La laserterapia nella cura degli effetti collaterali di radio e chemio

Da ricerche e studi pilota arrivano risultati incoraggianti sui benefici della terapia laser nel trattamento di radiodermiti e neuropatie periferiche indotte da radioterapia e chemioterapia per tumore al seno



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Con 55 mila nuovi casi all’anno in Italia, il tumore al seno si conferma la neoplasia più diffusa nell'universo femminile. La buona notizia? La diagnosi precoce e i programmi di screening hanno determinato un significativo aumento della sopravvivenza, che è del 87% a distanza di 5 anni dalla diagnosi. 


Parellelamente, numerose ricerche sono state svolte negli anni per comprendere come ridurre gli effetti indotti da radioterapia e chemioterapia. Nello specifico, due recenti studi hanno confermato come la laserterapia si sia dimostrata efficace nella prevenzione sia della neuropatia periferica causata da chemioterapia, sia della radiodermite acuta nei pazienti con tumore al seno sottoposti a radioterapia in regime ipofrazionato.

Lascia ben sperare lo studio pilota Neurolaser, svolto da un team di ricercatori della facoltà di Medicina della Hasselt University in collaborazione con i medici dei dipartimenti di Oncologia e Neurologia del Jessa Hospital in Belgio, in cui è stato utilizzato il dispositivo MLS® robotizzato di ASA, azienda vicentina specializzata nella produzione di dispositivi laser e magneto in ambito umano. 

Il trial clinico ha coinvolto 32 pazienti, di cui 16 sottoposti a trattamento placebo e 16 a terapia di fotobiomodulazione (PBMT) mediante il dispositivo laser M6. Oltre a confermare l’assenza di effetti indesiderati dell’applicazione della terapia laser e la sua sicurezza, ha fatto emergere come in quest’ultimi l’intorpidimento delle mani e dei piedi siano rimasti sotto controllo (anziché peggiorare come accaduto nel gruppo di controllo) e la qualità della loro vita sia migliorata.

Per confermare l’applicabilità e l’efficacia della terapia laser nella prevenzione delle neuropatie periferiche indotte da chemioterapia serviranno altri studi ma i risultati sono incoraggianti.

Analogo il riscontro ottenuto da altri due studi nella prevenzione della radiodermite acuta nei pazienti con tumore al seno sottoposti a radioterapia in regime ipofrazionato e nella sicurezza del trattamento nel lungo periodo nei pazienti trattati con radioterapia frazionata convenzionale. I risultati hanno evidenziato una minore incidenza delle radiodermiti acute e della desquamazione umida nel gruppo sottoposto a terapia laser rispetto a quello di controllo.

La prevenzione e la gestione della dermatite acuta da radiazioni (ARD) sono state oggetto di analisi anche del gruppo di studio di Oncodermatologia del MASCC (Multinational Association Of Supportive Care In Cancer). Dopo aver esaminato 5173 articoli ed averne selezionati 235, il gruppo ha concluso che la terapia di fotobiomodulazione (PBMT) è tra i trattamenti più promettenti, avendo una migliore efficacia nella prevenzione dell'ARD rispetto alle cure standard e al placebo, in particolare nei pazienti con carcinoma mammario.

Dati confortanti, che aprono a uno scenario in cui, chi combatte contro un tumore al seno, può godere di una qualità di vita sempre migliore.


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