Diete dimagranti

Il fenomeno delle diete ha raggiunto dimensioni enormi in tutti i paesi sviluppati: è abbastanza significativo che negli Stati Uniti d’America una donna su quattro dichiari di essere “perennemente a dieta”, ma quali sono i risultati che ottiene? Verosimilmente si tratta di esiti molto scarsi, visto che nella realtà le percentuali di popolazione obesa e […]



Il fenomeno delle diete ha raggiunto dimensioni enormi in tutti i paesi sviluppati: è abbastanza significativo che negli Stati Uniti d’America una donna su quattro dichiari di essere “perennemente a dieta”, ma quali sono i risultati che ottiene?

Verosimilmente si tratta di esiti molto scarsi, visto che nella realtà le percentuali di popolazione obesa e sovrappeso in ogni paese industrializzato hanno ormai assunto le caratteristiche di una vera e propria epidemia. Basti pensare che in Italia sia i bambini sia gli adulti presentano problemi di eccesso di peso in poco meno della metà della popolazione (40% circa), e si capirà come la “cura” sia ancora lontana dal raggiungimento di metodi e di risultati che si possano considerare soddisfacenti.

L’obesità si presenta come un problema di salute cronico piuttosto complesso: ciò significa che per risolverlo occorrono interventi multidisciplinari che solo èquipe specializzate (dal nutrizionista allo psicologo), operanti in sintonia con i medici di famiglia, possono offrire e che non può essere certo trattato superficialmente da chi non possiede le necessarie competenze.


Diet Industry

Nonostante quello che si è appena detto, accade da anni che per ottenere un calo di peso si ricorra a programmi dietetici, anche molto stravaganti, che si affermano per periodi più o meno lunghi con pretese spesso miracolistiche. Tali programmi fanno parte della cosiddetta Diet Industry, cioè della produzione quasi “in serie” di rimedi dimagranti che però non tutelano la salute dei consumatori e non sono mai stati accettati da chi si occupa seriamente di problemi di nutrizione e di aiuto alle persone che devono perdere peso.

Si tratta molto spesso di diete dimagranti assolutamente irrazionali e sbilanciate, che non rispettano il necessario equilibrio tra i diversi nutrienti (carboidrati, proteine, grassi, vitamine, minerali, acqua e fibre) e risultano prive di ogni rigore scientifico; oltre a causare gravi conseguenze per la salute, queste diete sono regolarmente seguite, alla loro sospensione, dal recupero del peso perduto e anzi, nella maggior parte dei casi, dall’aumento del peso recuperato rispetto a quello perso.

La perdita di peso, soprattutto se avviene rapidamente, determina infatti una diminuzione della cosiddetta massa magra, che è il tessuto metabolicamente più attivo: ne consegue una diminuzione del consumo energetico necessario a mantenere in vita l’organismo (metabolismo basale) e l’incapacità di “bruciare” le calorie come avveniva prima dell’inizio della dieta scorretta. La conseguenza è che si ingrassa più facilmente e che, quando si riprende una dieta che magari in precedenza aveva dato soddisfazioni in termini di perdita di peso, il dimagramento diventa più lento.


Sindrome dello yo-yo

La ben nota “sindrome dello yo-yo” (Weight Cycling Sindrome) sta a indicare una condizione nella quale il peso mostra spiccate fluttuazioni in conseguenza di episodi di dimagramento alternati a recuperi del peso, con variazioni della composizione corporea e aumento della massa grassa rispetto a quella magra, rischi di malattia e di mortalità. In queste situazioni compaiono, e non sono meno importanti, anche modifiche del comportamento alimentare, perdite di controllo con conseguente iperalimentazione e alternanza di periodi in cui i soggetti si sottopongono a spiccate restrizioni alimentari con altri in cui predominano le “abbuffate”.

Il trattamento e la prevenzione dell’obesità si basano, di contro, sull’apprendimento di stili di vita salutari e sul cambiamento di abitudini scorrette: sono questi i soli fattori che, grazie alla presenza di valide motivazioni, possono garantire il raggiungimento e, principalmente, il mantenimento per tutta la vita del peso corporeo desiderabile.


Quale peso raggiungere?

Una domanda che prima o poi tutti i soggetti in sovrappeso si pongono è la seguente: qual è l’entità del peso da perdere?

Ebbene, a questo proposito va considerato che l’obiettivo è di raggiungere un peso “ragionevole” che non è il peso ideale proposto da aride tabelle, ovvero il peso idealizzato “di quando ero giovane”, ma è quel peso magari non esageratamente ridotto ma più mantenibile nel tempo, senza fluttuazioni continue.

L’obiettivo iniziale di un trattamento di riduzione del peso è una diminuzione pari al 5-10% del peso iniziale in un periodo di tempo “ragionevole” di circa 6 mesi; da questo risultato derivano significativi benefici per la salute con calo della pressione arteriosa, migliore controllo dei valori della glicemia e dei grassi del sangue (colesterolo, trigliceridi), miglioramento della respirazione, della mobilità e del senso di benessere generale. Spesso il medico curante può perfino ridurre il numero o la posologia dei farmaci assunti per il diabete o l’ipertensione.

Tutti coloro che non riescono a perdere peso o non ne perdono ulteriormente dovrebbero comprendere che evitare l’aumento ponderale è già, di per sé, un obiettivo importante e non così trascurabile.

In questo ambito si possono scontrare le aspettative del paziente con quelle del medico: il primo infatti spera di perdere peso rapidamente (magari in poche settimane), richiede cali di peso irraggiungibili (spesso per motivi estetici o di forma fisica), mentre il medico è più orientato a proporre una perdita più graduale con un approccio che sarà, per tutta la vita, volto al mantenimento del peso e alla riduzione dei rischi per la salute.

I pazienti devono essere consapevoli che l’obesità è un problema cronico e che il peso è regolato da un insieme di fattori, biologici e ambientali, spesso indipendenti dalla volontà (o dalla sua mancanza) di seguire una dieta. È indispensabile conoscere i benefici di una moderata riduzione del peso nel tempo e i rischi che invece conseguono alla sua fluttuazione.

È necessario infine superare i preconcetti e i falsi miti che si sentono raccontare in campo dietologico, e avere le idee chiare in merito al problema delle aspettative inadeguate.

Ugualmente importante è seguire attivamente il medico che ha impostato il proprio trattamento dimagrante, imparare ad analizzare i problemi e sviluppare le abilità necessarie a far fronte a tutte le situazioni (anche, e forse soprattutto, a quelle emotive) che possono rendere difficile il delicato processo di cambiamento di uno stile di vita.


Come strutturare la dieta?

Occorre non dimenticare mai il significato vero del termine dieta, perché se nell’accezione comune essa si identifica con quello di “restrizione” o “dieta dimagrante”, in realtà la parola da cui deriva (il greco antico diaita) significa “stile di vita”, vale a dire il complesso delle abitudini non solo alimentari che caratterizzano la nostra esistenza e servono per vivere bene.

Il controllo degli introiti alimentari e l’incremento del consumo energetico sono indispensabili per ottenere una riduzione del peso corporeo, ma ciò può e deve essere raggiunto senza infliggersi una condanna o sofferenze. Innanzitutto non è necessario ricorrere a cibi particolari, costosi o di complicato reperimento, mentre è utile rispettare le preferenze, i gusti e le effettive possibilità di applicazione delle raccomandazioni dietetiche (per esempio, nei pasti consumati fuori casa).

La distribuzione della razione giornaliera in tre pasti (colazione, pranzo e cena) ed eventualmente la presenza di uno o due spuntini garantiscono il raggiungimento e il mantenimento di un sufficiente senso di sazietà ed evitano la comparsa di pericolose perdite di controllo.

Per ottenere un calo del peso è necessaria una riduzione dell’introduzione calorica quotidiana variabile dalle 300 alle 1000 kcalorie a seconda del livello di obesità di partenza e degli abituali apporti nutrizionali.

Tutte le linee guida redatte dagli studiosi di questa materia, in tema di trattamento dell’eccesso ponderale, concordano sulla ripartizione percentuale che i diversi nutrienti devono avere rispetto all’apporto calorico totale della giornata: i carboidrati devono coprire il 60% delle calorie, i grassi il 25-30% e le proteine la quota restante del 10-15%. L’apporto di acqua e di liquidi dovrebbe essere in quantità pari ad almeno 30 ml per ogni kg di peso corporeo. Per l’assunzione di fibre dietetiche, risorsa importante per il funzionamento e la salute dell’apparato digerente, è necessaria l’assunzione regolare e abbondante di vegetali e di cereali integrali.

Un’alimentazione corretta, oltre che equilibrata, deve essere varia e deve offrire la possibilità di “ruotare” nel corso della settimana i diversi tipi di alimenti, ricorrendo anche alla stagionalità dei prodotti vegetali. [L.R.]