Autosorveglianza, isolamento e quarantena, Omicron e influenza, quarta dose sì o no

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di Laura Della PasquaLaura Della Pasqua


1. Autosorveglianza, isolamento e quarantena. Quali sono le differenze


2. Omicron è davvero come un'influenza?


3. Quarta dose: sì, no, forse


Influenza e raffreddore

1. Autosorveglianza, isolamento e quarantena. Quali sono le differenze

A partire dal 1° gennaio 2022 sono in vigore le nuove regole sulla quarantena a seguito di contatti con persona positiva al virus. Ecco come regolarsi in base alla circolare del Ministero della salute.


A chi si applica l’autosorveglianza

L'autosorveglianza riguarda i vaccinati con terza dose, i vaccinati con ciclo completo di due dosi da 120 giorni o meno e i guariti dal Covid da meno di 4 mesi. Se costoro sono entrati in contatto con un soggetto affetto da Covid e non presentano i sintomi tipici dell’infezione, non devono mettersi in quarantena né aspettare il risultato di un tampone per uscire di casa. È obbligatorio indossare la mascherina Ffp2 fino al decimo giorno successivo all’ultima esposizione al soggetto positivo al Covid. Al quinto giorno successivo alla data del contatto con il soggetto positivo, bisogna fare un test antigenico o molecolare. Il tampone va fatto comunque alla prima comparsa di sintomi.


Cosa si può fare durante l’autosorveglianza

Occorre monitorare con attenzione il proprio stato di salute per verificare l’eventuale comparsa di sintomi. Se questi non ci sono, si può uscire liberamente di casa e andare ovunque, dal lavoro, al supermercato, alla palestra. Ma sempre indossando la mascherina Ffp2 (non quella chirurgica o simili).


Quando fare il test

Appena compaiono alcuni sintomi che potrebbero far pensare all’infezione da Covid, bisogna effettuare il test antigienico rapido o molecolare. Se si è ancora sintomatici, bisogna ripeterlo al quinto giorno successivo al contatto con il soggetto positivo. Se il test è effettuato in certi privati abilitati, bisogna trasmettere alla Asl il risultato negativo, anche online, per porre fine al periodo di auto sorveglianza.


Quarantena preventiva ai non vaccinati o parzialmente vaccinati

Per i non vaccinati o che non hanno completato il ciclo vaccinale primario (hanno fatto una sola dose) o lo hanno fatto da meno di 14 giorni, continua a essere obbligatoria la quarantena di 10 giorni dal contatto con positivo. Al termine di questo periodo, per uscire dall’isolamento, serve l’esito negativo di un test antigenico o molecolare.


Quarantena preventiva ai vaccinati, quanto dura

Quarantena di 5 giorni e poi test negativo per chi ha completato il ciclo primario da più di 120 giorni, o ha comunque il green pass rafforzato ed è asintomatico. Obbligo di test molecolare o antigenico negativo al quinto giorno.


Isolamento

Con l’isolamento si vogliono separare le persone affette dal Covid da quelle sane per prevenire la diffusione del virus.

Coloro che sono contagiati e hanno effettuato la terza dose o hanno completato il ciclo vaccinale da meno di 120 giorni, in base alle nuove norme devono stare in isolamento 7 giorni purché siano sempre stati asintomatici o risultino asintomatici da almeno 3 giorni e a condizione che al termine di tale periodo abbiano l’esito negativo di un test molecolare o antigenico.


In Emilia Romagna test fai-da-te per inizio e fine isolamento

È iniziato per i cittadini emiliano-romagnoli l’autotesting, ovvero l’esecuzione di un test antigenico rapido nasale a domicilio. Si acquista in farmacia. Lo possono fare solo i vaccinati con terza dose e asintomatici. Se l’esito è positivo occorre caricare la foto con il risultato sul Fascicolo sanitario elettronico e così facendo il periodo di isolamento inizia immediatamente. Dopo 7 sette giorni bisogna fare un altro test sempre in casa. Se l’esito è negativo basta inserirlo sullo stesso sito per certificare la guarigione. 


Quarantena

Per chi è sintomatico: 10 giorni di isolamento dall’inizio dei sintomi, poi tampone molecolare o antigenico negativo eseguito dopo almeno 3 giorni dalla fine dei sintomi. 

Per chi è asintomatico: 10 giorni di isolamento a partire dal test positivo, poi tampone molecolare o antigenico negativo. Per chi è vaccinato con terza dose o con seconda dose da meno di 120 giorni, l’isolamento è ridotto a 7 giorni.

Coronavirus

2. Omicron è davvero come un'influenza?

La variante Omicron si manifesta in maniera meno pesante di Delta, soprattutto per i vaccinati con terza dose. Si è aperto un dibattito se può essere considerata alla stregua di una influenza. La Spagna sembra che voglia seguire questa linea abbassando la guardia. È una posizione giusta o si rischia di fare un passo falso, nel momento della massima diffusione del virus? A fine mese, secondo gli scienziati, dovremmo raggiungere il picco dei contagi. Ne parliamo con il Professor Carlo Signorelli, Ordinario di Igiene presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.


Professor Signorelli, dobbiamo preoccuparci per Omicron?

Si tratta di una variante del SARS-CoV-2 che, a differenza delle altre, è più contagiosa ma meno aggressiva. È ancora presto per poter dire se il virus stia attenuando la sua virulenza e se quindi è possibile abbassare la guardia, cambiando radicalmente il nostro approccio preventivo.


Come si cura Omicron per chi rileva il virus con tampone, ma è asintomatico e costretto alla quarantena?

Il tampone rapido o molecolare non ci dice di che variante si tratti. È necessario eseguire i cosiddetti sequenziamenti, che richiedono sofisticate tecniche di laboratorio. Oggi, quindi, noi dobbiamo trattare tutti i positivi allo stesso modo, anche perché sappiamo che è ancora in circolazione la più temibile variante Delta.


Qual è la copertura dell’attuale vaccino su Omicron?

I dati disponibili indicano una buona protezione da forme gravi per i vaccinati con tre dosi. Purtroppo, i cicli vaccinali non proteggono dal rischio di infezione per cui bisogna sempre mantenere comportamenti virtuosi nei rapporti sociali: mascherine, distanziamento e igiene personale.


Sta per arrivare un vaccino Pfizer specifico per Omicron. Non rischia di essere già superato? Poi l’Ema (Agenzia europea per i medicinali, ndr) è cauta su una quarta dose

Questo vaccino andrà testato e valutato nel contesto. Chi ci dice che tra qualche mese non arrivi una variante del SARS-CoV-2 con caratteristiche diverse? Per il momento consideriamo il fatto positivo: i vaccini utilizzati proteggono dalle forme gravi.

Vaccini

3. Quarta dose: sì, no, forse

Israele, che nella vaccinazione ha fatto da apripista mondiale, ha già cominciato con la somministrazione della quarta dose a determinate categorie di soggetti. Ma non tutti sono d’accordo su richiami vaccinali a distanza così ravvicinata. Il dibattito è appena iniziato. Pure in Israele alcuni membri del comitato scientifico consultivo del governo hanno espresso perplessità. Il gruppo di esperti che consiglia l'esecutivo israeliano, pur riconoscendo che i potenziali benefici del booster superano i rischi, ha comunque detto che potrebbe causare un “affaticamento" del sistema immunitario, depotenziando la capacità di contrastare gli attacchi del Covid. Quindi la quarta dose a distanza ravvicinata dalla terza avrebbe la conseguenza paradossale di "indebolire l'immunità" dei vaccinati. Ecco le ultime tesi a confronto.


Cosa dice l’Ema (Agenzia europea per i medicinali)

Marco Cavaleri, farmacologo, responsabile per i vaccini dell’Agenzia europea per il farmaco, è stato chiaro: “Non possiamo continuare a dare dosi di richiamo ogni tre o quattro mesi”. Il rischio è di avere “potenzialmente problemi con la  risposta immunitaria che potrebbe non essere così buona come vorremmo che fosse. Quindi dovremmo fare attenzione a non sovraccaricare il sistema immunitario con ripetute immunizzazioni”. 


Cosa dice l’Oms

Secondo gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità la soluzione sarebbero vaccini specifici contro la variante Omicron anziché “una strategia di vaccinazione basata su richiami ripetuti dei vaccini attuali, la quale ha poche possibilità di essere appropriata o sostenibile”.


L’immunologo Guido Forni dell’Accademia dei Lincei

"Esiste un termine tecnico che si chiama exhaustion o sfinimento del sistema immunitario. È improbabile che accada con Sars-Cov2, ma esistono casi in cui, dopo tante stimolazioni, i linfociti T prodotti dai vaccini smettono di funzionare correttamente. È come se le nostre difese fossero sfinite". L'exhaustion non avverrà premsumibilmente con il coronavirus, secondo Forni, "perché l'antigene che usiamo per i vaccini, la proteina spike, stimola il sistema immunitario in modo blando. Lo vediamo dal calo rapido della protezione. Ma saranno necessari studi per controllare il fenomeno.


I consiglieri scientifici del governo della Gran Bretagna

I consulenti del premier Boris Johnson, riuniti nel Joint Committee on Vaccination and Immunisation, ritengono che la quarta dose non sia necessaria, almeno per il momento. Sottolineano che a tre mesi dalla somministrazione del booster, infatti, per coloro che hanno più di 65 anni e dunque sono considerati soggetti fragili, la protezione contro il ricovero e la morte è pari al 90%. È da considerare, però, che quella contro il contagio e lo sviluppo di sintomi di gravità lieve o media è calata al 30%. Gli scienziati londinesi ritengono che la quarta dose non sia una “necessità immediata. I tempi e la necessità di ulteriori dosi di richiamo continueranno a essere rivisti man mano che i dati si evolvono”.


Cosa dicono i produttori di vaccini

Per Stéphane Bancel, Ceo di Moderna (con Pfizer uno dei due produttori di vaccino mRna), la quarta dose diventerà necessaria probabilmente nell’autunno 2022. La sua tesi si basa sulla considerazione che l'efficacia della dose booster è destinata a diminuire nel corso dei mesi, come è accaduto dopo le 2 dosi del ciclo ordinario di vaccinazione. “Sarei sorpreso di ricevere nelle prossime settimane dati in base ai quali" la dose booster "tenesse bene nel corso del tempo”.

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