USTIONI

L’ustione è una lesione della pelle e talora delle strutture sottostanti che può essere provocata dal calore (cosiddetta ustione termica, da fiamma, liquidi bollenti o contatto con solidi surriscaldati), da una sostanza chimica, da energia elettrica o da radiazioni. Dati statistici In Italia ogni anno oltre 100.000 persone riportano ustioni, e tra queste quasi 10.000 […]



L’ustione è una lesione della pelle e talora delle strutture sottostanti che può essere provocata dal calore (cosiddetta ustione termica, da fiamma, liquidi bollenti o contatto con solidi surriscaldati), da una sostanza chimica, da energia elettrica o da radiazioni.


Dati statistici

In Italia ogni anno oltre 100.000 persone riportano ustioni, e tra queste quasi 10.000 hanno ustioni estese o profonde che costringono al ricovero; i decessi per ustioni gravi ammontano a quasi 500 ogni anno e sono provocati in primo luogo dai danni da inalazione, conseguenti a ustioni da fiamma, in fase sia precoce sia tardiva.

Gli infortuni avvengono nel 70% dei casi in ambiente domestico e ricreativo.


Come si forma un’ustione

Il danno termico è conseguente al riscaldamento dei tessuti oltre una soglia critica e l’entità di tale danno è funzione dell’energia termica dell’agente ustionante, della durata dell’esposizione e della capacità delle strutture organiche coinvolte di trasmettere il calore.

A parità di sede e di trauma termico, la pelle del bambino e quella dell’anziano riportano solitamente ustioni più profonde rispetto alla pelle di un soggetto adulto.

Il calore fa coagulare le proteine, attiva gli enzimi cellulari e determina la morte (necrosi) dei tessuti coinvolti. Tra la zona necrotica e il tessuto circostante si forma un’area congesta che può progredire verso la necrosi oppure evolvere in senso favorevole verso il riassorbimento dell’edema e la guarigione senza postumi permanenti visibili. Il processo si realizza nel giro di 48-72 ore, il tempo di solito necessario per poter valutare compiutamente l’entità del danno da ustione.

Evoluzione finale di un’ustione

La gravità di un’ustione è correlata alla sua estensione e profondità, oltre che alla sede in cui si verifica. Le ustioni sono state tradizionalmente distinte, in funzione del loro spessore, in quattro gradi (il quarto grado è il più grave) ma oggi si tende, più semplicemente, a dividerle in ustioni superficiali e ustioni profonde, anche in funzione del loro diverso comportamento evolutivo.

Le ustioni superficiali, che comprendono le ustioni di primo grado e quelle di secondo grado superficiale, guariscono spontaneamente, generalmente con restitutio ad integrum nell’arco di poche settimane. Le ustioni profonde, che comprendono le ustioni di secondo grado profondo e quelle di terzo grado (o a tutto spessore), vanno incontro a un processo di riparazione molto più lento (oltre 4 settimane) con gravi esiti cicatriziali. È necessario un trattamento chirurgico, possibilmente precoce, con asportazione dei tessuti necrotici e riparazione con innesti cutanei. Le ustioni di secondo grado profondo si differenziano dalle superficiali per l’entità del danno epidermico, il coinvolgimento del derma medio e quello delle strutture nervose superficiali, che rende spesso meno intensi dolore e bruciore. Le ustioni di terzo grado, a tutto spessore, sono caratterizzate dalla presenza di croste (in termine medico escare) di colore variabile dal bianco-grigiastro al bruno. Il danno coinvolge sia l’epidermide sia il derma in tutto il suo spessore e, talvolta, può interessare anche le strutture ipodermiche sottostanti. La completa distruzione delle strutture vascolari e nervose rende i focolai di ustione di terzo grado freddi e insensibili; in questo caso è indicata la riparazione chirurgica.

Le ustioni di quarto grado sono caratterizzate dal coinvolgimento delle strutture osteotendinee e dalla loro carbonizzazione; tali ustioni comportano spesso il ricorso a interventi di amputazione. L’estensione di un’ustione viene di solito quantificata come valore percentuale sulla superficie corporea totale; nel calcolo si dovrebbe tenere conto solo delle aree di secondo grado. L’area corrispondente alla superficie palmare del paziente, dita comprese, rappresenta approssimativamente l’1% della superficie corporea totale e permette una rapida stima dell’estensione percentuale delle ustioni di piccola taglia. Negli altri casi la “regola del 9” di Wallace (capo 9%, arto superiore 9%, arto inferiore 18%, tronco 36%, genitali 1%) consente agevolmente un calcolo approssimativo dell’estensione.


Terapia

L’ustione è un trauma e come tale richiede che il primo intervento inizi già sul luogo dell’incidente; se è di rilevante entità, occorre eseguire un controllo delle vie aeree, della ventilazione e dello stato circolatorio. La terapia delle ustioni può essere locale oppure richiedere un trattamento antibiotico e un eventuale trattamento chirurgico. Attualmente la medicazione locale più utilizzata è la cosiddetta semiocclusiva, che non solo previene e cura le infezioni, ma contribuisce a ridurre il dolore e a promuovere la guarigione. Le aree ustionate vengono deterse con blande soluzioni antisettiche; allo scopo vengono comunemente impiegate le garze grasse in quanto risultano ben tollerate, mantengono la superficie ustionata umida e sono facilmente rinnovabili, anche in corrispondenza degli eventuali innesti cutanei (per i quali rappresentano tuttora la medicazione di scelta). Il trattamento antibiotico sistemico non si rende necessario finché non compaiono segni di suppurazione e di approfondimento necrotico con rialzo febbrile di tipo settico. Infine la riparazione delle ustioni profonde è chirurgica e si fonda generalmente su un intervento di rimozione precoce dei tessuti necrotici (escarectomia) e sulla riparazione con innesti dermo-epidermici autologhi.

[S.B., T.L.]