Autoabbronzanti: cosa sono, come si usano, come sceglierli
Un’abbronzatura su misura, senza sole né rischi. Gli autoabbronzanti agiscono in superficie, regalando un colorito dorato grazie a una reazione naturale tra zuccheri e proteine cutanee. Una soluzione cosmetica sempre più evoluta, che consente di ottenere l’effetto “pelle da vacanza” senza compromettere la salute
Estate. C’è chi la vive come una colonna sonora da ballare a piedi nudi sulla sabbia, chi la gusta in un cocktail ghiacciato condiviso con gli amici. Ma per molti, l’estate è soprattutto un colore: quel tono ambrato che accende la pelle e restituisce allo specchio un’immagine più fresca e riposata. Peccato che conquistare l’abbronzatura perfetta non sia affatto semplice. Le vacanze durano poco e, cosa ben più importante, l’esposizione prolungata al sole può trasformarsi in un pericolo concreto per la salute della pelle. E allora, come ottenere un “effetto vacanza” senza dover passare troppe ore stesi al sole?
La risposta arriva da un alleato silenzioso ma efficacissimo: l’autoabbronzante, un prodotto cosmetico che conferisce alla pelle un aspetto abbronzato senza attivare la produzione di melanina né richiedere l’esposizione ai raggi UV. Creme, lozioni, gel o spray: le formulazioni disponibili sono molteplici, ma il principio chimico su cui si basano è lo stesso.
Cosa sono gli autoabbronzanti
A differenza degli acceleratori di abbronzatura o delle lampade UV, che agiscono stimolando la produzione di melanina attraverso l’esposizione ai raggi ultravioletti, gli autoabbronzanti seguono un meccanismo completamente diverso. «Il loro effetto è esclusivamente superficiale e dipende da una reazione chimica che coinvolge lo strato più esterno dell’epidermide», spiega il dottor Marco Rubatto, dermatologo presso il Ce.Me.Di. di Torino e l’Istituto di Candiolo IRCCS.
Il protagonista di questo processo è il diidrossiacetone (DHA), uno zucchero di origine vegetale solitamente estratto dalla barbabietola o dalla canna da zucchero. Una volta applicato sulla cute, il DHA entra in contatto con gli amminoacidi presenti nella cheratina dello strato corneo – la porzione più superficiale dell’epidermide, composta da cellule ormai prive di attività vitale – innescando una reazione che porta alla formazione delle melanoidine, pigmenti brunastri responsabili del tipico colorito dorato. «È proprio grazie a queste sostanze che si ottiene una tonalità ambrata simile a quella conferita dal sole», sottolinea il dottor Rubatto.
Alla base di questa trasformazione c’è la cosiddetta reazione di Maillard, lo stesso fenomeno chimico che si verifica, ad esempio, durante la cottura degli alimenti. «Pensiamo alla crosticina dorata della carne grigliata», riferisce l’esperto. «In entrambi i casi, si tratta di una reazione non enzimatica tra zuccheri e proteine, che dà origine a composti colorati». Il risultato finale è un’abbronzatura visibile, ottenuta senza esposizione solare, ma che non è permanente: tende a sbiadire progressivamente, seguendo il normale processo di esfoliazione e rinnovamento cellulare della pelle».
Quanto dura l'effetto degli autoabbronzanti
L’effetto colorante degli autoabbronzanti non è immediato: in genere inizia a manifestarsi dopo circa 3-5 ore dall’applicazione, raggiungendo la sua massima intensità entro le 24 ore successive. Tuttavia, il risultato non è duraturo: la colorazione tende a sbiadire progressivamente nel giro di 2-3 giorni, a causa dei lavaggi e del fisiologico ricambio delle cellule cutanee.
«Dal momento che il pigmento si sviluppa esclusivamente nello strato più esterno della pelle, l’effetto autoabbronzante è per sua natura temporaneo e necessita di essere rinnovato con regolarità per mantenersi uniforme e luminoso», precisa il dottor Rubatto.
Sono sicuri per la pelle?
L’uso degli autoabbronzanti è considerato sicuro, perché questi prodotti agiscono a livello superficiale, senza penetrare negli strati profondi della pelle né entrare nel circolo sanguigno. «Tuttavia», precisa Rubatto, «è sempre consigliabile effettuare un test preliminare su una piccola area cutanea prima di procedere con l’applicazione su tutto il corpo. Questo semplice accorgimento permette di escludere eventuali reazioni allergiche o irritative, seppur rare».
Un aspetto fondamentale da ricordare è che gli autoabbronzanti non offrono alcuna protezione contro i raggi ultravioletti. Il colorito scuro che conferiscono alla pelle non è il risultato dell’attivazione della melanina – il pigmento naturale responsabile della protezione solare endogena – ma di una reazione chimica esterna. Quindi, anche con la pelle apparentemente abbronzata, è fondamentale utilizzare un adeguato filtro solare (SPF 50+) in caso di esposizione al sole.
Autoabbronzanti, quale tonalità si ottiene
Le formulazioni più datate potevano lasciare un colore non sempre omogeneo, a volte con una tonalità aranciata o macchie più scure in zone come gomiti, ginocchia o rughe profonde. «I prodotti attuali, invece, sono stati migliorati: spesso contengono anche agenti idratanti, antiossidanti come la vitamina E o ingredienti come l’eritrulosio, che dona un colorito più naturale rispetto al solo DHA», ammette il dottor Rubatto.
I segreti per un’applicazione impeccabile?
- Esfoliare la pelle prima dell’applicazione per ottenere un risultato più uniforme.
- Evitare la depilazione immediatamente prima dell’uso per ridurre il rischio di irritazioni o assorbimenti irregolari.
- Lavarsi accuratamente le mani subito dopo l’applicazione per evitare macchie sui palmi.
- Applicare con attenzione nelle zone soggette a ispessimenti cutanei (gomiti, ginocchia, talloni) dove il colore tende a intensificarsi.
A che cosa prestare attenzione
Nonostante siano generalmente ben tollerati, è preferibile evitare l’uso degli autoabbronzanti in caso di patologie cutanee attive, come acne infiammatoria, dermatiti, ferite aperte o altre condizioni in cui la barriera cutanea è compromessa.
«Lo stesso vale per chi utilizza farmaci topici o creme farmacologiche», aggiunge il dottor Rubatto. «Meglio evitare la sovrapposizione di trattamenti per non alterarne l’efficacia o provocare reazioni cutanee».
Seguendo questi consigli, l’abbronzatura non è più un miraggio da inseguire a suon di ore sotto il sole cocente. «Grazie agli autoabbronzanti, oggi si può ottenere un risultato naturale, graduale e su misura, con la certezza di proteggere la pelle», conclude Rubatto. «Perché sì, l’estate è un colore, ma nessuno ha detto che debba arrivare solo dal sole».
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