Autismo in età adulta: i sintomi e i benefici delle terapie

Il 2 aprile è la Giornata dell’autismo. L’esperta spiega come la terapia in età adulta aiuti a superare le difficoltà e a valorizzare i propri punti di forza. Ecco come



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«Non esiste un tipo di autismo: la storia di ognuno è diversa. L'esperienza dell'autismo non è una cosa. Sono molte cose. Sono sogni, talenti, relazioni, vittorie, ostacoli e tutto il resto». Spiegano così di cosa si tratti gli esperti di Autismo.it, un portale per aiutare le famiglie delle persone con l’autismo, ma soprattutto chiariscono come il punto di partenza per affrontare questa condizione sia la complessità dei disturbi dello spettro autistico a cui è dedicato il 2 aprile, Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo.

Come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia si stima un’incidenza di 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) con una prevalenza maggiore tra i maschi, interessati dai disturbi 4,4 volte in più rispetto alle femmine. «Quasi sempre associato all’infanzia, l’autismo dura tutta la vita, ma molti scoprono di esserne affetti solo da adulti», ricorda la dott.ssa Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e clinical director del servizio di psicologia online Unobravo.

L’autismo: disturbo in crescita

«I disturbi dello spettro autistico (dall’inglese Autism Spectrum Disorders, ASD) sono un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale in molteplici contesti e pattern di comportamenti, interessi o attività ristretti, ripetitivi», precisa l’Iss, chiarendo anche che i sintomi possono essere molto eterogenei non solo tra individui differenti, ma anche in età diverse.

Secondo gli studi più recenti, si è registrato un aumento delle diagnosi di ASD, un po’ per una maggiore formazione da parte dei medici, in grado di riconoscerne i sintomi, un po’ per una conoscenza maggiore del disturbo da parte della stessa popolazione e infine anche per un cambio nei criteri diagnostici. Ma la vera novità è la consapevolezza che si tratta di una serie di disturbi che possono riguardare anche l’età adulta.

L'autismo non riguarda solo i bambini

«Quando si parla di autismo si tende a pensare automaticamente ai bambini, dimenticandosi che i disturbi dello spettro autistico sono una condizione che, nella maggior parte dei casi, accompagna l’individuo durante tutto il suo ciclo di vita. Solitamente la diagnosi di DSA avviene nell’infanzia, con la comparsa dei primi sintomi, che tendono a manifestarsi già intorno ai 2-3 anni di vita.

In alcuni casi, però, può accadere che i primi segnali arrivino più in là rispetto al periodo precoce dello sviluppo o che, soprattutto nei casi di autismo lieve, questi passino in sordina e vengano, quindi, ignorati. Ciò può portare a una mancata diagnosi in età infantile. Nell’adulto non è semplice avviare un percorso di indagine diagnostica», spiega Perris.

Come si diagnostica l'autismo in età adulta

«Spesso le caratteristiche sono diverse o meno evidenti, oppure l’individuo ha sviluppato capacità di masking, cioè di “mascheramento”, che gli permettono di dare meno visibilità ai sintomi. Può succedere, ad esempio, che interessi ristretti e altri elementi tipici della condizione autistica vengano espressi esclusivamente in solitudine e risultino, per questo, poco visibili agli altri. Molte persone autistiche adulte, inoltre, tendono a mettere in atto strategie compensatorie e meccanismi per nascondere eventuali difficoltà in pubblico», spiega ancora l’esperta. Tutto ciò, però, aumenta il carico di stress nelle persone con autismo.

«Non è raro, poi, che i sintomi di DSA nell’adulto vengano confusi con diagnosi di altro tipo, come disturbi attentivi e dell’apprendimento, dipendenza da sostanze, disturbo ossessivo compulsivo, psicosi, disturbi di personalità, bipolarismo, disturbi alimentari o depressione. L’autismo risulta più facilmente identificabile se accompagnato da una grave disabilità intellettiva, mentre potrebbe essere complesso da individuare in coloro che presentano livelli di funzionamento più elevati», avverte la psicoterapeuta.

L’importanza di diagnosi e terapia a qualsiasi età

«Studi recenti hanno messo in luce che solo una minima percentuale di adulti con DSA vive in modo indipendente o semi-indipendente, è sposato o in una relazione sentimentale. Lo stesso vale per le amicizie e il lavoro – conferma l’esperta -. L'accertamento del disturbo dello spettro autistico è importante a qualsiasi età proprio perché può aiutare la persona a comprendere meglio le proprie difficoltà e, al contempo, imparare a sfruttare i propri punti di forza, qualità e abilità. Essere consapevoli della propria condizione è indispensabile anche per poter individuare e richiedere il tipo di supporto esterno di cui si ha bisogno», aggiunge Fiorenza Perris.

Come si interviene sulle persone adulte con DSA

Ma come si interviene su un adulto con disturbi dello spettro autistico? «La terapia cognitivo-comportamentale è sicuramente molto efficace nel trattamento dei sintomi di ansia e depressione, ma di recente sono stati sviluppati protocolli attinenti ai modelli della Schema Therapy e della Terapia Metacognitiva Interpersonale per intervenire sulla salute mentale del paziente, in particolare sul disagio psicologico legato alla presenza di schemi comportamentali e cicli interpersonali disfunzionali, e sulle strategie di coping per nascondere il proprio disagio, che però sono poco proficui per gestire la sofferenza – spiega la psicoterapeuta -. Talvolta è auspicabile che anche i familiari del soggetto con autismo intraprendano un percorso di psicoterapia».

La famiglia, infatti, è il contesto in cui il soggetto con autismo trascorre più tempo e in cui può sperimentare la socialità, le emozioni e i legami affettivi. In alcuni casi, però, possono rendersi necessari alcuni farmaci «soprattutto nei casi di soggetti che, oltre all’autismo, presentano anche disturbi del sonno o epilessia. Prima di intraprendere una terapia farmacologica, è però fortemente raccomandato, anche dallo stesso Istituto Superiore di Sanità, di rivolgersi a un medico», chiarisce Perris.


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