Paralisi di Bell: cos’è, cause, sintomi, cure

È la forma più comune di paralisi facciale, che può manifestarsi a qualsiasi età anche se è più frequente dopo i 60 anni. Di solito è provocata da un agente virale che attacca il VII nervo cranico



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Aveva colpito Angelina Jolie sei mesi prima del divorzio da Brad Pitt. Poco tempo fa, invece, ha bloccato metà volto di Simona Ventura, che ad aprile era apparsa in tv nel programma Citofonare Rai 2 con la bocca storta. Ma non ha risparmiato neppure George Clooney, ai tempi delle scuole medie, quando l’attore è stato addirittura vittima di bullismo. È la paralisi di Bell, un’improvvisa condizione di debolezza o paresi dei muscoli di un lato del viso, dovuta a una disfunzione del VII nervo cranico, detto nervo facciale.

«Questo trasmette gli impulsi dal cervello ai muscoli della fronte, delle guance e della bocca, per cui è principalmente motorio e controlla il movimento della corrispondente metà del viso», spiega il dottor Michele Viana, specialista in Neurologia e dottore di ricerca in Neuroscienze. «Quando il suo normale decorso viene compromesso, la trasmissione dei segnali nervosi non avviene più correttamente e si manifesta una paralisi dei muscoli facciali».

Cos’è la paralisi di Bell

Questa problematica prende il nome dal chirurgo, anatomista, neurologo e filosofo britannico Sir Charles Bell, che per primo la descrisse nel 1830. Si tratta di una particolare forma di paresi che insorge all’improvviso, coinvolgendo metà del viso e rendendo traumatico guardarsi allo specchio.

«Siccome il volto rappresenta l’approccio più immediato nelle interazioni sociali, un’alterazione della sua normale funzionalità comporta anche una pesante ripercussione sul versante psicologico», commenta il dottor Viana. «Questa particolare condizione è dovuta al fatto che il nervo facciale passa all’interno di un canale osseo molto stretto all’interno della scatola cranica, per cui un’eventuale infiammazione che lo “ingrossi” finisce per farlo entrare rapidamente in sofferenza».

Quali sono i sintomi della paralisi di Bell

Nella paralisi di Bell si perde la capacità di controllare i muscoli del viso dal lato colpito, per cui diventa difficile (se non impossibile) assumere una particolare espressione, come aggrottare la fronte, sorridere o sbattere le palpebre.

«Siccome manca l’ammiccamento, che serve a distribuire il film lacrimale sulla superficie oculare, e poiché viene ridotta la produzione delle lacrime, funzione stimolata proprio dal nervo facciale, l’occhio interessato va incontro a secchezza e mancata detersione, e si rischiano lesioni della cornea», avverte il dottor Viana.

Ovviamente, siccome la bocca risulta asimmetrica (cioè storta) si può faticare ad articolare bene le parole, soprattutto quando bisogna pronunciare le lettere labiali p e b, così come diventa difficoltosa la masticazione e, nelle forme più severe, anche il contenimento della saliva, con conseguente scolo laterale.

«A seconda del grado di severità della malattia, potrebbe manifestarsi iperacusia, cioè un’ipersensibilità ai suoni dovuta al fatto che il nervo facciale controlla anche il muscolo stapedio che unisce e sorregge le piccole ossa interne all’orecchio, controllandone i movimenti: diventando ipofunzionante anch’esso, i rumori ambientali vengono accentuati», descrive l’esperto.

Quando la paresi è particolarmente severa, poi, una manifestazione tipica è il cosiddetto segno di Bell, che consiste nella rotazione del bulbo oculare verso l’alto e verso l’esterno quando il paziente tenta di chiudere le palpebre.


Quali sono le cause della paralisi di Bell 

La paralisi di Bell è una condizione dalle cause non ancora del tutto note o dimostrabili, ma si ipotizza che alla base ci sia un’infiammazione del nervo facciale innescata da un’infezione virale. «Non tutti i virus possono scatenare il problema», tiene a precisare il dottor Viana. «Quelli problematici sono i cosiddetti virus neurotrofici, a cui “piacciono” le strutture nervose, in cui vanno a rifugiarsi. Non hanno nomi specifici e neppure serve individuarli con precisione, perché comunque il trattamento finale non cambia».

Anche l’Herpes Zoster, il virus che causa il noto fuoco di Sant’Antonio, può colpire il nervo facciale. «In questo caso, però, nel condotto uditivo compaiono anche delle piccole vescicole, piuttosto tipiche di questo agente virale. Ma in generale non è questo il virus che causa più paralisi di Bell». Non è nota, invece, una predisposizione genetica o individuale alla patologia: tutti possiamo esserne colpiti.

Come si fa la diagnosi della paralisi di Bell 

Se l’anamnesi approfondita del paziente e l’esame obiettivo sono gli strumenti principali per porre la diagnosi di paralisi di Bell, il medico può richiedere ulteriori accertamenti per escludere altre cause che determinano la stessa sintomatologia.

«Se quest’ultima non esordisce all’improvviso, ma gradualmente, può essere dovuta per esempio a una massa anomala che comprime il nervo, come quella di un tumore o di una malformazione vascolare», ammette l’esperto. «Se il sospetto clinico va in questa direzione o se il medico riscontra altri segni neurologici, viene prescritta una risonanza magnetica all’encefalo per dirimere la diagnosi differenziale».

Impossibile confonderlo con l’ictus, invece, dove la paresi si manifesta solo nella porzione inferiore del volto (colpendo quindi unicamente la bocca, non i muscoli orbicolari o della fronte).


Come si tratta la paralisi di Bell

A seconda del grado di severità, la paralisi di Bell può risolversi nell’arco di qualche settimana o mese con il supporto di un trattamento medico. «In particolare, si utilizza il cortisone per ridurre l’infiammazione e il gonfiore del nervo facciale, a cui talvolta si possono associare dei farmaci antivirali ad ampio spettro d’azione», precisa il dottor Viana. «Il neurologo può anche consigliare degli integratori neurotrofici, che supportano il benessere dei nervi, come quelli che presentano un mix di vitamine del gruppo B, L-acetilcarnitina, acido alfa lipoico e altre sostanze utili».

Molto importante è anche la cura della zona oculare. «Oltre al regolare utilizzo di lacrime artificiali durante il giorno, l’occhio interessato va coperto di notte con una coppetta rigida, in modo da proteggerlo da possibili sfregamenti contro il cuscino o da tocchi involontari», conclude l’esperto. Nelle situazioni più severe, può essere necessario ricorrere a una fisioterapia mirata, con massaggi ed esercizi di rieducazione dei tessuti e dei muscoli facciali, per ripristinarne movimento e funzionalità.


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