hero image

Sconfiggere le vertigini: come si manifestano e come intervenire

Sono fra i sintomi che, più spesso, spingono ad andare dal medico. Ecco perché si manifestano e come intervenire

iStock




Affacciarsi a una finestra o guardare il panorama da una seggiovia e avere la sensazione di essere risucchiati da un vortice: a molti capita di avere le vertigini, ma è una situazione passeggera. Non è così, però, per il 7-10% degli italiani, soprattutto donne, che ne soffrono nella vita di tutti i giorni, senza per forza salire in cima a un palazzo.

Disturbo molto diffuso (è uno dei sintomi che più spesso spingono ad andare dal medico o al pronto soccorso), le vertigini sono state al centro dell’attenzione durante il Congresso internazionale del Centro ricerche e studi Amplifon tenutosi a Bruges (Belgio). Riconoscerle e curarle è molto importante, perché questo disturbo rende impossibili le attività quotidiane, può essere la spia di altre malattie o, nel caso degli anziani, peggiorare equilibri già instabili, favorendo le cadute e il rischio di fratture.


È COME SPROFONDARE

Cosa succede quando compare la vertigine? «Il paziente è fermo ma ha l’impressione di vacillare o muoversi, anche in maniera vorticosa, a seconda del grado del problema», spiega il professor Giuseppe Chiarella, direttore dell’Unità ospedaliera di audiologia e foniatria e del Centro regionale di riferimento per gli impianti cocleari e le patologie otorinolaringoiatriche dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. «È una sensazione spiacevole, a volte violenta, che priva la persona del controllo sulle sue facoltà di movimento, di posizionamento nello spazio e di orientamento».

Chi ne soffre la descrive in vari modi: “Mi sembra di sprofondare”, “Cammino su un materasso”, “I mobili girano attorno a me”, “Le lancette della sveglia stavano vorticando”, e così via.


SPESSO È COLPA DEI “SASSOLINI” ALL’INTERNO DELL’ORECCHIO

L’attacco di vertigine acuta può avvenire in qualsiasi momento, ma le forme più comuni si manifestano nella posizione più stabile di tutte: da sdraiati.

«Nella zona posteriore dell’orecchio c’è un’area che comanda l’equilibrio. Questa è ricoperta da una distesa di cristalli di calcio chiamati otoliti che, con il loro peso, fanno funzionare meglio il rilevatore della posizione verso la gravità», spiega Giuseppe Chiarella. «Se gli otoliti si staccano, per esempio, a causa di un movimento della testa un po’ brusco, possono migrare in uno dei 3 canali semicircolari posti nel vestibolo, che rilevano la posizione della testa. La presenza di questi corpi “estranei” confonde il cervello, causando la “vertigine parossistica posizionale benigna”», continua l’esperto. «Può succedere tipicamente quando ci si sdraia a letto, passando velocemente dalla posizione verticale a quella orizzontale, oppure girandosi sul fianco. Ma anche in seguito a un evento traumatico come una botta, un colpo di frusta o uno sbalzo della pressione sanguigna».

Quando il problema tende a ripresentarsi è bene cercare eventuali concause: «Gli otoliti si rinnovano e il processo di degenerazione (che può favorirne il distacco e la migrazione nei canali), è accelerato nelle persone anziane. Ma sono coinvolti anche altri fattori, come l’ipertensione, alcune patologie autoimmuni e gli sbalzi ormonali nei periodi intorno alla menopausa. Inoltre, spesso le crisi sono più numerose ai cambi di stagione e si ipotizza che c’entri anche la carenza di vitamina D», afferma l’esperto.


LE SCATENANO ANCHE MOLTE MALATTIE

Le cause del problema, però possono anche essere diverse. «Esistono vertigini dovute a fenomeni infiammatori, altre legate a disturbi dell’equilibrio del sistema muscolo-articolare (come la cervicalgia), mentre quelle accompagnate da problemi di udito possono dipendere da un blocco cocleo-vestibolare, oppure dalla malattia di Ménière, una sindrome cronica complessa e spesso invalidante, con crisi vertiginose ricorrenti, diminuzione dell’udito e acufeni», continua il medico.

Meno frequenti, invece, le vertigini dovute ai disturbi del sistema nervoso centrale come danni vascolari del cervello, tumori, malattie neurologiche (come la sclerosi multipla) e degenerative. Inoltre, si pone attenzione anche a quelle legate alla sfera psicologica: «È la “vertigine soggettiva cronica”. L’orecchio funziona correttamente ma il paziente ha una continua sensazione di instabilità che, per esempio, rende difficoltoso il passaggio con l’auto in una galleria o su un ponte elevato, causa ansia negli spazi ampi e affollati come i centri commerciali o impedisce la concentrazione mentre si lavora al computer o a maglia».

In tutti questi casi, il vestibologo, dopo aver escluso le cause di sua competenza, può indirizzare il paziente verso l’esperto giusto.


LA DIAGNOSI RICHIEDE ANCHE UN ESAME DELL’OCCHIO

I test per arrivare alla diagnosi sono diversi: tra gli altri, manovre che lo specialista esegue sul paziente (per esempio rotazioni della testa) e l’osservazione del movimento degli occhi.

«Chi soffre di vertigini ha sempre un automatismo involontario dell’occhio (nistagmo)», spiega Giuseppe Chiarella. «Se il sistema dell’equilibrio nella parte posteriore dell’orecchio non funziona correttamente, salta anche il coordinamento del movimento testa-occhi ed ecco il nistagmo».


LE CURE VARIANO IN BASE ALLE CAUSE

In caso di vertigine parossistica posizionale benigna, la cura è semplice: «Una volta identificato il canale semicircolare nel quale sono finiti gli otoliti, lo specialista compie sul paziente una serie di manovre che permettono, con un semplice movimento, di farli fuoriuscire, risolvendo il problema», rassicura Giuseppe Chiarella.

Ma le terapie variano in base alle cause che scatenano il problema e possono prevedere farmaci, interventi chirurgici (riservati ai casi più gravi come la sindrome di Ménière) ed esercizi di riabilitazione che il paziente può fare da solo, per allenarsi a compensare le sensazioni distorte che minano l’equilibrio. «Per esempio, cercando di mantenere più a lungo possibile la postura eretta davanti o di fianco al muro senza urtarlo per 20 secondi, ripetendo l’esercizio a occhi aperti e a occhi chiusi, e poi via via aumentando progressivamente il tempo di resistenza».

Quanto allo stile di vita, anche chi soffre di vertigini deve seguire un’alimentazione corretta e fare attività: «È stata osservata una correlazione fra colesterolo alto e comparsa del disturbo, probabilmente perché favorisce il distacco degli otoliti», spiega Chiarella. «Inoltre, solo in caso di danno vestibolare, possono essere controindicati sport che prevedono forti accelerazioni e, ovviamente, voli o salti nel vuoto», conclude l’esperto.


ATTENZIONE ALLA TIROIDE

Anche le malattie autoimmuni, come la tiroidite Hashimoto, sono correlate ai disturbi dell’equilibrio. «Questa patologia, che colpisce il 13-14% delle persone (soprattutto donne) causa la produzione di anticorpi antitiroidei», spiega il professor Giuseppe Chiarella.

Vari studi avevano già messo in relazione l’ipotiroidismo con i disturbi dell’orecchio interno. Ma durante una ricerca, gli scienziati dell’Università Magna Graecia di Catanzaro hanno scoperto come più del 52% dei partecipanti che soffriva di tiroidite di Hashimoto, presentava delle alterazioni nei test dell’equilibrio.

«Anche se, fino a quel momento, non avevano sintomi, di fatto mostravano un potenziale alto rischio di soffrire di vertigini in futuro», continua l’esperto. «Il motivo non è ancora chiaro e occorreranno ulteriori studi, ma a una paziente che soffre di tiroidite, l’endocrinologo dovrebbe sempre chiedere se presenta dei disturbi dell’equilibrio. Viceversa, quando una donna si affida al vestibologo per problemi di vertigini, potrebbe valere la pena indagare sul funzionamento della sua tiroide attraverso un dosaggio degli ormoni tiroidei», conclude il professor Giuseppe Chiarella.


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Articolo pubblicato sul n. 25 di Starbene in edicola dal 5/6/2018

Leggi anche

Vertigini, le soluzioni

Le discipline giuste per l'equilibrio fisico e interiore

Storia vera: dal dentista ho curato acufeni e vertigini

Postura: un test per valutarla