Tra pochi giorni mi sottoporrò a un intervento di cataratta. Mi dicono che non ci sarà l’anestes…

Tra pochi giorni mi sottoporrò a un intervento di cataratta. Mi dicono che non ci sarà l’anestesia generale. Sarà allora un intervento doloroso?

La risposta

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Il pensiero di doversi sottoporre a un qualunque intervento chirurgico può generare una comprensibile ansia. Una buona anestesia rende assolutamente indolore l’intervento di cataratta ma, mentre un tempo si usava prevalentemente l’anestesia generale, ben più problematica per il paziente e associata a numerosi possibili effetti collaterali, attualmente si impiega pressoché esclusivamente l’anestesia locale, effettuata mediante instillazione di poche gocce di anestetico nel sacco congiuntivale. L’anestesia generale viene oggi riservata a casi particolari quali pazienti non collaboranti (neonati, bambini, pazienti con problematiche particolari di salute), interventi combinati particolarmente lunghi e complicati oppure a chi ne fa esplicita richiesta. Nei pazienti in età avanzata l’anestesia generale presenta un elevato rischio e deve sempre essere comunque preceduta da approfonditi accertamenti dello stato di salute del soggetto. L’anestesia locale può essere anche effettuata mediante iniezioni effettuate con diverse modalità (retrobulbari, peribulbare e parabulbare). L’anestesia locale, proprio per l’assenza delle suddette possibili complicazioni, ha trovato una rapida diffusione, tanto da essere considerata tecnica ottimale di prima scelta per l’intervento di estrazione di cataratta. Tra i vantaggi dell’anestesia locale bisogna considerare, inoltre, la ridotta preoccupazione del paziente per l’iniezione “nell’occhio”, la persistenza del riflesso dell’ammiccamento, la rapida riabilitazione visiva, le limitate reazioni allergiche e, da non trascurare, anche il risparmio economico e di tempo per la struttura sanitaria. Infine, anche i soggetti con miopia grave, quelli che assumono farmaci anticoagulanti o che sono affetti da gravi malattie (tali da rendere controindicata o problematica l’anestesia di tipo iniettivo) possono utilizzare sempre questo tipo di anestesia. Gli svantaggi della tecnica “locale” sono rappresentati dalla possibilità che il paziente muova gli occhi durante l’intervento e dalla possibile tossicità dei farmaci utilizzati a livello dei tessuti della superficie anteriore dell’occhio. Non tutti i pazienti sono dunque candidabili a questo tipo di anestesia, poiché il soggetto deve essere in grado di collaborare con il chirurgo (sono esclusi i pazienti affetti da sordità grave, demenza, e così via) e deve poter fissare la luce (non lo può fare chi è affetto da disfunzioni della motilità oculare, o degenerazione maculare o elevata densità della cataratta). Di certo il sempre più esteso ricorso alla tecnica bimanuale microchirurgica e la riduzione dei tempi operatori rendono quasi sempre possibile l’intervento in anestesia locale: con la piena collaborazione e disponibilità del paziente a sopportare piccoli fastidi come la luce del microscopio o la sensazione di pressione che può accompagnare alcune manovre chirurgiche, questo tipo di anestesia è sicuramente quello più indicato.

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