Covid: vaccinarsi da positivi, quali farmaci per gli asintomatici, contagi in vacanza

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di Laura Della PasquaLaura Della Pasqua


1. Quali farmaci devono usare i positivi asintomatici o le persone con pochi sintomi?


2. Cosa succede se mi vaccino mentre è in corso l'infezione da Covid?


3. Cosa fare se si prende il Covid durante una vacanza?


pillole, medicinali, farmaci

1. Quali farmaci devono usare i positivi asintomatici o le persone con pochi sintomi?

«Il soggetto positivo asintomatico che ha fatto il booster, cioè la terza dose del vaccino, deve rimanere in quarantena per 7 giorni, dopodiché è libero di uscire di casa se risulta negativo a un test molecolare o antigenico. Attualmente si sta discutendo tra Governo e Regioni per ridurre a 5 giorni la quarantena per chi è positivo e non ha sintomi con l’abolizione anche dell’obbligo di un tampone alla fine dei cinque giorni. I farmaci vengono somministrati quando ci sono sintomi. Quindi, in assenza di sintomi, basta la quarantena. Al massimo si può assumere un integratore, se ci si sente deboli». È quanto spiega il farmacologo Filippo Drago, Ordinario di Farmacologia presso l’Università degli Studi di Catania. Che annuncia una svolta nella prevenzione contro l’infezione da Covid, ma destinato solo a casi particolari. «È in arrivo un anticorpo di Astrazeneca che si usa in via preventiva per i soggetti a rischio soprattutto malati oncologici che non hanno contratto il virus ma sono venuti a contatto con soggetti positivi. Sono pazienti ospedalizzati per altre patologie e quindi a rischio. Il farmaco si somministra per via intramuscolare».


Professor Drago, cosa accade, invece, ai pauci-sintomatici, cioè a coloro che manifestano pochi sintomi?

In caso di febbre è utile il paracetamolo e se ci sono dolori va somministrato un antinfiammatorio. Molti medici prescrivono il cortisone nei primi giorni dell’infezione ma è sbagliato. C’è il rischio di aggravare l’infezione virale. Il cortisone, infatti, abbassa le difese immunitarie e favorisce la diffusione del virus. Questo farmaco semmai va usato in una fase successiva in presenza di una infiammazione globale, quando la virosi si è espansa. Utile è l’eparina nella fase iniziale in cui si manifesta il contagio, da somministrare con una dose preventiva e successivamente aumentando la dose. L’eparina previene l’insorgenza di malattie vascolari. La polmonite da Covid colpisce l’endotelio dei bronchi.

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2. Cosa succede se mi vaccino mentre è in corso l'infezione da Covid?

La variante Omicron spesso contagia senza che nel soggetto si manifestino sintomi. Quindi potrebbe accadere che la vaccinazione avvenga mentre è in corso l’infezione da Covid. Cosa accade in questo caso? Ci sono rischi o controindicazioni? Potrebbero svilupparsi delle reazioni? Abbiamo girato queste domande all’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud Italia della Fondazione italiana di Medicina Personalizzata.

Per semplificare l'esperto ha redatto un piccolo vademecum comportamentale.

  • Se una persona è contagiata e ha evidentemente sintomi, è opportuno che rinvii la vaccinazione per evitare che, su un sistema immunitario impegnato a combattere l’infezione in corso, possa gravare un ulteriore stimolo in grado di “affaticare” un comparto già occupato in altre mansioni;
  • Se una persona è contagiata, dunque positiva al tampone, ma senza sintomi, può sottoporsi a vaccinazione per potenziare le proprie difese già nell’immediato.
  • Per le stesse ragioni, se una persona ha avuto notizia di essere entrata in contatto con un positivo ma è asintomatica, si può vaccinare tranquilllamente a prescindere dall’effettuazione di un eventuale tampone.


Chi ha l’influenza può vaccinarsi?

Vale quanto già detto a proposito dell’infezione da SARS Cov-2. Non c’è alcuna segnalazione di rischi particolari in coloro che, da inconsapevoli infetti da influenza, si sottopongono a vaccinazione anti-Covid, tanto più in caso di somministrazioni successive alla prima puntura. D’altro canto, nel caso in cui i sintomi siano assenti o molto sfumati, è assai difficile accorgersi di essere portatori di un’eventuale infezione virale. Diverso sarebbe se, invece, l’infezione dovesse oggettivamente manifestarsi con febbre, tosse o altra sintomatologia tipica delle virosi respiratorie».

Se ci si vaccina da positivi asintomatici si possono avere reazioni al vaccino?

Considerato che è pressoché impossibile, senza eseguire il tampone, assicurarsi di essere stati contagiati quando manca una sintomatologia chiara ed importante, suggerisco di non lasciarsi fuorviare da presunti rischi di reazioni avverse che, stando ai dati ufficiali disponibili oramai da più di un anno, si limitano a percentuali di zero con decimali, e che nei bambini, immunologicamente più “allenati” degli adulti proprio in forza dei vaccini, sembrano del tutto assenti. Ricordo che per il medico conta il rapporto prevalente del beneficio sul danno e, dinanzi ad una pandemia con milioni di morti in tutto il mondo, credo che non sia intelligente aggiungere altro.

Il positivo asintomatico, se dopo il vaccino fa il test antigenico che rivela la presenza di Covid, deve restare a casa?

Su questo punto ci sono precisi indirizzi governativi. Il vaccinato con tre dosi, se asintomatico e a prescindere dalla vaccinazione effettuata, dovrà avviare e concludere un isolamento fiduciario della durata di 7 giorni trascorsi i quali potrà ripetere il test, a casa in autogestione. Se l’esito del tampone è negativo si potrà accedere alle procedure di fine isolamento e dunque condurre una vita normale fuori di casa esibendo, in caso di controlli, il certificato del test negativo che intanto la struttura sanitaria competente avrà fornito.

Bisogna fare il test antigenico prima della vaccinazione?

Molto dipende dai sintomi. Se sono rilevanti, si può fare un tampone che tuttavia, come ben sappiamo, fotografa un momento, una situazione temporalmente limitata e certamente non in grado di fornire proiezioni predittive tali da escludere un’eventuale incubazione del Covid. Può succedere, infatti, che questo si manifesti nelle ore successive all’esecuzione del tampone originariamente rivelatosi negativo perché praticato in una fase troppo precoce dell’infezione. Sono i limiti di un “tamponamento” non sempre in grado di fornire le giuste informazioni, tanto più se praticato attraverso test antigenici rapidi cromatografici, solo qualitativi, capaci di dirci poco o nulla.

rientro dalle vacanze

3. Cosa fare se si prende il Covid durante una vacanza?

Ammalarsi di Covid durante una vacanza può creare una serie di problemi non solo per la cura dell’infezione ma anche per la logistica. Basta qualche sintomo, un tampone con esito positivo e un soggiorno in albergo rischia di trasformarsi in un incubo. A cosa va incontro, dal punto di vista organizzativo, chi si ammala? Abbiamo girato la domanda al direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara.

Cosa prevede la normativa per un ospite d’albergo che risulta positivo al Covid?
Le persone che sono state a stretto contatto con una persona risultata positiva al test devono mettersi in quarantena. La quarantena può essere trascorsa anche nella camera d'albergo.
Diverso è il caso della persona che risulta positiva al coronavirus durante il soggiorno in albergo.
Sino a oggi, gli alberghi hanno cercato di venire incontro alle esigenze degli ospiti, consentendo il prolungamento del soggiorno in condizioni di isolamento. L'ospite rimaneva in camera, il personale dell'albergo - adottando le opportune precauzioni - provvedeva a portargli i pasti e ad assicurare le pulizie, il cambio biancheria, etc.
Ma, a partire dal 10 gennaio scorso, possono pernottare in albergo solo le persone munite di super green pass. Quindi, a stretto rigor di termini, il soggiorno deve essere interrotto. Con l'avvertenza che in taluni casi è più facile a dirsi che a farsi.

Quali sono i problemi?
Si pensi, ad esempio, al turista che viaggia in treno o in aereo o in nave: senza super green pass non può tornare a casa. E se si tratta di uno straniero che proviene da oltreoceano non si può nemmeno pensare a soluzioni alternative (ad esempio, affittare un'automobile). Ancora più complicato il caso di coloro che hanno la propria dimora abituale presso una struttura ricettiva (ad esempio, i lavoratori fuori sede). Confidiamo che prevalga la ragionevolezza e che arrivi presto un chiarimento ufficiale che consenta il prolungamento del soggiorno, ovviamente rispettando l'obbligo di isolamento. Se nella località è disponibile un covid hotel, l'interessato potrà chiedere il trasferimento in quella struttura. La richiesta va rivolta all'autorità sanitaria locale. I recapiti possono essere richiesti alla reception.

Se l’ospite deve fare la quarantena in albergo e la sua camera è stata prenotata per un altro cliente, cosa accade?
Allo scadere del periodo previsto dalla prenotazione, la camera deve essere liberata. L’albergatore, a propria discrezione, può consentire il prolungamento del soggiorno, sempre che la camera non sia stata già prenotata da un altro ospite, o proporre una sistemazione alternativa, se disponibile, eventualmente avvalendosi della collaborazione di un collega.

Il prolungamento del soggiorno per la quarantena comporta il pagamento della camera a prezzo pieno?
Sì, chi soggiorna in albergo è tenuto ovviamente al pagamento del prezzo della camera e degli altri servizi utilizzati.

In caso di partenza anticipata, ci sono penali?
Di norma è previsto il pagamento per tutto il periodo prenotato. Ma durante la pandemia gli alberghi hanno adottato politiche di massima flessibilità, ad esempio prevedendo l'emissione di voucher che consentono all'ospite di recuperare in un altro periodo i giorni non utilizzati.

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