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Streptococco di gruppo A: cos’è, i sintomi, come si cura

Dallo scorso dicembre, in diversi paesi europei, si è osservato un incremento dei casi di Streptococco beta emolitico di gruppo A, ma gli esperti invitano a evitare la corsa all’accaparramento di farmaci o tamponi

Foto: iStock



Nelle farmacie italiane, cresce la richiesta di tamponi faringei per rilevare lo Streptococco, in particolare lo Streptococco beta emolitico di gruppo A (o Streptococcus pyogenes). Una vera e propria psicosi che coinvolge un numero crescente di famiglie, allarmate dal boom di contagi registrato nelle ultime settimane. «I lockdown forzati a causa del Covid-19 e l’uso prolungato della mascherina hanno impedito ai bambini di contrarre le tradizionali malattie infantili, per cui il loro sistema immunitario non si è “allenato” a dovere», commenta il professor Andrea Lo Vecchio, presidente della Società italiana di infettivologia pediatrica. «Per di più, anche se tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 è stato registrato in Europa un aumento anomalo di infezioni tra i bambini sotto i dieci anni, non abbiamo dati così drammatici, per cui la corsa all’accaparramento di farmaci o tamponi è del tutto inutile».


Cos’è lo Streptococco beta emolitico di gruppo A

Gli Streptococchi sono un ampio gruppo di batteri molto diffusi in natura, che si localizzano tipicamente a livello delle alte vie respiratorie: hanno una forma sferica (cocchi) e sono Gram-positivi (assumono una tonalità blu o viola dopo aver subito una particolare colorazione, detta di Gram, a differenza dei Gram-negativi, che non trattengono il colorante).

«Ne esistono diverse decine, non tutte patogene per l’uomo, fra cui è noto lo Streptococcus pneumoniae, detto anche pneumococco, una delle principali cause di polmonite, meningite e otite media fra la popolazione generale. Per questo sierotipo esiste una vaccinazione, offerta gratuitamente in tre dosi al terzo, quinto e undicesimo mese di vita dei bambini, ma anche raccomandata ai soggetti con più di 65 anni», descrive il professor Lo Vecchio. Quello salito alla ribalta nelle ultime settimane, invece, è lo Streptococco beta emolitico di gruppo A (o Streptococcus pyogenes), il più comune agente batterico che determina le faringiti acute batteriche in età pediatrica e non solo.


Quali sono i sintomi dello Streptococco beta emolitico di gruppo A

Siccome la sintomatologia dello Streptococco beta emolitico di gruppo A è molto simile a quella di altre infezioni di origine virale, è fondamentale porre una diagnosi differenziale basandosi su parametri clinico-epidemiologici (solitamente raccolti in “score clinici”) con cui i medici riescono a identificare i soggetti con una maggiore probabilità di infezione da Streptococco beta emolitico di gruppo A: «Innanzitutto, i pazienti hanno generalmente un’età compresa fra i tre e i quindici anni: al di sotto è piuttosto atipico, al di sopra invece è improbabile ma comunque possibile», avverte l’esperto.

Quando si contrae per la prima volta un’infezione streptococcica, infatti, il sistema immunitario produce una serie di anticorpi (rintracciabili con un test sierologico detto titolo antistreptolisinico, o TAS) che restano in circolo a vita, ma non proteggono da tutti i sottotipi (oltre cento) presenti in natura, per cui è possibile riammalarsi. «Gli altri elementi clinici che permettono di sospettare l’infezione sono la febbre, solitamente di grado elevato, il dolore faringeo e alla deglutizione, l’ingrossamento delle tonsille spesso con placche, l’ingrossamento dei linfonodi del collo, l’assenza di tosse e, talvolta, la presenza sul palato molle di petecchie, piccole macchie rossastre».


Come si trasmette lo Streptococco beta emolitico di gruppo A

Come tutte le comuni infezioni del tratto respiratorio, anche questa si trasmette per droplets, cioè attraverso quelle goccioline di saliva più grandi che si emettono starnutendo, tossendo o semplicemente parlando. Generalmente, il periodo di incubazione è di 2-4 giorni e il maggiore pericolo di trasmissione si ha all’apice della sintomatologia.


Perché può essere pericoloso

Anche se nella maggior parte dei casi l’infezione è paucisintomatica (cioè priva di sintomi di rilievo) e autolimitante (si risolve da sola nell’arco di pochi giorni), lo Streptococco beta emolitico di gruppo A va comunque trattato con le opportune terapie per evitare che possa evolvere verso due possibili complicanze.

«Nel breve o medio termine si possono riscontrare delle complicanze suppurative, ovvero legate alla diffusione del batterio ad altre strutture, come gli ascessi peritonsillari o retrofaringei, ma si possono manifestare anche sinusiti, mastoiditi e altre infiammazioni del tratto respiratorio superiore e dei tessuti circostanti», racconta il professor Lo Vecchio. «Per quanto siano possibili infezioni di altri distretti, come quello muscolare, le complicanze più temibili possono manifestarsi a medio-lungo termine e non sono più legate all’infezione in quanto tale, ma alla risposta immunitaria che il batterio scatena nell’organismo anche a distanza di 3-4 settimane dalla fase acuta. Per esempio, si può sviluppare una glomerulonefrite acuta, una malattia infiammatoria che interessa i reni, in particolare i glomeruli, compromettendone la capacità filtrante. Oppure può comparire la febbre reumatica, nota anche come reumatismo articolare acuto, che coinvolge le articolazioni, la pelle, il cuore e, raramente, il cervello».


Come si tratta lo Streptococco beta emolitico di gruppo A

Una volta diagnosticato (generalmente tramite un tampone faringeo, che può sfruttare un test rapido oppure un’analisi colturale in laboratorio), lo Streptococco beta emolitico di gruppo A va trattato con uno specifico protocollo: «Per abbattere il rischio di complicanze a lungo termine, a partire dalla comparsa dei sintomi si hanno nove giorni di tempo per cominciare una terapia a base di amoxicillina, un principio attivo appartenente alla famiglia delle penicilline», racconta il professor Lo Vecchio.

Purtroppo, però, esistono delle forme invasive di infezione (iGas), che possono causare una sintomatologia grave, fino all’insorgenza di polmonite, fascite necrotizzante, infezioni della cute e, raramente, una sindrome da shock tossico, potenzialmente letale. «Diversi organi di stampa europei hanno segnalato un aumento di queste forme invasive, soprattutto in Olanda, Francia, Svezia e Inghilterra, ma è importante evitare allarmismi», conclude l’esperto. «Non serve correre in farmacia per sottoporre i propri figli al tampone faringeo, la cui necessità deve sempre essere stabilita dal pediatra. Infatti, soprattutto in età scolare, è piuttosto frequente lo stato di portatore: ciò significa che un’alta percentuale di bambini risulta positiva al tampone, ma è asintomatica, raramente contagia gli altri, non rischia complicanze e, di conseguenza, non necessita di alcuna terapia». Assumere inutilmente dell’amoxicillina rischia solo di esaurirne le scorte in farmacia, precludendo l’acquisto a chi ne ha davvero bisogno, e di porre le basi per un’antibiotico-resistenza, consentendo la sopravvivenza di microrganismi resistenti a quel farmaco.


Come si previene lo Streptococco beta emolitico di gruppo A

Al momento non esiste un vaccino contro lo Streptococco beta emolitico di gruppo A, per cui l’unica misura preventiva consiste nell’adottare misure cautelative per non contrarre e diffondere l’infezione: lavare regolarmente le mani, osservare una buona igiene respiratoria (coprendo bocca e naso con fazzoletti monouso quando si starnutisce o si tossisce), isolarsi volontariamente a casa se si presentano sintomi attribuibili a malattie respiratorie, evitare il contatto stretto con persone ammalate.

5 aprile 2023

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