Anziani e assistenza: il piano del Governo per l’invecchiamento attivo

Arrivano i dati Eurostat: entro il 2100 raddoppieranno gli over 80. Preoccupano le malattie legate alla terza età. Cosa prevede il piano per l’invecchiamento attivo



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Più anziani e meno bambini. La tendenza è in corso da tempo, ma i nuovi dati Eurostat confermano: i giovani potrebbero diminuire del 20% a vantaggio, invece, degli ultra 65enni destinati ad arrivare al 17% entro il 2100. Secondo le previsioni dell’Istituto di ricerca europeo, invece, la quota degli over 80 dovrebbe raggiungere il 15%.

In generale si stima che la popolazione del Vecchio Continente scenderà del 6% tra il 1° gennaio 2022 e il 1° gennaio 2100, che equivale a 27,3 milioni di persone in meno. In questo scenario, che si delinea mentre si celebra la Giornata mondiale della Salute (7 aprile), preoccupano le condizioni di salute proprio nella terza età, che è anche quella più vulnerabile.

In aumento le malattie legate al passare gli anni

Da tempo, infatti, si osserva un aumento delle demenze e in particolare della malattia di Alzheimer, che rappresenta il 60-80% di questa famiglia di patologie. È molto rara prima dei 65 anni, mentre l’incidenza cresce col passare degli anni: è al 3% tra i 65 e i 74 anni, per poi passare al 17% tra i 75 e gli 84, arrivando al 32% (una persona ogni tre) negli ultra ottantacinquenni. Colpisce più donne che uomini, ma il dato si spiega anche con il fatto che le donne vivono più a lungo.

«Sicuramente sono tra le patologie più collegate all’invecchiamento della popolazione, insieme alle malattie cardiache come ictus, infarti o problemi di circolazione agli arti inferiori», conferma Giuseppe Pasolini, specialista in Geriatria e Scienze dell’Alimentazione presso l’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento.

«Le demenze diventeranno un enorme problema socioassistenziale, soprattutto adesso che la nostra società è cambiata: non c’è più il supporto del sistema famiglia, i figli spesso non sono più presenti nella vita degli anziani, perché lavorano e spesso vivono in altre città. Bisogna ripensare alle forme di assistenza per gli anziani. Tra l’altro un altro grosso problema che sta emergendo è legato a una sempre più diffusa depressione e solitudine tra gli anziani, che può complicare anche le condizioni mediche», spiega ancora l'esperto.

Cos'è il Piano per l'invecchiamento attivo

Va anche in questa direzione il Piano per l’invecchiamento attivo, che ha ottenuto il via libera da parte del Governo.

Come spiega l’Esecutivo sul proprio sito: «Invecchiamento attivo significa essere attivi o attivarsi in maniera formale o informale in uno o più ambiti della sfera sociale (mercato del lavoro, volontariato, relazioni sociali, educazione permanente, assistenza a familiari con disabilità, fare i nonni, ecc.) o anche personale (attività del tempo libero, hobby, turismo, giardinaggio, musica, ecc.), scegliendo liberamente l’attività o le attività nelle quali impegnarsi, a seconda delle proprie aspirazioni e motivazioni». Da qui l’idea che sia anche un modo per invecchiare in salute.

Cosa prevede il Piano per l'invecchiamento attivo

La legge 33/2023 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale (n.76/30 marzo 2023) contiene una serie di obiettivi previsti dal Pnrr, come il riconoscimento del diritto delle persone anziane alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio; la semplificazione e integrazione delle procedure di valutazione della persona anziana non autosufficiente; si prevede anche la creazione e semplificazione dei “punti unici di accesso” (PUA) diffusi sul territorio e l’istituzione di un cosiddetto PAI, “progetto assistenziale individualizzato”, che indicherà tutte le prestazioni sanitarie, sociali e assistenziali necessarie per la persona anziana.

Servirà a sostenere maggiormente le persone in questa fascia d’età e i loro caregiver, coloro che se ne prendono cura? «È un primo passo, il problema è riuscire a poter fare una programmazione di medio e lungo periodo, almeno sui 10 anni, che però preveda anche interventi che ormai sono urgenti già adesso», dice Pasolini. «Io lo vedo sul territorio: specie nei piccoli centri ormai ci sono situazioni molto complicate. Basti pensare alla digitalizzazione nella sanità, cresciuta con la pandemia: è utile, ma per un 80enne può essere complicato prenotarsi anche solo un esame medico online e questa incapacità spesso lo mette a disagio».

L’importanza della prevenzione

A proposito di demenze e Alzheimer, ha suscitato sorpresa l’annuncio che l’attore Chris Hemsworth ha deciso di prendersi una pausa dal set, dopo aver scoperto – quasi casualmente – di avere una predisposizione genetica all'Alzheimer. La diagnosi è arrivata dopo una serie di test genetici. Rappresentano il futuro o è prematuro affidarsi a questo tipo di indagini ai fini della prevenzione?

«Sono test che è possibile eseguire, ma vanno presi con cautela», risponde il geriatra. «Anche se sono più diffusi negli Usa, ci sono anche in Italia e sono proposti da ditte private, a pagamento. Hanno però ancora dei limiti: per esempio, non sono in grado di dire se la predisposizione alla malattia è relativa a forme senili o pre-senili. Ma, soprattutto, una volta avuta una diagnosi, non è possibile fare nulla in concreto per evitare del tutto la malattia, quindi si rischia di vivere in uno stato di ansia».

I consigli per una terza età attiva e in salute

«Un invecchiamento attivo e in salute presuppone sicuramente che l’individuo scelga di essere attivo. Poi è importante il coinvolgimento e il supporto della famiglia, se sono i figli i primi a esortare il genitore anziano a non uscire di casa per paura che gli possa accadere qualcosa, non è possibile condurre una vita “piena”. Dall’altra occorre anche che l’ambiente esterno sia favorevole: servirebbero città “amiche” degli anziani, mentre oggi non lo sono, specie in periferia. Tuttavia c’è qualcosa che possiamo fare in prima persona», consiglia Marco Trabucchi, psicogeriatra, autore del libro Aiutami a ricordare. La demenza non cancella la vita.

«È importante avere stimoli, soprattutto sociali, incontrare persone e occuparsi degli altri, perché questo fa bene al cervello: l’egoista e il depresso, per motivi diversi, sono persone che invecchiano prima», precisa Trabucchi. «Non dimentichiamo poi l’alimentazione, che deve essere sana: va benissimo la dieta mediterranea, limitando l’alcol. Infine, prendersi cura di sé: uno scompenso cardiaco mal curato, per esempio, abbrevia la vita, e lo stesso vale per il diabete trascurato. Questo non significa essere disperatamente dipendenti dalle pratiche mediche, ma semplicemente seguirle con maturità: insomma, non bisogna pensare solo a dolori o malattie, ma essere responsabilmente attenti alle indicazioni che vengono dai medici».


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