Covid: ammalati con vaccino meno contagiosi, l’uomo trasmette virus a cani e gatti, vaccinazione e trombosi

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di Laura Della PasquaLaura Della Pasqua


1. I vaccinati che si ammalano sono meno contagiosi


2. Cani e gatti possono essere contagiati dall'uomo


3. L'impatto del vaccino sul rischio trombosi


1. I vaccinati che si ammalano sono meno contagiosi

Chi da vaccinato si ammala di Covid ha meno capacità di contagiare gli altri, perché sviluppa una carica virale più bassa e un'infettività minore rispetto a chi non si è immunizzato.

La conferma di ciò che era emerso in diversi studi scientifici, è arrivata da una ricerca condotta per oltre un anno da un pool di scienziati svizzeri. La carica virale è la quantità di virus che abbiano nel nostro organismo quando ci ammaliamo. Più è alta e maggiore è la capacità di infettare chi ci è vicino con uno starnuto o semplicemente parlando.

2. Cani e gatti possono essere contagiati dall'uomo

I nostri amici a quattro zampe possono prendere il Covid e a trasmetterlo loro sono proprio gli uomini che hanno contratto il virus.

Secondo quanto fa sapere l'Istituto Superiore di Sanità, “non esistono evidenze che gli animali da compagnia svolgano un ruolo epidemiologico nella diffusione all’uomo del Covid.  Ma i nostri animali possono contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone infette e sviluppare occasionalmente la malattia”.

Secondo uno studio scientifico condotto dall’Università di Utrecht, in Olanda, circa il 20% degli animali domestici, uno su cinque, contrae la malattia dal suo proprietario. I gatti (67%) sono più a rischio dei cani (43%). Dall’esame del sangue di 310 animali di famiglie dove un componente era stato infettato dal Covid, è emerso che un quarto degli animali domestici aveva almeno un sintomo, come perdita di appetito, diarrea, tosse e difficoltà di respirazione. La maggior parte ha presentato la malattia in forma lieve e solo tre casi si sono ammalati in modo grave.

Un sondaggio Aisad (l'Associazione italiana imprese settore animali domestici), rileva che in Italia ci sono 16 milioni tra cani e gatti distribuiti su una popolazione di circa 59 milioni di persone. Dunque una famiglia italiana su tre possiede uno o più cani, la stessa percentuale ha in casa uno o più gatti. L’Istituto superiore di Sanità consiglia di adottare misure precauzionali in casa anche per gli animali, attraverso regole generali di igiene personale come lavarsi sempre le mani prima e dopo il contatto con gli animali e dopo aver pulito la lettiera e/o la cuccia, pulirgli le zampe dopo la passeggiata e prima di rientrare in casa, limitare il contatto col proprio animale se si sospetta di avere il Covid.

trombosi

3. L'impatto del vaccino sul rischio trombosi

Da uno studio, il più ampio mai uscito finora su questo argomento, che ha considerato dati di quasi dieci milioni di persone, emerge come il vaccino abbia esercitato una forte azione protettiva rispetto a trombosi, piastrinopenia e trombosi con piastrinopenia, ben più frequenti in quanti hanno contratto l’infezione senza essere vaccinati.

La ricerca è stata pubblicata a fine novembre 2022 su Nature Communications, una delle riviste più quotate al mondo. Gli scienziati hanno evidenziato che il rischio relativo per eventi tromboembolici era di sette volte maggiore fra i pazienti infettati con Covid rispetto alla popolazione generale, mentre per l'embolia polmonare il rischio saliva addirittura a oltre 12 volte in questi pazienti. Per contro, la possibilità di un evento avverso di questo tipo era di 1,12 volte fra i vaccinati rispetto alla popolazione generale pre-pandemia.

Per quanto riguarda gli effetti avversi dei vaccini, Giampiero Avruscio, primario di angiologia presso l'Azienda ospedaliera di Padova, afferma che ciò non deve stupire “dal momento che la risposta immunitaria, che sia indotta da un virus o da un vaccino, comporta variazioni nella coagulazione. La trombocitopenia, in particolare, è stata segnalata anche in altre vaccinazioni: contro l’influenza, la parotite, l’epatite, il morbillo. L’aspetto più interessante è che si dimostra chiaramente che in una situazione come quella in cui ci trovavamo, con un virus pericoloso in circolazione, il vaccino ha esercitato un’azione protettiva rispetto a questo genere di eventi”. Quindi se la popolazione vaccinata si fosse contagiata prima di ricevere una dose, avrebbe avuto un rischio molto maggiore di incorrere in eventi tromboembolici.

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