di Valentino Maimone
Leggere, pratiche e meno visibili dei classici apparecchi dentali fissi. Sono le mascherine per raddrizzare e allineare i denti che, fino a oggi, hanno convinto milioni di pazienti nel mondo e sembrano voler rubare spazio all’ortodonzia tradizionale. In plastica trasparente, rimovibili, vanno indossate su entrambe le arcate e promettono di risolvere i problemi di malocclusione, grazie all’aiuto di una tecnologia computerizzata.
Ma è davvero così o siamo di fronte all’ennesima moda, frutto di una campagna di marketing indovinata? Cerchiamodi scoprirlo con l’aiuto del professor Aldo Giancotti, odontoiatra a Roma e docente di Ortodonzia presso l’Università di Roma Tor Vergata, e del professor Gianfranco Aiello, odontoiatra a Milano e presidente dell’Accademia di estetica dentale italiana.
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INVISIBILI? NON PROPRIO
Uno dei vantaggi su cui le case produttrici puntano di più è l’invisibilità delle mascherine. Quanto c’è di vero? «La trasparenza rende questi strumenti molto meno evidenti rispetto agli apparecchi fissi tradizionali, ma non possono definirsi invisibili», spiega il professor Aiello.
«Se facciamo un confronto con le tecniche più evolute dell’ortodonzia linguale tradizionale (per intenderci l’apparecchio interno), non c’è partita: il retainer attivo, il filo che viene incollato sul retro dei denti, senza bisogno di attacchi in ferro, quello sì che è davvero invisibile ». «In effetti è più appropriato parlare di ridotto impatto estetico», conferma Giancotti, «ma è pur vero he nelle relazioni quotidiane tra le persone, a una distanza di 80 cm, è difficile accorgersi se indossi una mascherina».
QUANDO SI USANO
«A oggi, sono prescritte per trattare la stragrande maggioranza dei problemi per cui si ricorre, di solito, all’ortodonzia convenzionale », spiega Giancotti. «Il caso tipico è il sovraffollamento delle arcate, che richiede quindi una loro espansione per creare il giusto spazio.
Ma si utilizzano anche per malocclusioni più complesse, come quando l’arcata inferiore non è correttamente posizionata rispetto a quella superiore. L’unico limite sono i casi di sovraffollamento gravi, che possono richiedere, per esempio, l’estrazione di premolari per fare spazio: qui funzionano meglio gli apparecchi fissi, che danno ancora oggi mi gliori garanzie».
Più drastico Aiello: «Questo metodo funziona solo per situazioni molto semplici, come piccoli affollamenti o piccole rotazioni. Penso che queste mascherine non siano in grado di risolvere più del 10% dei problemi di malocclusione. Per tutto il resto bisogna rivolgersi soltanto all’ortodonzia tradizionale».
I TEMPI E I RISULTATI
A seconda del problema iniziale e di come reagisce il paziente, il trattamento con la mascherina può durare 18-24 mesi: «Con il retainer attivo, invece, i tempi possono ridursi a 6 mesi; la durata della cura è più breve anche con l’apparecchio fisso tradizionale, quello visi bile, con i gancetti», fa notare Aiello.
«In effetti gli strumenti tradizionali dell’ortodonzia sono più rapidi, perché possono agire 24 ore su 24, a differenza delle mascherine, che si indossano 18-20 ore al giorno», riconosce Giancotti.
«A quel punto la decisione spetta al paziente: meglio aspettare più tempo, ma poter contare su un trattamento pratico e poco invasivo nella vita di tutti i giorni, oppure avere risultati più rapidi, ma grazie a un apparecchio fisso, scomodo e visibile agli altri?».
LA VITA QUOTIDIANA
Le mascherine trasparenti permettono di mangiare liberamente, senza rischiare che i residui di cibo restino tra i denti, e di mantenere l’usuale igiene orale: «Basta rimuoverle poco prima dei pasti e poi usare spazzolino e filo interdentale, prima di indossarle di nuovo», spiega Giancotti.
Caffè e fumo, però, a lungo andare possono macchiare la superficie: «Ma è un rischio ridotto, perché, vengono sostituite in media ogni due settimane». Nessuna seria conseguenza sul modo di parlare: «Il palato resta libero, dunque non si hanno cambiamenti rilevanti», sottolinea Giancotti.
«Non bisogna sottovalutare il fatto, però, che finita la cura si dovrà continuare a indossare per sempre, durante la notte, una mascherina leggera per il mantenimento dei risultati», avverte Aiello.
QUANTO COSTANO
La spesa può variare tra i 3900 e i 6000 euro, a seconda del problema. «Un costo decisamente più alto rispetto a quello degli apparecchi moderni come il retainer attivo, che non supera i 1500 euro», precisa Aiello. E che si equivale, in media, a un intervento con l’apparecchio fisso.
«Le mascherine sono care perché è costoso il materiale utilizzato, un composto termoplastico che viene adattato alle esigenze del paziente», spiega Giancotti.
Articolo pubblicato sul n.40 di Starbene in edicola dal 22/09/2015