorni). Nelle forme più serie (quando persino palpebre e labbra si gonfiano, e si ha difficoltà a respirare) vengono usati in associazione anche i cortisonici, come il prednisone (1-2 compresse al giorno per 7-10 giorni). E se all’interruzione della terapia i pomfi non sono scomparsi o compaiono nuovamente, dovrai assumere nuovamente gli antistaminici per un’altra decina di giorni».
SE È SPONTANEA
Da cosa può dipendere
Le sue origini non sono ancora ben chiare. Non è un’allergia, probabilmente è scatenata da un meccanismo autoimmune che induce l’organismo a produrre per errore autoanticorpi. Può comparire all’improvviso, senza stimoli apparenti.
Quanto dura
Purtroppo dovrai abituarti a convivere a lungo con questa forma cronica (da 6 settimane a, mediamente, circa un anno), che finisce per debilitare l’organismo, favorendo disturbi emotivi come ansia e depressione. Per fortuna pomfi e prurito non aggrediscono permanentemente la pelle: compaiono in numero variabile e scompaiono dopo qualche ora, per poi ricomparire in altre zone del corpo la notte successiva o il giorno dopo, o ancora più avanti, concedendoti così un po’ di tregua.
Come si cura
«Il primo approccio terapeutico è con gli antistaminici di seconda generazione (come bilastina, rupatadina, desloratadina, ebastina) i quali, rispetto a quelli che si usano per la forma episodica, hanno il vantaggio di non provocare sonnolenza, e quindi possono essere usati anche per lunghi periodi», assicura il professor Nettis. «Si prende una compressa al giorno, per tutta la durata della malattia. Purtroppo, nel 40-50% dei casi di orticaria spontanea questa cura non è sufficiente, ma oggi esiste un’importante novità che ha già dimostrato la sua grande efficacia proprio quando l’antistaminico non basta. Si tratta di un nuovo farmaco, approvato di recente in Italia: l’omalizumab, un anticorpo monoclonale capace di sopprimere le reazioni cutanee indotte dall’istamina». Bisogna fare 2 iniezioni per via sottocutanea ogni 4 settimane, per un totale di 6 somministrazioni, dopodiché l’orticaria è vinta.
SE È AMBIENTALE
Da cosa può dipendere
Gli allergologi l’hanno classificata come “inducibile”, perché i suoi fattori scatenanti sono stimoli fisici o ambientali, quali il caldo e l’esposizione ai raggi del sole, ma anche l’acqua fredda del mare, gli sforzi eccessivi e lo sfregamento della pelle sugli indumenti. «In quest’ultimo caso il prurito viene spesso sostituito da bruciore, senso di tensione o dolore localizzato», precisa il professor Eustachio Nettis.
Quanto dura
Eliminando lo stimolo fisico, già dopo 24 ore i sintomi cominciano a regredire progressivamente. A volte, però, possono manifestarsi forme particolarmente ostinate che durano mesi o addirittura anni.
Come si cura
Per le forme di lungo corso il medico ti prescriverà, anche in questo caso, degli antistaminici di seconda generazione (1 compressa al giorno, da assumere per tutta la durata della malattia). Ma se la terapia non dovesse dare i risultati sperati nel giro di qualche tempo, la somministrazione del nuovo farmaco omalizumab (sempre con 2 iniezioni per via sottocutanea ogni 4 settimane, per un totale di 6 dosi) potrebbe rivelarsi, anche in questo caso, l’arma decisiva per fermare questi fastidiosi disturbi.
Articolo pubblicato sul n. 28 di Starbene in edicola dal 30/6/2015