di Valentino Maimone
Condiziona la vita perché influisce sui rapporti, provoca imbarazzo, crea difficoltà in ogni momento della giornata. È l’incontinenza, la perdita involontaria di urina: «Un problema che colpisce almeno 3 milioni di italiani, in modo più o meno accentuato, provocando episodi rari e di lieve entità o perdite frequenti e abbondanti», spiega il professor Enrico Finazzi Agrò, docente associato di urologia all’università di Roma Tor Vergata.
«In ogni caso la paura di non riuscire a controllare la vescica è invalidante. Chi ne soffre vive in un perenne stato di tensione e di vergogna: evita l’intimità sessuale, limita gli spostamenti, non può fare programmi a lunga scadenza. E spesso ha vergogna di parlarne persino con il medico», dice il professore.
NELLA DONNA È DA SFORZO
L’incontinenza è un problema che “preferisce” il sesso femminile: «Ne soffrono fino a tre donne su dieci, con una frequenza che aumenta con l’avanzare dell’età», sottolinea Finazzi Agrò. Le ragioni vanno ricercate nella fisiologia femminile. «Rispetto agli uomini, hanno uno sfintere uretrale, la struttura muscolare che controlla la fuoriuscita di urina dalla vescica, più debole. Inoltre la gravidanza, il parto e la menopausa possono contribuire all’insorgenza del problema», specifica l’esperto.
La forma tipica di incontinenza femminile è da sforzo: «Bastano un colpo di tosse, uno starnuto, il sollevamento di un peso o anche solo una risata, per aumentare la pressione addominale sulla vescica e dare il via a perdite involontarie di pipì», precisa Finazzi Agrò «L’incidente non è preceduto dalla sensazione di dover urinare e può causare un rilascio di quantità più o meno significative di urina», continua l’urologo.
I muscoli del pavimento pelvico, se indeboliti, possono favorire il problema: «Dovendo contrastare la pressione addominale, se non sono ben funzionanti, non ce la fanno. Ovviamente l’obesità aumenta il carico di lavoro di questi muscoli, sfiancandoli ulteriormente», fa notare il professore.
NELL’UOMO È DA URGENZA
Secondo uno studio Tena Men, un ultraquarantenne su quattro ha avuto episodi di perdite urinarie: «I maschi sono colpiti soprattutto da casi di incontinenza da urgenza, spesso dovuta a problemi come l’ipertrofia prostatica benigna, precisa Finazzi Agrò.
«Lo stimolo a urinare è forte o improvviso e accompagna o precede di pochissimo la perdita involontaria.La causa di questo tipo di incontinenza è di solito una contrazione involontaria della vescica come reazione alla pressione della prostata. Ecco perché si parla anche di sindrome della vescica iperattiva», dice Finazzi Agrò. Più rara, invece, la forma da sforzo: «Si verifica soltanto negli uomini che hanno subito un intervento per tumore alla prostata», spiega l’esperto.
LE TERAPIE SONO SOFT
Nella maggior parte dei casi, per la diagnosi di incontinenza bastano l’anamnesi e pochi semplici esami, tra cui le analisi delle urine per escludere infezioni urinarie o problemi più gravi come calcoli o tumori della vescica: «Sono molto utili il diario minzionale, che consiste nel registrare il numero di sedute giornaliere alla toilette e la quantità, e la compilazione di questionari che valutano l’impatto dell’incontinenza sulla qualità della vita del paziente », aggiunge il professore.
La terapia, per entrambi i sessi, si basa su alcuni comportamenti da adottare ogni giorno (vedi qui di seguito) e sugli esercizi riabilitativi, come quelli di Kegel. Supini, con le piante dei piedi a terra e le gambe divaricate, leggermente piegate, si mette una mano sulla pancia e si contraggono i muscoli pelvici, come se si dovesse trattenere la pipì. Eseguiti 2-3 volte alla settimana, danno miglioramenti già dopo 15 giorni. E in 3-6 mesi possono portare anche alla guarigione totale, soprattutto dall’incontinenza da sforzo.
Se il medico lo ritiene necessario, può prescrivere farmaci specifici: «Per bloccare l’iperattività della vescica si usano gli antimuscarinici o i beta3-agonisti, mentre nei casi più seri si inietta nella parete della vescica la tossina botulinica. Per le perdite da sforzo c’è la duloxetina, che rinforza lo sfintere uretrale (la chirurgia mininvasiva viene risevata alle situazioni più complesse)», spiega l’esperto.
LE MOSSE GIUSTE PER COMBATTERLA
1 Impara a trattenere lo stimolo a urinare ogni giorno qualche secondo in più (non ore!), magari ricorrendo a piccoli trucchi come camminare, battere i piedi o cercando di distrarti.
2 Bevi 1,5-2 litri al massimo di acqua, sorseggiandola durante il giorno in piccole quantità. Altrimenti
rischi di favorire le perdite di pipì.
3 Dimagrisci: in caso di obesità oppure di forte sovrappeso, perdere i chili di troppo può ridurre
gli episodi di incontinenza senza ricorrere ad altre terapie.
4 No a tè, alcol e caffè: stimolano l’iperattività della vescica.
5 Attenzione al fumo: potrebbe indurre colpi di tosse che esercitano una pressione sulla vescica e facilitano le perdite.
6 Mantieni la massima igiene: più batteri ci sono, più rischi infezioni che accentuano l’incontinenza.
Articolo pubblicato sul n.5 di Starbene in edicola dal 19/01/2016