Digital detox in famiglia: consigli per limitare l’uso dello smartphone a casa
La scelta di limitare i cellulari in classe apre un dibattito più ampio sulle abitudini digitali da adottare anche in famiglia. La coach Alessandra Bitelli suggerisce alcune dritte detox, semplici da applicare nella vita di tutti i giorni e valide per genitori e figli
L’anno scolastico, anche per i ragazzi delle superiori, è cominciato all’insegna dello stop agli smartphone. Con una circolare, il Ministero dell’Istruzione e del merito ha infatti reso noto il divieto di utilizzo del telefono cellulare durante lo svolgimento dell’attività didattica e, più in generale, in orario scolastico.
Gli effetti negativi dell'uso eccessivo di smarphone
Tale intervento - si legge nella circolare del Ministero - appare ormai improcrastinabile alla luce degli effetti negativi, ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica, che un uso eccessivo o non corretto dello smartphone può produrre sulla salute e il benessere degli adolescenti oltre che sulle loro prestazioni scolastiche.
Sono, infatti, sempre più numerosi gli studi sul tema. Tra questi, una ricerca dell'Ocse condotta nel 2024, From decline to revival: Policies to unlock human capital and productivity, i cui risultati hanno messo in evidenza gli effetti negativi dell’uso di smartphone e social media sul rendimento scolastico.
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità, in base ai risultati del Rapporto A focus on adolescent social media use and gaming in Europe, central Asia and Canada (2024), ha messo in luce come l’uso problematico dei social media tra gli adolescenti abbia subito un notevole incremento, con la diffusione di fenomeni di dipendenza quali l’incapacità di controllare l’uso degli smartphone, sintomi da astinenza e il trascurare altre attività con conseguenze negative sulla vita quotidiana.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, inoltre, tra le dipendenze comportamentali, l’uso problematico dello smartphone colpisce oltre il 25% degli adolescenti, con effetti negativi su sonno, concentrazione e relazioni. Mentre il Rapporto Istisan 23-253, evidenzia che, nella fascia di età compresa tra i 14 e i 17 anni, la dipendenza dai social media è associata a un peggiore rendimento scolastico rispetto a chi non ne è dipendente.
Limitare gli smartphone anche a casa
La scelta di limitare l’uso dei cellulari in classe però apre - o dovrebbe aprire - un dibattito più ampio su quelle che sono le abitudini digitali di tutti, genitori compresi che spesso sono i primi a non dare un buon esempio in casa.
«Quando si toglie un oggetto così presente come il cellulare non basta pensare al divieto. È un’occasione per stimolare l’attenzione, ritrovare spazi di dialogo reale, chiedere coerenza agli adulti che devono essere i primi a dare l’esempio», spiega infatti Alessandra Bitelli, coach e autrice de Il primo romanzo utile del coaching.
«La scuola apre la strada ma la sfida riguarda tutti noi, dentro e fuori le aule».
I ragazzi imparano da ciò che fanno i genitori
Per questo la novità introdotta quest’anno alle superiori dovrebbe coinvolgere anche le famiglie. «Se i ragazzi lasciano il cellulare in tasca a scuola, ma a casa i genitori sono sempre connessi, il messaggio si svuota», fa notare l’esperta. «È qui che serve un’alleanza educativa: la scelta della scuola diventa credibile e incisiva solo se i genitori la sostengono, trasformandola in un impegno condiviso».
Non bisogna infatti dimenticare che i ragazzi imparano da ciò che i genitori fanno, più che da quello che dicono: ecco perché la coerenza è fondamentale anche nell’ambito dell’educazione digitale.
«È importante che le famiglie non si fermino al sostegno formale della regola scolastica ma la estendano nella quotidianità domestica, con momenti liberi da dispositivi, spazi dedicati alla conversazione e piccole pratiche di riscoperta del contatto con la realtà che coinvolgano tutti. Solo così la misura adottata a scuola diventa un percorso concreto e duraturo».
No al divieto, sì alle scelte condivise
Se la regola vale solo a scuola o solo per i figli, il rischio è invece quello che venga vissuta solo come un’imposizione.
«Il detox digitale non può essere un esercizio individuale perché rischia di diventare una rinuncia a senso unico. Se i genitori continuano a controllare il telefono mentre chiedono ai figli di metterlo via, il messaggio si indebolisce», sottolinea Bitelli.
«Coinvolgere tutta la famiglia significa invece costruire un patto reciproco, in cui gli adulti diventano modelli credibili. Solo così il cambiamento smette di essere percepito come un divieto e si trasforma in una scelta condivisa che apre la strada a nuove abitudini quotidiane, semplici da adottare e capaci di migliorare il benessere di tutti».
Digital detox formato famiglia: le strategie utili
Da dove partire? Ecco alcune buone abitudini suggerite da Alessandra Bitelli per un digital detox formato famiglia.
• Mai cellulari a tavola. La tavola diventa il primo laboratorio di educazione digitale. È proprio da qui che bisogna allora partire, lasciando lo smartphone lontano. «Togliere i telefoni durante i pasti favorisce conversazioni più ricche, riduce le interruzioni e crea un piccolo rito quotidiano che dà priorità alle relazioni. Migliora anche l’ascolto reciproco e abbassa la tensione sui “controlli” perché la norma vale per tutti allo stesso modo, adulti compresi», sottolinea l’esperta.
• Niente smartphone al risveglio o prima di dormire. Per moltissimi la giornata comincia e finisce scrollando lo smartphone mentre invece il digital detox dovrebbe riguardare soprattutto questi momenti. «Senza schermi nell’ora dopo il risveglio e nell’ora prima di dormire si protegge l’avvio e la chiusura della giornata. Al mattino si evita la cascata di stimoli che frammenta l’attenzione e si imposta un ritmo più intenzionale. La sera si facilita il sonno perché si riduce l’iperattivazione mentale e si preserva il ritmo naturale di riposo. È una micro-routine che migliora concentrazione, umore e qualità del recupero».
• Istituire una serata offline. Un’altra pratica utile da adottare in famiglia? Istituire una sera a settimana offline. «Questo permette di spezzare l’automatismo del “sempre connessi”, rende naturali attività alternative e costruisce memoria familiare di esperienze positive. Funziona meglio se sono i ragazzi a proporre parte del programma, così aumenta il senso di autonomia e di responsabilità».
• Impostare confini di benessere. Anche stabilire dei confini a livello di spazio può aiutare. «No smartphone in camera da letto e negli spazi di riposo significa confini chiari tra luoghi della relazione digitale e luoghi del sonno e dello studio. Riduce l’uso compulsivo notturno, limita le distrazioni mentre si studia e migliora privacy e sicurezza». Una dritta utile per favorire questa abitudine? Ricaricare i dispositivi in uno spazio comune.
• Sì ad attività offline. Infine, mai dimenticare l’importanza di inserire nella routine quotidiana attività che esulino dal digitale. «Che sia sport, lettura, musica o manualità, la scelta regolare di un impegno “attivo” rinforza motivazione, autostima e senso di competenza. Meglio fissare micro-obiettivi settimanali così i progressi sono visibili e gratificanti» - suggerisce Bitelli, che punta l’attenzione sulle opportunità preziose ma spesso sottovalutate di praticare un po’ di sano digital detox.
«La riduzione dell’uso dello smartphone apre tempo ed energie nuove. Ore che possono essere impiegate per leggere, praticare sport, coltivare passioni o semplicemente annoiarsi un po’. È un’occasione per riscoprire attività che stimolano la creatività, il pensiero critico e le relazioni reali, spesso sacrificate dalle continue notifiche e dall’iperconnessione».
Fai la tua domanda ai nosti esperti