Harpagophytum procumbens
Pianta appartenente alla famiglia delle Pedaliaceae, comunemente nota come arpagofito.
La droga è costituita dalle radici secondarie essiccate. Ricca di sostanze iridoidi (gli iridoidi sono glucosidi che vengono idrolizzati nel tratto gastrointestinale, per idrolisi acida o enzimatica), ha come componente principale l’arpagoside, unito a procumbide e procumboside. Contiene molti zuccheri, semplici e complessi, in associazione con triterpeni, esteri eterosidici fenilpropanici, acidi fenolici, fitosteroli liberi ed esterificati, flavonoidi, grassi e cere.
La Farmacopea italiana X indica per l’estratto secco un titolo in arpagoside in misura non inferiore all’1,2%.
Studi farmacologici sperimentali sembrano confermare una debole attività antinfiammatoria nel ratto, anche se i risultati sono talora contrastanti. Non è stata accertata un’azione del fitocomplesso dell’arpagofito sulla ciclo- e sulla lipossigenasi, e si pensa che la sua attività biologica possa essere legata all’analogia strutturale degli iridoidi con le prostaglandine. Gli studi clinici sinora effettuati non permettono di confermarne l’efficacia come antinfiammatorio e analgesico.
L’estratto di arpagofito è controindicato in soggetti affetti da gastrite acuta e ulcera peptica. Se ne sconsiglia l’uso in gravidanza, durante l’allattamento e in età pediatrica.
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