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Le voci di chi dice: l’omeopatia non è stregoneria

I medici che praticano questa disciplina replicano alle dure accuse contenute nell’ultimo libro del microbiologo Roberto Burioni

credits: iStock



“Una teoria bizzarra e senza senso”. Il microbiologo Roberto Burioni definisce così l’omeopatia nel suo libro fresco di stampa, dedicato proprio al metodo di cura seguito da oltre 9 milioni di italiani. Secondo l’autore, gli studi che affermano l’efficacia dei preparati omeopatici non sono affidabili: «Basarsi su di essi sarebbe come dimostrare l’esistenza di Babbo Natale chiedendolo a un campione di bambini di 4 anni», si legge fra le pagine di Omeopatia. Bugie, leggende e verità (Rizzoli, 208 pagine, 18 €).

Da anni in lotta per difendere la scienza ufficiale, Burioni etichetta tutto il resto, definito come alternativo, non più credibile di Mary Poppins, dei tappeti volanti o di una medaglietta portafortuna. Parole pesanti, senza mezze misure, che non sono piaciute ai medici omeopati. Ecco le repliche di 5 di loro.


Prima di criticarla bisognerebbe conoscerla

Dott. Luigi Torchio, medico omeopata ed esperto di medicina naturale a Torino
«La diatriba tra sostenitori e avversari dell’omeopatia dura da sempre. Nella maggior parte dei casi, si tratta di una guerra ideologica che non è supportata da un’adeguata conoscenza.

In primo luogo, i farmaci omeopatici non sono tutti uguali: a differenziarli è principalmente la diluizione della sostanza attiva di base, che può essere di ordine decimale o centesimale. Nelle prime, il principio attivo è ben presente, al punto che il paziente può avvertirne il sapore, mentre in quelle centesimali vi è la traccia elettromagnetica che quella sostanza ha lasciato durante la preparazione. È questa la teoria che non viene accettata dalla scienza ufficiale, finendo per mettere in discussione l’intero settore e non soltanto le alte diluizioni, certamente più critiche, ma comunque efficaci. Forse, anziché schernire l’omeopatia, bisognerebbe vagliare l’operato dei medici che la utilizzano. Nel suo libro, Burioni cita il caso di due bambini: il primo, di 7 anni, morto in provincia di Pesaro e Urbino a causa di un’otite curata con prodotti omeopatici e non con gli antibiotici; l’altro ucciso da una polmonite a soli 4 anni, anche lui trattato con rimedi alternativi. Il problema sta proprio qui: bisogna scegliere medici competenti in materia, capaci di individuare il trattamento più efficace grazie alla loro preparazione accademica, perché usare i farmaci omeopatici per le patologie minori non esclude ovviamente l’utilizzo dei medicinali tradizionali, specie quando sono indispensabili».


Siamo professionisti, laureati in medicina

Dott. Luca Bertini, medico chirurgo ed esperto di omeopatia a Pontedera, Pisa
«L’omeopata non è uno sciamano, ma un medico che dopo la laurea ha seguito un ulteriore percorso triennale con diploma per approfondire la conoscenza delle cure alternative. Ciò significa che non siamo ciarlatani, ma professionisti a tutti gli effetti.

Burioni sostiene che non esistono studi scientifici attendibili che dimostrino la validità della pratica. Il punto è questo: le attuali sperimentazioni, nate per validare la medicina classica, non tengono conto della capacità di autoguarigione del corpo che l’omeopatia va a stimolare. Ciò significa che al momento non esistono studi scientifici con i criteri di rigore e controllo invocati da Burioni per il semplice fatto che quegli stessi studi non sono adatti per validare l’omeopatia».


La uso da vent’anni con i pazienti oncologici

Dott. Alberto Laffranchi, specialista in radiodiagnostica e radioterapia Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori di Milano

«L’omeopatia cura le malattie acute in base al singolo sintomo, che può variare anche nell’arco di poche ore. Prendiamo una patologa diffusissima come il raffreddore. L’omeopatia ha almeno dieci sostanze per contrastarlo, il cui uso dipende da una serie di dati oggettivi (come il colore della secrezione nasale o la sua densità) e soggettivi (per esempio, la chiusura del naso avviene solo di notte o anche di giorno?). Ecco perché non è facile dimostrare l’efficacia dei farmaci omeopatici con il metodo scientifico tradizionale, concepito per confrontare due sostanze fra loro e non due metodi nella loro globalità. In ogni caso, essere medici significa andare incontro al malato e, qualora i protocolli tradizionali non diano soluzione, valutare strategie differenti tra cui l’omeopatia, senza escluderla a priori e con superficialità.

Personalmente, ho un’esperienza ventennale a contatto con oltre duemila pazienti oncologici, che hanno chiesto volontariamente di essere aiutati anche con l’omeopatia e hanno acquistato di tasca propria i farmaci: queste prescrizioni, scelte perché efficaci e prive di interazioni negative con i farmaci oncologici, li hanno aiutati a regolarizzare i disturbi gastrointestinali, recuperare le forze fisiche, curare le lesioni da raggi X, far risalire rapidamente globuli rossi, bianchi e piastrine, solo per citare i principali risultati ottenuti».


Serve un nuovo metodo di confronto

Dott.ssa Simonetta Bernardini, presidente della Società italiana di omeopatia e medicina integrata
«Nell’ultimo decennio, sono fioriti numerosi lavori di ricerca che avvalorano l’ipotesi chimica dell’omeopatia. Jayesh Bellare, professore di ingegneria chimica in India, ha dimostrato grazie al microscopio elettronico a trasmissione la presenza di un rilevante numero di molecole di principio attivo in tutte le diluizioni omeopatiche. Perciò, se un tempo si parlava di una memoria dell’acqua, sulla base di teorie inverosimili, oggi possiamo dire con certezza che in questi medicinali è presente la sostanza di partenza. Certo, si tratta di piccole dosi, ma sufficienti a dare una risposta terapeutica, come si vede bene nelle ricerche che dimostrano gli effetti dei medicinali omeopatici sui geni cellulari. E invece, nel suo testo, Burioni ironizza sull’omeopatia, attribuendole lo stesso effetto placebo che potrebbero avere la lettura delle poesie di Carducci per contrastare la perdita dei capelli. In realtà, è impossibile parlare di placebo per l’omeopatia, visto che esistono specifici preparati anche per le piante dai risultati sorprendenti: in quel caso, come potremmo giustificarlo?».


I risultati sono incoraggianti

Dott. Elio Rossi, responsabile Ambulatorio di Omeopatia dell’ASL Toscana Nord-Ovest di Lucca


«Il libro di Burioni poggia su un report australiano del 2015, di cui recentemente è stata richiesta l’invalidazione per problemi metodologici. Con l’obiettivo più o meno dichiarato di rimuovere le medicine complementari dalle coperture fornite dai fondi assicurativi sanitari australiani, è stata omessa la pubblicazione dei risultati di una precedente e analoga pubblicazione, datata 2012, eseguita con tutti i crismi e con risultati molto diversi, incoraggianti per l’omeopatia. Ci sono migliaia di medici in Europa che utilizzano ogni giorno con successo e serietà questi trattamenti, etichettati da Burioni come “pseudoscienza”. Eppure i dati raccolti in anni di pratica dimostrano come il ricorso all’omeopatia nelle strutture pubbliche abbia ricadute positive sulla riduzione dell’uso di farmaci convenzionali e dei costi per la salute».


Non va confusa con la fitoterapia

I detrattori dell’omeopatia tendono a confondere questa pratica con la medicina naturale, in particolare con la fitoterapia. In realtà, i fitoterapici – da distinguere anche dai prodotti di erboristeria – sono medicinali il cui principio attivo è una sostanza di origine vegetale, che deriva da piante tradizionalmente usate per curare o prevenire una malattia.


La prescrizione spetta ai medici

Una sentenza della Cassazione del 2007 ha sancito come la prescrizione omeopatica sia affidata solo ai medici chirurghi. In realtà, il paziente può liberamente acquistare questi medicinali anche senza ricetta, come avviene per i comuni farmaci da banco. La questione presenta un’evidente zona d’ombra: qual è il limite tra consiglio professionale del farmacista (ammesso) e diagnosi seguita da prescrizione (non ammessa)? In attesa che la normativa sciolga questo nodo, è bene affidarsi a professionisti preparati. Per trovare quello più vicino al proprio domicilio, si può consultare il registro degli esercenti le medicine non convenzionali disponibile sul sito dei singoli Ordini provinciali dei medici chirurghi e odontoiatri.


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Articolo pubblicato sul n. 50 di Starbene in edicola dal 26 novembre 2019


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