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Perché dobbiamo pagare i sacchetti degli alimenti sfusi?

Se lo chiedono in molti consumatori, dopo l’introduzione in Italia della normativa europea che prevede l’obbligo di sacchetti biodegradabili a pagamento per pesare e prezzare le merci sfuse. L’esperto ci spiega come stanno le cose

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risponde il dottor Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente


Dal 1° gennaio 2018, per l’acquisto di alimenti sfusi (frutta, verdure, pane, pesce), è obbligatorio usare sacchetti biodegradabili e compostabili a pagamento.

Sembra una nuova tassa o un sovrapprezzo, ma è solo l’esplicitazione sullo scontrino di un costo che i consumatori indirettamente pagavano già sull’intera spesa: i sacchetti per imballaggio, infatti, sono da sempre a carico dei cittadini, anche prima dell'entrata in vigore della legge di conversione n. 123 del 3 agosto 2017, il cosiddetto Decreto Mezzogiorno, che ha stabilito maggiore chiarezza sullo scontrino.

Ma perché i sacchetti compostabili per la spesa sono a pagamento solo in Italia? Il nostro è il primo Paese europeo che ne ha reso obbligatorio l'utilizzo, non per favorire il monopolio di aziende che li producono, come alcuni sostengono, ma con l’obiettivo di ridurre gli sprechi, rendendo il cittadino più consapevole dei costi di produzione, di distribuzione e di smaltimento.

Le bioshopper, infatti, anche se sono realizzate con materiali rinnovabili di origine vegetale e non inquinanti, hanno comunque un impatto ambientale, soprattutto per via delle etichette con il prezzo, che nella maggior parte dei casi non sono compostabili (per questo motivo non possiamo ancora riutilizzarle per raccogliere i rifiuti organici).

Non possiamo nemmeno riciclare le nuove buste per fare la spesa, per ragioni igieniche, come ha sottolineato una nota inviata alla Gdo dal Ministero dell'ambiente. Insomma, la norma di cui si sta tanto discutendo in questi giorni non sembra al momento risolutiva.

Forse, per ridurre lo spreco a monte, sarebbe efficace una circolare del Ministero che ammettesse l'uso delle retinecome avviene già in alcuni Paesi del Nord Europa.

4 gennaio 2018

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