Gozzo

Aumento di volume, spesso visibile, della ghiandola tiroide. Il gozzo è un’affezione estremamente frequente: ne sono affette, secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 200 milioni di persone nel mondo (6 milioni in Italia). Questa malattia è spesso familiare e ha particolare incidenza con l’aumentare dell’età. Tende a colpire più le donne che […]



Aumento di volume, spesso visibile, della ghiandola tiroide.

Il gozzo è un’affezione estremamente frequente: ne sono affette, secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 200 milioni di persone nel mondo (6 milioni in Italia). Questa malattia è spesso familiare e ha particolare incidenza con l’aumentare dell’età. Tende a colpire più le donne che gli uomini. In alcune aree geografiche è particolarmente diffusa (in Italia, in Trentino-Alto Adige, a causa della carenza di iodio).


Cause

Vari tipi di anomalie possono favorire l’insorgenza del gozzo. Un deficit di iodio, costituente indispensabile degli ormoni tiroidei, determina una forma da carenza di iodio. La sintesi degli ormoni tiroidei può avvenire in modo imperfetto a causa di un deficit enzimatico congenito. Anche alcune malattie tiroidee sono responsabili del gozzo: il morbo di Basedow, la tiroidite di Hashimoto e altre tiroiditi.


Sintomi e segni

Il gozzo si manifesta con un gonfiore nella regione anteriore del collo, nella maggior parte dei casi isolato. Talvolta è accompagnato da disturbi conseguenti a un eccesso di ormoni tiroidei (dimagrimento, tachicardia, tremori nel morbo di Basedow), oppure da patologie dovute a un’insufficienza di questi stessi ormoni in alcune forme di tiroidite (ispessimento cutaneo, stipsi, sensibilità al freddo).


Diagnosi

La diagnosi si basa sulla palpazione del collo. Durante l’esame, si valuta la grandezza del gozzo e il carattere vasculare nodulare, più o meno spiccato, ma soprattutto si cercano segni di compressione degli organi limitrofi, ossia disfagia (difficoltà a deglutire), disfonia (modificazioni della voce) o dispnea (difficoltà respiratoria). Talvolta si fa ricorso a un’ecografia cervicale che visualizza i lobi tiroidei e i noduli, precisandone le dimensioni e l’aspetto, che può essere liquido (cisti) o solido. La scintigrafia tiroidea può rivelarsi necessaria per studiare il funzionamento della ghiandola.

Talvolta si procede anche a uno studio citologico dei noduli, mediante agoaspirazione. Infine, il dosaggio degli ormoni tiroidei rivela una loro eventuale variazione.


Evoluzione e trattamento

Se non trattato, il gozzo può restare di dimensioni contenute o crescere in modo regolare, causando segni di compressione. Può inoltre diventare tossico (secernendo quantità eccessive di ormoni tiroidei) e provocare un ipertiroidismo. Il trattamento tiene conto di questa evoluzione e della causa della malattia; si procede dunque a un apporto di iodio esogeno in caso di carenza, a somministrazione di ormoni tiroidei se la sintesi è insufficiente o a tiroidectomia (ablazione della tiroide) parziale in presenza di malattia tiroidea.