K-beauty, i segreti della cosmesi coreana
Bava di lumaca, ginseng, alghe… sono alcuni degli ingredienti star della cosmetica coreana, un universo variegato e innovativo tutto da scoprire. Pronta a inserirli nella tua routine di bellezza?

di Ilaria Perrotta
Sfatiamo subito un mito: il più grande equivoco sulla K-beauty, di cui ormai si parla da anni, è la famosa skincare in 10 (o più) passaggi. Ecco, in Corea non esiste. Piuttosto, in megalopoli come la capitale sudcoreana Seul, le principali preoccupazioni sono l’impatto dell’inquinamento, le condizioni meteorologiche estreme e lo stress. Pertanto, si dà priorità a una cura della pelle delicata, lenitiva e che non sia irritante mentre i trattamenti più intensi tendono a essere lasciati ai dermatologi.
L’attenzione agli ingredienti è fondamentale. «Il focus della cosmesi coreana è assolutamente la pelle. Persino il trucco si concentra sull’attenzione alla base prima di tutto, e in seconda battuta su occhi e labbra», affermano Rachel Kim e Dania Baik, rispettivamente Marketing Team General Manager e Make-up artist del brand Cocory, uno dei tantissimi presenti in Corea che forniscono servizi di bellezza completi. Si va dall'analisi dell’incarnato a tutto ciò che può portare alla versione migliore di sé.
L'influenza della Corea nella cosmesi e non solo
Il mondo della cosmesi della Corea, la cui onda travolge le beautyhaolic dal 2010 (la famosa hallyu), è un fenomeno in perenne rilancio che, secondo gli esperti, continuerà a crescere. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un suo ulteriore boom. Il trend è nato con le maschere, i patch e la doppia detersione ma ora, grazie ai social, alle band K-pop che impazzano a ogni latitudine e a Netflix che lancia sempre più K-drama, sono tutti addicted della Corea.
Le ragazze che seguono le influencer di TikTok conoscono tutti gli attivi dei prodotti più richiesti. Tra i brand che vanno per la maggiore, insieme a Laneige, Innisfree, Skin1004 e Some By Mi, c’è il viralissimo Beauty of Joseon che utilizza gli ingredienti della medicina tradizionale della regione come riso e ginseng. La forza della K-Beauty, del resto, è la ricerca di formule e principi delicati per la cute.
«Oggi l’industria cosmetica coreana si dirige sempre più verso soluzioni vegan, cioè non di origine animale», spiega Choi Yeon Jae, che lavora per il Korea Institute of Cosmetics Industry. Oltre l’estetica, c’è molto di più.
Ingredienti naturali e performanti
La Corea del Sud, secondo la piattaforma di dati Statista, è uno dei primi 10 mercati mondiali della bellezza. Euromonitor lo indica come l’ottavo dei cosmetici e della cura personale, con 12,81 miliardi di dollari. Numeri in continua crescita, grazie a innovazioni leader del settore e alla definizione di tendenze a livello globale.
In Italia si moltiplicano i punti vendita, dalla Rinascente di Roma e Milano fino a Ovs e sempre più profumerie che propongono megacorner di prodotti made in Korea, mentre shop come Miin Cosmetics e Yepoda proliferano. Senza contare la scelta vastissima di e-commerce. In particolare, è dei suoi ingredienti che si parla molto quest’anno, soprattutto quelli semplici e naturali tipici della tradizione coreana, con focus su processi di estrazione sostenibili e tecnologie verdi.
«La K-beauty, spinta da una costante domanda interna e mondiale di eccellenza, è continuamente alla ricerca di attivi sempre più performanti per mantenere la pelle giovane, luminosa e piena di idratazione. Molti ingredienti sono stati proprio scoperti dalla cosmesi coreana come l’ormai famosissima bava di lumaca o i probiotici», afferma Ilaria Toscano, esperta di bellezza coreana e founder di The Kbeauty, shop online italiano di skincare korean green.
«Altri sono stati fatti conoscere al mondo come la centella asiatica o il konjac. Un primato è anche quello dell’utilizzo di alghe per sfiammare, proteggere, e idratare, come la laminaria japonica».
I segreti della K-beauty: green ma tech
In alcuni casi, alla natura, la cosmesi coreana ha aggiunto la tecnologia. «Ne è esempio la camelia japonica coltivata sull’Isola di Jeju e incapsulata nei liposomi. O ancora l’utilizzo degli GF Grow Factor, fattori di crescita e rinnovamento cellulare di cui esistono varie tipologie: FGF, EGF, TGF e IGF. Sigle strane per noi occidentali, ma alla fine i prodotti che li contengono funzionano davvero», continua Toscano. In Corea anche il più banale acido ialuronico viene ingegnerizzato per performare al meglio, e inserito persino nei detergenti.
«I principi attivi sono sempre più puliti e naturali, vegani e provenienti da coltivazioni eco-sostenibili anche per venire incontro alle esigenze di Millennial e Gen Z, oltre che di tipologie di pelle sempre più sensibilizzata. Ecco, allora, che si spiega il successo del bakuchiol, considerato il retinolo vegetale, della centella asiatica fermentata con lattobacilli, ceramidi, peptidi e del collagene vegano estratto dalle carote. E che dire del retinal? Si tratta di un attivo più potente dell’acido retinoico ma molto più delicato. Rimanendo sugli acidi, il tranexamico si vede sempre più spesso nelle formule delle linee illuminanti e uniformanti».
Infine, anche l’attenzione al cuoio capelluto è massima in Corea: «Per la cute grassa si utilizza il fagiolo azuki purificante e il neem astringente, mentre per quella secca la quinoa e l’olio di pracaxi, ingredienti estremamente nutrienti». Se volete rinnovare il beauty-case, dunque, occhio all’Inci prima di acquistare un cosmetico: anche se non Made in Corea, non si sbaglia a puntare su questi K-ingredienti.
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