Sempre in cerca di like: cos’è il narcisismo digitale

Nel mondo dei social, il narcisismo digitale diventa una lente deformante: ci spinge a investire tempo ed energie nel costruire un’immagine ideale, finendo per confondere l’essere con l’apparire. Un meccanismo che può minare l’autostima e le relazioni, ma da cui si può uscire recuperando autenticità e consapevolezza di sé



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“Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”. La domanda più famosa delle fiabe risuona oggi in una forma nuova, tradotta nel linguaggio dei social network. Non la pronunciamo più ad alta voce, ma la ripetiamo silenziosamente ogni volta che controlliamo un like, aggiorniamo una storia o scorriamo il profilo di qualcun altro.

Lo specchio contemporaneo non ha cornici dorate: è uno schermo retroilluminato che misura la nostra visibilità, traduce l’autostima in numeri e trasforma l’attenzione in una valuta sociale. Il riflesso che ci restituisce non mostra soltanto chi siamo, ma anche chi vorremmo essere.

«Il narcisismo digitale nasce proprio da questa tensione continua tra immagine e conferma, tra il desiderio di apparire e la paura di non essere abbastanza», spiega la professoressa Antonella Somma, associata di Psicologia Clinica alla Facoltà di Psicologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. «Non cerchiamo più soltanto di piacere, ma di essere visti, riconosciuti, accettati. In un mondo in cui l’esistenza coincide con la visibilità, mostrarsi è diventato il nuovo modo di esserci».

Cos'è il narcisismo digitale

Di per sé, il narcisismo non è un fenomeno nuovo: si tratta di un tema ampiamente studiato nella letteratura psicologica e clinica. «Tuttavia negli ultimi decenni l’interesse verso questo aspetto della personalità è cresciuto enormemente, anche perché i social network ne hanno offerto una nuova forma di espressione», evidenzia l’esperta.

Non è del tutto corretto dire che i social network “creano” il narcisismo. Piuttosto, offrono un mezzo che amplifica e rende visibile una tendenza già presente nella persona. «Chi ha una predisposizione al narcisismo trova nello spazio digitale un terreno fertile per manifestare i propri tratti: la ricerca di approvazione, il bisogno di ammirazione, la costruzione di un’immagine ideale», dice la professoressa Somma.

Il mondo digitale offre, infatti, un potere che nella vita reale è molto più limitato: il controllo dell'immagine di sé. Attraverso i social network possiamo scegliere cosa pubblicare, quando farlo, come presentarci e quanta enfasi dare a una foto o a un momento della nostra vita. «È un ambiente in cui ciascuno può selezionare e modellare la propria immagine per mostrarla “al meglio”, costruendo una versione di sé ben curata e, spesso, idealizzata», ammette l’esperta.

Tuttavia è importante distinguere tra orgoglio e narcisismo. Pubblicare la foto di un traguardo sportivo o lavorativo, di cui si è giustamente fieri, non significa essere narcisisti. Il narcisismo emerge quando la percezione di sé diventa grandiosa ed esasperata: in tal caso, la condivisione non ha come scopo principale la comunicazione o la partecipazione, ma la ricerca di conferme e complimenti. L’obiettivo non è “mostrare ciò che sono”, ma “ottenere che gli altri mi vedano e mi riconoscano come speciale”.

Il web, con la sua capacità di amplificare, filtrare e controllare ogni dettaglio, diventa così il palcoscenico perfetto per mettere in scena un'identità costruita ad hoc, un riflesso digitale che non sempre coincide con la realtà, ma che risponde al bisogno, profondamente umano, di essere visti e ammirati.

Quali sono le cause del narcisismo digitale

Alla base del narcisismo c’è il bisogno di ottenere conferme esterne per sostenere la propria autostima. L’obiettivo, spesso inconsapevole, è quello di apparire agli altri come si vorrebbe essere, più che come si è realmente. «È come se ogni giorno dovessimo mostrare qualcosa che ci aiuti a mantenere viva una visione grandiosa di noi stessi, pur sapendo che non è del tutto reale», evidenzia la professoressa Somma. «È una condizione molto faticosa, perché il senso del proprio valore non nasce da dentro, ma dipende costantemente dallo sguardo e dal giudizio altrui».

Ma da dove nasce questa tendenza? Come per tutte le caratteristiche di personalità, non esiste una causa unica. Il narcisismo è il risultato di una combinazione di fattori disposizionali e ambientali. Alcune persone, per predisposizione, sviluppano una maggiore sensibilità al giudizio degli altri; altre crescono in contesti familiari in cui l’approvazione e l’ammirazione sono centrali per sentirsi accettati.

Il narcisismo, dunque, si costruisce nel tempo. Si sviluppa durante l'infanzia e l'adolescenza, quando la persona inizia a definire la propria individualità, e poi tende a stabilizzarsi nel tempo, diventando parte del modo con cui l’individuo percepisce se stesso e si relaziona agli altri.

Quanto alle origini più specifiche, la letteratura scientifica non offre una risposta univoca. In passato si tendeva ad attribuire il narcisismo a esperienze di deprivazione affettiva, ovvero a una mancanza di riconoscimento autentico del proprio valore durante l’infanzia. Studi più recenti, invece, suggeriscono che possa derivare anche dal processo opposto: un’eccessiva idealizzazione o esaltazione da parte dei genitori, che restituisce al bambino un’immagine di sé grandiosa, ma poco realistica. «In entrambi i casi si crea uno scarto tra come ci si sente e come si vorrebbe apparire o come si è visti, un disallineamento che può diventare fonte di insicurezza e di continua ricerca di approvazione», sottolinea l’esperta.

Quali sono le conseguenze del narcisismo digitale

Il narcisismo digitale può diventare problematico, innanzitutto per chi lo vive. Dietro l’immagine sicura e brillante che spesso si mostra online, si nasconde una condizione di fragilità e insoddisfazione cronica. Se l’autostima dipende costantemente dal giudizio altrui, ogni mancanza di riconoscimento – un post ignorato, un commento mancato, un calo di attenzione – può trasformarsi in un piccolo fallimento personale.

«Si finisce per vivere in una continua attesa di conferme», spiega la professoressa Somma. Tuttavia le conseguenze non riguardano solo la persona narcisista: «In alcuni casi, il bisogno di approvazione può spingere a utilizzare l’altro come mezzo per ottenere riconoscimento. Ma quando l’altro diventa indispensabile per definire il mio valore, è facile che venga trattato come uno strumento, più che come un interlocutore».

Questo porta a relazioni squilibrate, spesso prive di reciprocità, dove l’attenzione è centrata sui propri bisogni e sul proprio bisogno di apparire. Ne derivano comportamenti di egocentrismo, indifferenza verso le esigenze altrui e un senso di superiorità che può rendere difficile instaurare legami autentici e stabili.

Si perde anche tempo

Il narcisismo digitale influisce anche sul tempo che si trascorre online. Numerose ricerche mostrano, infatti, che le persone con tratti narcisistici elevati tendono a passare più ore sui social network e a interagire più frequentemente con i contenuti.

Non si tratta più di un utilizzo “normale”, legato al bisogno di comunicare o informarsi, ma di una vera e propria dipendenza digitale, dove gran parte della giornata è assorbita dalla necessità di pubblicare, controllare, interagire e ricevere approvazione.

Per esempio, uno studio pubblicato nel 2018 su The Open Psychology Journal ha dimostrato l’esistenza di una correlazione tra la frequenza di utilizzo dei social media e i tratti narcisistici di personalità. I ricercatori hanno osservato 74 giovani tra i 18 e i 34 anni per quattro mesi, monitorando il tempo trascorso su piattaforme come Facebook, Instagram, Twitter e Snapchat. In media, gli utenti utilizzavano i social per circa tre ore al giorno, con picchi fino a otto ore, e due terzi dei partecipanti postavano regolarmente selfie.

Questi e altri studi suggeriscono che i social funzionano come moltiplicatori del desiderio di essere al centro dell’attenzione, soprattutto perché si basano su un linguaggio visivo immediato e comparativo. Ma l’uso eccessivo può avere conseguenze negative: perdita di tempo, calo della qualità del sonno, peggioramento delle relazioni reali, isolamento sociale, riduzione dell’attività fisica, aumento di ansia e depressione.

Narcisismo digitale: che cosa si può fare

Affrontare il narcisismo digitale non è semplice, anche perché spesso chi ne è coinvolto non ne è pienamente consapevole. L’immagine costruita online può diventare così centrale da non essere più percepita come un artificio, ma come una parte reale e imprescindibile della propria identità.

Tuttavia, qualcosa si può fare. Sul piano individuale, il primo passo è riconoscere il disagio. Vivere costantemente alla ricerca di conferme esterne, sentirsi frustrati o irritati quando un post non riceve abbastanza attenzioni o provare ansia durante un “silenzio digitale” sono segnali che meritano ascolto. In questi casi, può essere utile intraprendere un percorso psicologico o psicoterapeutico, scegliendo l’approccio più adatto alla natura del problema.

La terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, si rivela efficace quando l’uso dei social assume i contorni di una dipendenza comportamentale. L’intervento si concentra su aspetti pratici: la gestione del tempo online, la consapevolezza delle proprie abitudini digitali e la costruzione di strategie alternative per regolare le emozioni. È un percorso generalmente a tempo limitato, che aiuta a ristabilire un equilibrio nella quotidianità senza necessariamente affrontare subito le caratteristiche di personalità più profonde.

Diverso è il caso di chi presenta caratteristiche narcisistiche più marcate. In queste situazioni il lavoro terapeutico mira a esplorare le radici del bisogno costante di approvazione, talvolta legate a esperienze precoci di svalutazione, insicurezza o mancanza di riconoscimento. La psicoterapia, in questo senso, favorisce un processo graduale ma solido di ricostruzione della capacità di regolare l’autostima e di rafforzamento della regolazione emotiva: imparare, cioè, a non dipendere più dallo sguardo dell’altro per sentirsi “a posto con sé stessi”.

Anche chi vive accanto a un “narcisista digitale” può avere un ruolo importante. Un familiare o un amico, con tatto e sensibilità, possono far notare comportamenti eccessivi, come il tempo trascorso online o le reazioni sproporzionate a un commento oppure a un like negativo. È fondamentale, però, evitare il giudizio o la critica diretta: l’obiettivo non è accusare, ma favorire una presa di consapevolezza e, se necessario, incoraggiare la ricerca di un supporto professionale.

«Il problema centrale del narcisismo è la difficoltà di regolare da soli la propria autostima», conclude la professoressa Somma. «Chi vive costantemente in cerca di approvazione esterna non riesce a darsi da sé la sensazione di valore e accettazione; ogni critica o mancanza di attenzione viene vissuta come una ferita personale. L’obiettivo del percorso terapeutico è proprio ricostruire questa capacità, imparando a tollerare le imperfezioni, i fallimenti e persino il silenzio, che nel mondo digitale possono sembrare insostenibili».

Ritrovare un equilibrio non è un processo immediato, ma è possibile. Lavorare su di sé significa non solo migliorare la qualità della propria vita, ma anche quella di chi ci sta accanto. Perché quando non si ha più bisogno di essere “visti” per sentirsi vivi, si torna finalmente a vivere davvero.


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