di Cinzia Testa
Si allunga sempre più l’elenco dei danni causati dallo smog sulla salute. Ora una ricerca ha dimostrato che è implicato anche nello sviluppo dell’Alzheimer, pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of the national academy of sciences e firmata dalla Lancaster University.
Gli studiosi hanno analizzato il tessuto cerebrale di 37 persone, in parte provenienti da Città del Messico, e in parte da Manchester, città molto inquinate. Fra queste, diverse persone erano morte per patologie neurodegenerative. Tutti presentavano grandi quantità di nano-particelle di ossido di ferro, una delle sostanze che compongono in particolare gli inquinanti emessi dai tubi di scarico delle auto.
«Insomma, i veleni delle città riescono ad arrivare anche al cervello e possono rappresentare una delle cause dell’Alzheimer, quando c’è la predisposizione alla malattia», spiega Sandro Iannaccone, primario di riabilitazione specialistica – disturbi neurologici, cognitivi e motori, ospedale San Raffele di Milano.
CHE COSA RIVELA IL NUOVO STUDIO
«Già altri studi avevano evidenziato che gli inquinanti riescono a oltrepassare la barriera encefalica e penetrare all’interno del cervello. In questo, studio, però viene dato rilievo all’azione negativa dell’ossido di ferro», continua il nostro esperto.
L’ossido di ferro ha una caratteristica particolare. È in grado, infatti, di stimolare un’esagerata produzione di radicali liberi, sostanze con un’azione tossica. Secondo le ultime teorie, i radicali liberi sarebbero tra i responsabili del danno cerebrale.
Concorrerebbero, infatti, alla formazione nel tessuto cerebrale delle cosiddette placche amiloidi, formate da particolari proteine, chiamate per l’appunto amiloidi. Questa condizione porta man mano a una perdita di neuroni nelle aree cerebrali vitali della memoria, della capacità di pensiero e del linguaggio e allo scatenamento della malattia.
DOBBIAMO PREOCCUPARCI SE VIVIAMO IN CITTA?
«Chi vive in città non deve agitarsi per questa scoperta. Non sarebbe più vita», commenta l’esperto. «Trasferirsi in campagna, poi, non mette al riparo dall’Alzheimer, se si ha la predisposizione a sviluppare la malattia. È più importante, invece, mettere in atto le regole di stile di vita che hanno un’azione positiva, documentata dalle ricerche».
Sono tre i fattori che aiutano a combattere l’insorgere della malattia. Eccoli:
Seguire la dieta mediterranea, perché protegge il cervello dai danni da malattie cardiovascolari.
Camminare 1 ora al giorno, perché si attiva la corretta circolazione e una migliore irrorazione del tessuto cerebrale.
Avere un’intensa attività intellettuale. «Le ricerche dicono che in chi tiene costantemente in esercizio il cervello, si crea una sorta di “cervello di scorta”», dice il dottor Iannaccone «che si attiva se ci si ammala di Alzheimer, per controbilanciare le perdite neuronali».
QUANTO CONTA LO STILE DI VITA
Le medesime regole valgono, fra l’altro, anche per difendere in generale l’organismo dall’inquinamento. «Le sostanze contenute nello smog, infatti, e specialmente il particolato fine, sono la causa di un pericoloso processo infiammatorio nei polmoni e nel sistema circolatorio e uno stile di vita sano si è rivelato efficace per contrastarli», interviene Alberico Catapano, Presidente della Società europea per lo studio dell’aterosclerosi.
Alla lunga, infatti, in chi non interviene con abitudini di vita salutari, l’esposizione alle polveri sottili provoca un inspessimento della carotide, quindi l’arteriosclerosi, e la formazione di placche aterosclerotiche. Non solo. Da alcuni studi, ancora da approfondire, l’inquinamento peggiorerebbe la capacità di vasodilatazione delle arterie, altro fattore che può predisporre alla formazione delle placche».
settembre 2016
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