Reflusso gastroesofageo del lattante
Rigurgito del contenuto dello stomaco nell’esofago, che si verifica nel lattante ed è dovuto nella maggior parte dei casi a un ritardo di maturazione del tubo digerente (lo sfintere inferiore dell’esofago è dilatato).
Sintomi e segni
Le manifestazioni comuni del reflusso gastroesofageo sono rigurgito e vomito, di rado abbondante, che si manifestano alla fine del pasto e vengono scatenati da ogni minimo movimento. Vanno distinti dai piccoli rigurgiti che si accompagnano all’eruttazione, del tutto normali nel lattante dopo la poppata.
Complicanze
L’esofagite (infiammazione dell’esofago) è la complicanza più fastidiosa del reflusso, legata all’aggressione della mucosa da parte dei succhi gastrici acidi. A causa di questa infiammazione talvolta il bambino vomita latte screziato di sangue e va incontro ad anemia. Se il piccolo piange e si dimena durante i pasti o rifiuta il biberon, queste manifestazioni, talvolta associate a vomito, vanno considerate segni rivelatori.
Sembrano attribuibili al reflusso gastroesofageo alcuni disturbi delle vie respiratorie (tosse spasmodica a insorgenza soprattutto notturna; bronchiti e patologie polmonari ripetute) e certe manifestazioni di competenza otorinolaringoiatrica (sinusiti, otiti, rinofaringiti e, soprattutto, laringiti ripetute).
Si sospetta che questo disturbo sia coinvolto nell’insorgenza di gravi malori del lattante, con arresto respiratorio, cianosi e perdita del tono muscolare. Se tali segni compaiono a orari fissi in relazione con i pasti oppure in un bambino che già presenta reflusso gastroesofageo, occorre consultare il pediatra, il quale se necessario prescriverà esami complementari in un centro specializzato.
Evoluzione e trattamento
Il reflusso gastroesofageo evolve spontaneamente verso la guarigione, che avviene con maggior facilità quando il bambino comincia a camminare. Comunque è spesso necessario un trattamento per ridurre i sintomi, spesso allarmanti, scongiurare le complicanze e agevolare la maturazione fisiologica dello sfintere del basso esofago. Oltre all’impiego di farmaci o di antiacidi volti ad aumentare la pressione di tale sfintere, si consiglia di tenere il bambino in posizione inclinata (del 30% circa), somministrargli un’alimentazione meno liquida (polvere addensante mescolata al latte), frazionare i pasti, non vestirlo con abiti che comprimano il ventre ed evitare di esporlo a un’atmosfera satura di fumo.
Se questo trattamento si dimostra insufficiente o se c’è motivo di temere delle complicanze, occorre eseguire indagini complementari (endoscopia, misurazione dell’acidità gastrica, esami radiologici) in un reparto di pediatria ospedaliero, per modificare la prescrizione dei farmaci con cognizione di causa.
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