C’è un filosofo in ognuno di noi: impariamo a tirarlo fuori

Ragionare ogni giorno su ciò che ci succede attorno ci aiuta a essere più sicuri, resilienti e calmi. Come spiega un nuovo manuale



216373

Sfatiamo un mito: l’accoppiata filosofia e vita quotidiana non riguarda solo alcune menti eccelse, ma ciascuno di noi. Filosofare, infatti, è un’attività naturale come mangiare, camminare, dormire. Coincide con l’esercizio del pensiero razionale, il quale è continuo, persistente e determinante.

«La nostra essenza è il pensare, sicché si può dire che “esistendo, penso”», chiarisce Simonetta Tassinari, docente, divulgatrice e autrice del manuale
Il filosofo che c’è in te. I superpoteri della filosofia nella vita quotidiana (Urra Feltrinelli, 15 €). «Tutti noi applichiamo inconsapevolmente un minimo di filosofia mentre siamo indaffarati nella vita quotidiana. Con il nostro modo di essere e i nostri gesti, che derivano da pensieri e motivazioni, esprimiamo posizioni filosofiche esatte e precise,  che dicono molto su di noi, ci consentono di dare una certa coerenza ai nostri atti e di riconoscerci in essi».



Non più per caso, ma per scelta

Ma cosa succederebbe se smettessimo d’essere “filosofi inconsapevoli” e iniziassimo a riconoscere, affinare e potenziare la nostra filosofia personale, praticandola poi in modo intenzionale e costante? Secondo Simonetta Tassinari ne guadagneremmo in felicità e serenità, perché potremmo:

- organizzare meglio la mente per affrontare i problemi in modo cosciente e autonomo;

- accrescere il nostro potere di resistenza e la fiducia nelle nostre forze;

- acquistare la capacità di adattarci ai fatti e agli eventi e di interpretarli rettamente;

- comprendere il nostro vissuto e ottenere uno stato mentale di calma e sicurezza.


I passi da fare

Per prima cosa, disinseriamo il “pilota automatico” e iniziamo a ponderare quello che sentiamo e che capita a noi e attorno a noi. Aiuta molto ragionare a voce alta e per iscritto, così come cercare ispirazione e sostegno nelle opere dei filosofi “di professione” del passato e del presente.

«Non solo: avvaliamoci anche di tutto quel che è stato prodotto dalla mente e dal cuore degli uomini: poesie, romanzi, testi sacri, articoli di diritto, cultura e società tratti da giornali e siti web», invita la professoressa.

«Ci aiuteranno a sentirci meno soli e confusi, mostrandoci la moltitudine dei percorsi che potremo assumere. E non dimentichiamoci che si filosofa guardando un film, una commedia, ogni tipo di fiction o di inchiesta giornalistica e ragionandoci sopra, domandandosi quale tipo di scelta mentale ne è all’origine».



4 domande per riflettere

A questo punto sperimentiamo il ragionamento filosofico seguendo gli spunti dell’autrice relativi a quattro interrogativi.

  • Va combattuto il senso di fallimento?

Questa sensazione non si presenta solo perché constatiamo di aver mancato uno o più obiettivi, ma soprattutto perché ci confrontiamo con altri che, invece, li hanno centrati. Il paragone è inevitabile e parte del nostro essere umani, però possiamo smorzarne gli effetti migliorando la conoscenza di noi stessi e la sicurezza nelle nostre capacità.

Spesso, poi, la delusione per qualcosa che va storto è così grande da farci dimenticare i successi ottenuti, quindi ci sentiamo dei perdenti anche se non è vero: proviamo a fare un bilancio a mente fredda e lo capiremo. Teniamo presente, infine, che l’insuccesso è un esito sempre possibile, connaturato al vivere e all’agire, ma non è mai definitivo, inarrestabile e permanente. E dagli errori si impara, quindi ben vengano!

  • L’invidia è sempre un male?

Anche l’invidia è naturale: nessuno ne è immune, al limite si manifesta in modo più o meno intenso. Nonostante questo, è considerata qualcosa di brutto, di cui vergognarsi. Da bravi filosofi, non dobbiamo negarla: ammettiamo invece di provarla e analizziamola.

Scopriremo che i suoi oggetti sono in genere persone vicine o simili a noi e che è uno stato mentale sul quale possiamo agire: potremmo vederla come un carburante che ci (ri)mette in moto, spingendoci a migliorarci. Già, perché se davvero qualcuno è migliore di noi, fantasticare sulla sua rovina non ci dà benessere. Ma carpire e copiare i “segreti” del suo successo probabilmente sì.

  • Come capire qual è la scelta più giusta?

Rifacendoci al precetto del “giusto mezzo” proposto da Aristotele 23 secoli fa, la scelta più giusta è quella che sta a uguale distanza dall’eccesso e dal difetto. Cioè quella che ci allontana dalle opzioni estreme, che sono di per sé sbagliate.

Non riusciamo a individuare questa sana via di mezzo? Come dice il filosofo greco, preferiamo quella che corrisponde al “male minore”: non sarà totalmente soddisfacente, ma almeno produrrà meno danni possibili.

  • Esiste il destino?

Tutti abbiamo avuto la sensazione che esista una forza soprannaturale contro la quale nulla si può. È però impossibile dimostrare la sua esistenza, così come escluderla del tutto.

In fondo, è meglio così: se fossimo sicuri che il destino esiste, rischieremmo di diventare fatalisti, di lasciarci andare. E poi vorremmo sapere qual è il nostro, che cosa ci aspetta, come e quando. Finendo ineluttabilmente per rovinarci la vita.




Fai la tua domanda ai nostri esperti

Articolo pubblicato sul n. 31 di Starbene in edicola dal 16 luglio 2019

Leggi anche

ChiRunning: cos'è e come funziona

Il ritorno della filosofia. Perché questa disciplina ci fa stare bene

7 cose da fare al mattino presto per essere felici