La broncoscopia rappresenta una delle procedure più importanti nella diagnostica e nella terapia delle malattie respiratorie. Grazie a strumenti di ultima generazione e a tecniche sempre meno invasive, consente allo specialista di esplorare dall’interno le vie aeree, osservandone in tempo reale la morfologia e lo stato di salute. Attraverso il broncoscopio è possibile prelevare campioni di tessuto, raccogliere secrezioni per analisi di laboratorio, eseguire lavaggi diagnostici o somministrare farmaci direttamente nei distretti bronchiali interessati.
Pur suscitando un naturale timore nel paziente, la broncoscopia è un esame sicuro, di breve durata e di grande valore clinico, che offre informazioni fondamentali per individuare precocemente numerose patologie respiratorie e orientare in modo preciso il percorso terapeutico.
Cos'è la broncoscopia
«Si tratta di una procedura endoscopica che permette al medico di esplorare direttamente l’interno delle vie respiratorie, dalla trachea fino ai bronchi di calibro minore», spiega il professor Antonio Spanevello, direttore del Dipartimento di Medicina e Riabilitazione cardiorespiratoria, primario dell’Unità operativa di Pneumologia riabilitativa e direttore scientifico dell’IRCCS Maugeri Tradate. «Viene eseguita mediante un sottile tubo flessibile, chiamato broncoscopio, dotato di una microtelecamera ad alta definizione e di un canale operativo che consente l’introduzione di strumenti miniaturizzati».
Attraverso questo canale, lo specialista può prelevare piccoli campioni di tessuto (biopsie), aspirare secrezioni bronchiali oppure instillare soluzioni di lavaggio o farmaci in modo mirato. Le immagini ottenute vengono trasmesse in tempo reale su un monitor, offrendo una visione dettagliata e tridimensionale delle strutture interne delle vie aeree.
Quando è utile la broncoscopia
La broncoscopia trova indicazione in una vasta gamma di situazioni cliniche, soprattutto quando le indagini radiologiche – in particolare la TAC del torace – mettono in evidenza alterazioni che richiedono una valutazione diretta delle vie respiratorie. È l’esame di riferimento, ad esempio, quando occorre indagare lesioni bronchiali sospette, noduli polmonari, ostruzioni delle vie aeree, ma anche in presenza di emorragie inspiegate, infezioni persistenti o processi infiammatori cronici.
«La broncoscopia non rappresenta mai il primo passo nel percorso diagnostico», sottolinea il professor Spanevello. «È un esame di secondo livello, che si utilizza quando abbiamo bisogno di verificare, confermare o definire meglio ciò che la radiologia ha evidenziato. È inoltre uno strumento prezioso nell’iter diagnostico e talvolta nel follow-up di malattie respiratorie, in particolare del tumore del polmone e delle interstiziopatie.
Negli ultimi anni la broncoscopia ha ampliato le proprie applicazioni anche in ambito terapeutico, consentendo interventi mirati senza ricorrere alla chirurgia: può essere utilizzata per rimuovere corpi estranei, disostruire bronchi occlusi da tumori o secrezioni e perfino somministrare farmaci direttamente nelle vie aeree, garantendo un’azione localizzata e immediata.
Come si svolge l’esame
La broncoscopia è una procedura minimamente invasiva che può essere eseguita in anestesia locale o con sedazione leggera, in base alle condizioni cliniche del paziente e alla complessità dell’intervento previsto. L’obiettivo è garantire il massimo comfort senza compromettere la sicurezza respiratoria.
«Il broncoscopio viene introdotto in genere attraverso il naso, più raramente attraverso la bocca, dopo aver anestetizzato le mucose con uno spray specifico», descrive il dottor Spanevello. «Il paziente è posizionato in posizione sdraiata o semi-seduta e mantiene una respirazione autonoma durante tutta la procedura. Oggi i broncoscopi sono molto sottili e la sensazione di ostruzione è minima, per cui si continua a respirare normalmente. In caso di ansia marcata, si può ricorrere a una sedazione blanda, simile a quella utilizzata per gastroscopie, senza necessità di intubazione o anestesia generale».
Durante l’esame, lo specialista osserva attentamente le mucose bronchiali, individua eventuali restringimenti, secrezioni anomale o lesioni e può eseguire manovre aggiuntive come biopsie, aspirazioni di secrezioni o lavaggi broncoalveolari per finalità diagnostiche. La durata della procedura varia in base al numero e alla complessità delle manovre richieste, generalmente tra 15 e 30 minuti.
Come prepararsi alla broncoscopia
La broncoscopia viene solitamente programmata al mattino e richiede alcune precauzioni fondamentali per garantire la sicurezza e l’efficacia dell’esame. Il paziente deve presentarsi a digiuno da almeno 6-8 ore, evitando non solo il cibo solido ma anche i liquidi. «I farmaci abituali, come antipertensivi o antiaritmici, possono essere assunti con una minima quantità d’acqua, salvo indicazioni diverse da parte del medico», specifica l’esperto.
Particolare attenzione va riservata ai pazienti in trattamento con anticoagulanti o farmaci che interferiscono con la coagulazione. In questi casi, il medico può valutare la sospensione temporanea della terapia, per ridurre il rischio di sanguinamento durante eventuali biopsie o lavaggi bronchiali.
«Dopo l’esame, il paziente rimane sotto osservazione per due o tre ore, fino a quando l’effetto dell’anestesia locale sulle vie aeree e sulla deglutizione è completamente svanito», aggiunge il professor Spanevello. «Durante questo periodo è consigliabile non mangiare né bere per evitare possibili incidenti legati a una temporanea riduzione della sensibilità della laringe e della faringe. Una volta ripristinata la normale funzionalità, si può riprendere l’alimentazione senza restrizioni».
Nei giorni successivi all’esame possono comparire lievi fastidi, come mal di gola o tracce di sangue nel muco, soprattutto se sono state effettuate biopsie. Questi sintomi sono generalmente transitori e si risolvono spontaneamente entro 24-48 ore, senza richiedere interventi particolari.
Quali sono i possibili rischi della broncoscopia
La broncoscopia è generalmente considerata un esame sicuro, ma come ogni procedura medica comporta alcune precauzioni. Le controindicazioni assolute sono rare, mentre richiedono maggiore attenzione pazienti con insufficienza respiratoria grave, recenti eventi cardiaci, aritmie significative o disturbi della coagulazione. «In queste situazioni, la procedura può comunque essere eseguita, ma è necessaria una valutazione approfondita e deve svolgersi in ambienti attrezzati con monitoraggio avanzato e personale specializzato», precisa il professor Spanevello.
A differenza di molte altre indagini diagnostiche, la broncoscopia non utilizza radiazioni né mezzi di contrasto, riducendo il rischio di effetti collaterali a lungo termine. Questo significa che l’esame può essere ripetuto più volte, se clinicamente necessario, senza accumulo di rischi per il paziente.
Le nuove tecnologie
Negli ultimi anni la broncoscopia ha conosciuto un’evoluzione tecnologica significativa, che ne ha ampliato le possibilità diagnostiche e terapeutiche. Tra le innovazioni più rilevanti figura la broncoscopia EBUS (Endobronchial Ultrasound), una tecnica che integra una sonda ecografica miniaturizzata all’interno del broncoscopio. Questa tecnologia permette di visualizzare in tempo reale le strutture adiacenti ai bronchi, come i linfonodi del mediastino, e di eseguire biopsie mirate senza ricorrere a interventi chirurgici invasivi.
«Con la broncoscopia EBUS possiamo ottenere campioni di linfonodi in modo sicuro e preciso, evitando la chirurgia», racconta l’esperto. «È una tecnica di grande valore per la diagnosi e la stadiazione del tumore del polmone».
Parallelamente rimane di grande importanza la broncoscopia rigida, indicata soprattutto in caso di corpi estranei nelle vie aeree o di ostruzioni bronchiali dovute a tumori. Lo strumento, più largo e robusto rispetto al broncoscopio flessibile, consente di eseguire manovre operative avanzate, come l’utilizzo di laser, crioterapia o rimozione meccanica delle ostruzioni, offrendo soluzioni terapeutiche immediate per situazioni cliniche complesse.
Il futuro della broncoscopia
Le prospettive di sviluppo della broncoscopia sono orientate verso una maggiore precisione diagnostica e una minore invasività, con l’obiettivo di raggiungere lesioni sempre più piccole e difficilmente accessibili. Tra le innovazioni più promettenti rientrano le tecniche di navigazione elettromagnetica, che permettono di guidare il broncoscopio in modo virtuale lungo i rami bronchiali, arrivando con precisione a noduli periferici di pochi millimetri, altrimenti impossibili da campionare con strumenti tradizionali.
Queste tecnologie consentono non solo di migliorare la diagnosi precoce dei tumori polmonari, ma anche di ottimizzare l’analisi di malattie interstiziali, infezioni polmonari o anomalie bronchiali complesse. L’obiettivo finale è quello di ridurre l’invasività dell’esame, preservando la sicurezza del paziente e ampliando le possibilità terapeutiche endoscopiche.
«Il futuro sarà quello di individuare lesioni sempre più piccole, nelle fasi più precoci della malattia», conclude il professor Spanevello. «Nel caso del tumore del polmone, una diagnosi tempestiva è determinante per aumentare le possibilità di guarigione e per pianificare interventi mirati con la massima efficacia».
Fai la tua domanda ai nostri esperti

 
						 
	 
							 
							 
							 
                                 
                                 
                                 
                                
