Farmaci: è corretto spezzarli? Gli errori da evitare

Alterare la forma di una compressa o aprire una capsula per rendere il farmaco più facile da deglutire può inficiare l’efficacia dei principi attivi o renderli addirittura tossici



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Tritare, polverizzare, dividere, aprire i farmaci. È capitato anche a te. Sono gesti comuni, che molti italiani compiono ogni giorno per deglutire più facilmente i medicinali. Il problema è che manipolare pillole e compresse è un errore, che può alterare l’efficacia della terapia o addirittura aumentarne la tossicità. «La forma sotto cui si presenta un prodotto farmaceutico non è casuale, ma viene studiata attentamente dalle aziende produttrici in modo da garantire la migliore veicolazione del principio attivo attraverso l’organismo», spiega la professoressa Alessandra Bitto, professore ordinario di Farmacologia presso l’Università di Messina, caporedattore della rivista SIF Magazine e responsabile della comunicazione su Instagram per la Società Italiana di Farmacologia. «Per esempio, si tiene conto che questo principio attivo debba superare indenne alcune “barriere” chimiche, come gli acidi presenti a livello di bocca, stomaco e intestino».


Come assorbiamo i farmaci

L’assorbimento dei farmaci avviene a livello duodeno-digiunale, cioè nella primissima parte dell’intestino, la stessa che è deputata ad assorbire la maggior parte delle sostanze nutritive: «Qui, il farmaco compete con le altre sostanze presenti per poter attraversare la mucosa e accedere al circolo sanguigno. Immaginiamo questo tratto intestinale come il tunnel di un’autostrada, che passa improvvisamente da quattro corsie di percorrenza a una corsia unica. È normale che si formi una “coda”, in cui assume la priorità chi è nato per passare lungo quel tragitto. E parliamo dei nutrienti, non certo dei medicinali», specifica la professoressa Bitto. Le formulazioni farmaceutiche, quindi, vengono studiate per acquisire una priorità rispetto alle sostanze nutritive, tenendo conto in anticipo del cosiddetto "misuso", ovvero qualsiasi uso al di fuori della prescrizione medica.


Misuso, un possibile ostacolo

In linea generale, i farmaci andrebbero assunti a stomaco vuoto, proprio per garantire a livello intestinale la massima disponibilità in termini di superficie assorbente. «Se invece li associamo a un bicchiere di latte o un succo di frutta oppure li prendiamo dopo un pasto più o meno completo, ecco che i nutrienti iniziano a competere con i medicinali, riducendone l’efficacia», avverte l’esperta.

Per ovviare a questo problema, le aziende inseriscono una piccola quota di principio attivo in più, in modo da rimediare agli eventuali (e piuttosto frequenti) errori di assunzione. «Se però alteriamo la formulazione, sminuzzando una compressa o aprendo una capsula rigida, distruggiamo l’eventuale protezione prevista dall’azienda». Capita di leggere sulle confezioni diciture come “compresse rivestite con film” o “compresse gastroresistenti”: significa che alcuni eccipienti proteggono il contenuto del farmaco dagli acidi dello stomaco, regolando la velocità con cui deve sciogliersi e il punto nel corpo dove le sostanze attive devono essere assorbite dopo l’ingestione.


I possibili rischi

A quel punto, possiamo aprire la strada a una tossicità locale (irritazione di bocca, esofago o stomaco) oppure possiamo ridurre in maniera netta l’efficacia del principio attivo, soprattutto in quei soggetti – perlopiù anziani – dove, per motivi fisiologici, vi è già una minore capacità assorbente e di barriera. «Anche dividere le compresse non è una buona idea: si può fare quando i farmaci presentano un’incisione sulla loro superficie, mentre quelle che ne sono prive sono indivisibili per cui vanno assunte tal quali, senza alcuna modifica, e questo è solitamente riportato sulla confezione o nel foglietto illustrativo. Il motivo è semplice: il principio attivo potrebbe non essere distribuito equamente in tutta la compressa oppure potremmo perderne qualche pezzetto nell’operazione di taglio».


Un piccolo trucco

E allora, che fare? Se il problema di deglutizione è psicologico, come spesso accade nei bambini (timorosi che le compresse possano “graffiare” la gola) ma anche in molti adulti, possiamo tentare di “nascondere” le compresse in qualcosa di morbido, come una mollica di pane, che induce meno ansia. «Oppure, possiamo usare un cucchiaino di yogurt o di gelato, dalla consistenza semi-densa, sempre per agevolare la deglutizione», suggerisce la professoressa Bitto. «In alternativa, quando a interferire con la deglutizione ci sono condizioni come demenza, morbo di Parkinson, xerostomia, disfagia o altre interazioni neurologiche, chiediamo consiglio al medico curante oppure allo specialista di riferimento per valutare se esistono altre formulazioni orali disponibili in commercio, per esempio effervescenti, orodispersibili o in sospensione. Talvolta, si possono anche valutare altri farmaci appartenenti alla stessa classe, ma disponibili in una differente forma».


Le regole da seguire per assumere correttamente i farmaci

Ricapitolando, per assumere correttamente una terapia:

  • meglio essere a stomaco vuoto (quindi 1 ora prima o 2 ore dopo un qualsiasi pasto) per garantire il maggior assorbimento del farmaco da parte della mucosa intestinale. Fanno eccezione i farmaci antinfiammatori (come acido acetilsalicilico, ibuprofene, nimesulide, ketoprofene e altri che appartengono alla categoria nota come FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei), che vanno assunti a stomaco pieno per evitare di danneggiare la mucosa dello stomaco e provocare irritazioni;
  • evitare di polverizzare o aprire i farmaci, assumendoli tal quali;
  • dividere le compresse solo se è presenteun’incisione sulla superficie;
  • chiedi consiglio al medico curante per valutare se esistono altre formulazioni orali disponibili in commercio.


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