Crampi anali: cosa sono, perché vengono e come affrontarli

Esistono dei crampi molto dolorosi che possono interessare l’ano-retto e si inquadrano nella cosiddetta proctalgia fugax, una patologia che può compromettere la normale quotidianità se non viene opportunamente trattata



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Non solo ragadi, emorroidi, ascessi e neoplasie. Fra le cause di dolore anale c’è anche una patologia benigna dal nome complicato, proctalgia fugax, che si manifesta con un dolore ano-rettale fulmineo, violento, lancinante, che solitamente dura pochi minuti e poi svanisce all’improvviso. Dei crampi al retto.

«La condizione clinica fondamentale per poter parlare di proctalgia fugax è che vi sia l’assenza di altre patologie pelviche-perineali dolorose, con cui questi crampi potrebbero essere scambiati», commenta il dottor Fabio Marino, colonproctologo presso l’UOC di Chirurgia Generale presso l’Ospedale IRCCS “Saverio de Bellis” di Castellana Grotte, Bari.


Come si manifestano i crampi ano-rettali

I crampi tipici della proctalgia fugax sono molto violenti, compaiono all’improvviso, si presentano a intervalli irregolari, durano da pochi secondi ad alcuni minuti e possono manifestarsi in qualunque momento della giornata, anche se si instaurano più tipicamente di notte e sono così intensi da provocare il risveglio.

«Essendo imprevedibile, questa condizione rischia di generare un forte stato di stress e preoccupazione», ammette il dottor Marino. «Chi ne soffre vive sempre sul “chi va là”, nel costante timore di rivivere l’esperienza, e inizia a riposare male. Per favorire il rilassamento, è importante dormire in un luogo confortevole, silenzioso, adeguatamente riscaldato e poco illuminato. Queste accortezze possono ridurre la frequenza degli episodi dolorosi».


Quali sono le cause dei crampi al retto

Non è nota la causa precisa di questa patologia, ma è possibile che l’ansia giochi un ruolo importante: «Questa può aumentare la frequenza degli episodi dolorosi, innescando un circolo vizioso difficile da interrompere. Ecco perché l’assunzione di benzodiazepine può talvolta aiutare, così come lo svolgimento di attività rilassanti che tengano sotto controllo inquietudine e affanni quotidiani», consiglia il dottor Marino.

«La proctalgia fugax è più frequente nei pazienti con sindrome del colon irritabile e questo avvalora l’ipotesi di un’origine psicosomatica». C’è chi ipotizza anche una sofferenza dei nervi pudendi, quelli che innervano la zona del pavimento pelvico, ma i crampi anali possono interessare spesso chi ha subito dei trattamenti sclerosanti per risolvere la patologia emorroidaria (ovvero l’iniezione di agenti chimici nei plessi emorroidari per farli restringere e cicatrizzare) e nelle donne che si sono sottoposte a isterectomia (l’intervento chirurgico che consiste nella rimozione dell’utero), soprattutto se la chirurgia è avvenuta per via transvaginale.


Quando preoccuparsi dei crampi al retto e parlare con il medico

«Se i crampi anali si manifestano con un’intensità e una frequenza tali da interferire con la quotidianità, è opportuno rivolgersi al medico, perché un consulto specialistico può innanzitutto escludere altre patologie dolorose. Per prima cosa bisogna scartare la presenza di ragadi, cioè piccole lacerazioni nel rivestimento dell’ano che possono risultare molto dolorose soprattutto dopo l’evacuazione, fino ad alcune ore successive», racconta il dottor Marino.

«È necessario escludere anche una trombosi emorroidaria, che consiste nella formazione di un coagulo sanguigno all’interno delle emorroidi, facilmente riconoscibile per la presenza di un nodulo duro e dolente alla palpazione. Ma va valutata anche l’ipotesi di un ascesso perianale, che si presenta sempre con un dolore intenso e pulsante in prossimità dell’ano, ma ha caratteristiche diverse rispetto alla proctalgia fugax, perché implica la comparsa di una zona arrossata e tumefatta della cute perianale e talvolta si accompagna a spossatezza, febbre e brividi».

Fra le ipotesi da eliminare c’è anche il cancro dell’ano, una forma rara di neoplasia, ma comunque possibile.


Crampi anali: quali esami servono

Siccome la proctalgia fugax non ha una causa organica “visibile”, la diagnosi differenziale arriva a seguito di una visita clinica accurata e di alcuni esami di approfondimento, come ano-rettoscopia, ecografia endoanale o risonanza magnetica nucleare pelvica-perineale, tutte metodiche che consentono di valutare la presenza di altre condizioni dolorose.

«Se tutte queste indagini non evidenziano problemi organici, il medico inizia a sospettare una patologia funzionale, cioè una malattia che genera malessere ma in assenza di un’evidente lesione organica».

Esiste solo una rara forma familiare di proctalgia fugax su base genetica che si associa a stitichezza e a un ispessimento marcato dello sfintere anale interno, cioè della componente muscolare involontaria che circonda l’ano: «In questo caso, oltre alla storia familiare che fa sospettare il problema, ecografia o risonanza possono rivelare l’ispessimento e portare alla diagnosi. Qui si può ricorrere a una sfinterotomia laterale interna, che consiste in una piccola incisione di alcune fibre muscolari con cui si può trattare la patologia in modo definitivo».


Rimedi contro il dolore dei crampi ano-rettali

Per lenire le crisi dolorose dei crampi al retto, sono utili i semicupi con acqua tiepida.

Basta riempire il bidet di acqua (calda, ma non bollente) e immergere interamente la zona perineale per almeno 5-10 minuti: il calore svolgerà un’azione miorilassante e aiuterà a risolvere lo spasmo.

In aggiunta, si può assumere un analgesico (dal comune paracetamolo al più “vigoroso” ketorolac) oppure, nei casi più resistenti, si può applicare una crema ad azione rilassante sui muscoli dell’ano, per esempio a base di nitroglicerina, nifedipina o diltiazem al 2%.

«Se la patologia tende a recidivare, possono risultare utili delle iniezioni locali di tossina botulinica, che favorisce il rilassamento perianale. L’importante è che il trattamento venga effettuato da un proctologo o un neurologo esperti, visto che un dosaggio eccessivo può determinare incontinenza per periodi prolungati», conclude il dottor Marino.


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