di Gregorio Grassi
Gustosa e salutare, prima di arrivare a tavola la frutta viene sottoposta, in campo o più raramente dopo la raccolta, a trattamenti con fitofarmaci, indispensabili per evitare che venga attaccata da parassiti o funghi. Questo significa che su mele o pere ci possono essere residui di pesticidi. Abbiamo chiesto al professor Gianfranco Romanazzi, docente di Patologia vegetale e Difesa dalle fitopatie presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche, di chiarirci alcuni dubbi e aiutarci a capire se possiamo mangiare la frutta con tranquillità.
Professore, la presenza di residui di pesticidi sulla frutta significa che ci sono rischi per la nostra salute?
«In linea di massima, i rischi sono molto bassi. I controlli, svolti a campione sia dal Ministero della Salute, sia da Legambiente, riportati nel recente report Pesticidi nel piatto, rilevano che meno dell’1% dei prodotti analizzati presenta tracce di fitofarmaci non conformi o in quantità superiori al residuo massimo ammissibile. La frutta che mangiamo viene sottoposta a rigidi controlli e la quantità di fitofarmaci impiegata nei trattamenti rientra nei limiti di sicurezza stabiliti per legge. Queste sostanze, inoltre, si degradano rapidamente, per cui possiamo mangiare senza problemi una fragola, per esempio, qualche giorno dopo il trattamento».
E che dire della frutta tropicale, che in Italia sta attraversando un vero e proprio boom?
«Anche questa è sicura. Sia quella che proviene dalle coltivazioni italiane, sia quella importata, infatti, sono sottoposte ai medesimi test. E per quest’ultima le grandi catene di distribuzione applicano norme interne sui residui di fitofarmaci spesso ancora più limitanti della già restrittiva normativa europea. Così possiamo gustare tutto l’anno frullati, cocktail e smoothy che hanno il sapore dei Tropici. Sotto il profilo ecologico, è comunque sempre preferibile puntare sulla frutta italiana, che giunge sulle nostre tavole tramite emissioni di anidride carbonica nettamente più basse, a causa delle ridotte distanze da percorrere».
Serve lavare la frutta prima di portarla in tavola?
Certamente. Questa resta sempre una buona abitudine, utile a eliminare i residui chimici presenti sulla buccia e che potrebbero passare al frutto anche se lo sbucciamo. È sufficiente aggiungere un po’ di bicarbonato di sodio all’acqua. Il bicarbonato, tra l’altro, aiuta anche a ritardare il deperimento del frutto, nel caso in cui non venga mangiato subito. Ok anche consumare mele, pere e pesche ben lavate con la buccia: contiene fibre preziose e antiossidanti».
E le soluzioni disinfettanti a base di cloro o ipoclorito di sodio?
«Si tratta di una cautela eccessiva, in quanto non serve a eliminare le tracce di fitofarmaci, ma solo a limitare eventuali e poco probabili contaminazione batteriche», conclude l’esperto.
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