Covid: la nuova variante Omicron, quanto dura il Long Covid, il test che misura l’immunità

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di Laura Della PasquaLaura Della Pasqua


1. Cosa sappiamo della nuova variante Omicron?


2. Quanto durano gli strascichi del long Covid?


3. Esiste un test per misurare l'immunità e la copertura del vaccino?


1. Cosa sappiamo della nuova variante Omicron?

I contagi hanno ripreso a correre. Gli ultimi dati segnano una progressione di oltre il 47% e un tasso di positività medio del 18%. Si teme l’arrivo di un'ondata estiva. A spingere verso l’alto la curva è la sottovariante Omicron BA5, più contagiosa delle sue “sorelle”, a causa di almeno due mutazioni che le permettono di legarsi alle cellule umane in modo più efficace. Inoltre, trova un punto di forza nella graduale perdita di efficacia dei vaccini. I casi più numerosi erano stati segnalati inizialmente in Portogallo, ma si sono rapidamente diffusi in tutta Europa e ora stanno dilagando anche nelle nostre regioni. Cosa sappiamo della nuova Omicron? Secondo i virologi è meno grave rispetto a Delta, la prima forma di Covid di cui abbiamo conosciuto gli effetti mortali all’inizio della pandemia e l’infezione tende a focalizzarsi nelle alte vie respiratorie determinando faringi-tonsilliti. Non scende nei polmoni. Grazie al suo mutamento genetico, riesce a colpire più facilmente a legarsi alle cellule umane e a neutralizzare l’immunità prodotta dai vaccini e dalle precedenti infezioni. La nuova variante è molto contagiosa, chi è infettato può trasmettere il virus anche a 18 persone. I sintomi sono raffreddore e mal di gola molto forti, accompagnati da febbre alta e dolori muscolari.

I casi gravi sono una minoranza perché il vaccino continua a essere uno scudo importante. I virologi raccomandano di non abbassare la guardia e di osservare le precauzioni alle quali siamo abituati, prima di tutto l’uso della mascherina nei luoghi chiusi e quando si sono assembramenti di persone.

2. Quanto durano gli strascichi del long Covid?

Quasi la metà di coloro che si sono ammalati con la prima ondata del Covid, continuano ad avere i disturbi anche a distanza di due anni. Non possono dire di essere guariti completamente. È quanto emerge da uno studio cinese pubblicato su Lancet Respiratory Medicine. C’è però un segnale positivo nel senso che comunque gli strascichi dell’infezione regrediscono nel tempo. I sintomi più frequenti sono stanchezza, facile affaticamento muscolare, disturbi del sonno, fiato corto, dolori articolari, vertigini, palpitazioni. A livello psicologico, il 12% dei pazienti, manifesta ancora a due anni dalla guarigione, stati d’ansia e depressione. Nella stessa percentuale si sono rilevati disturbi della respirazione con il fiato corto. Chi ha questi effetti ha un rischio quasi quattro volte superiore agli altri di avere problemi di mobilità. Dall’osservazione che ha generato questo studio, emerge che le donne in età avanzata sono più a rischio per i disturbi e per la loro persistenza nel tempo. La domanda alla quale bisognerà dare una risposta in futuro è se le varianti del virus che si sono succedute, saranno responsabili di long Covid di tale gravità e di così lunga durata.

vaccini effetti collaterali

3. Esiste un test per misurare l'immunità e la copertura del vaccino?

La durata della copertura del vaccino è uno dei grandi quesiti della guerra contro il Covid. Come si fa a sapere se l’immunità persiste e in che misura? Un pool di ricercatori dell’Università di Medicina di New York del Monte Sinai ha messo a punto un test rapido, che in meno di 24 ore, è in grado di misurare l’entità e la durata dell’immunità, in particolare negli individui vulnerabili. Lo studio è stato pubblicato su Nature Biotechnology.

Il tampone consentirebbe di verificare l’efficacia dei vaccini sulla popolazione in modo da poter programmare nuovi piani di vaccinazione. Uno degli autori senior dello studio, Ernesto Guccione, professore di Scienze oncologiche e Scienze farmacologiche, ha spiegato che soggetti vulnerabili “non sempre sviluppano una risposta anticorpale ed è quindi fondamentale misurare l’attivazione dei linfociti T per valutare l’intera portata dell’immunità”. Il test messo a punto dagli studiosi misura proprio la risposta dei linfociti T, che sono responsabili della risposta immunitaria dell’organismo all’infezione o alla vaccinazione e aiutano a proteggere dagli esiti gravi. Uno studio israeliano ha messo in evidenza già nel 2021 il progressivo esaurirsi della copertura del vaccino a cominciare dal sesto mese successivo alla puntura. Pertanto riuscire a monitorare il grado di immunità di una popolazione a fronte delle nuove varianti (Omicron è in grado di neutralizzare gli anticorpi) consente di programmare meglio le campagne di rivaccinazione. 

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