Covid: stanchezza cronica e arginina, disturbi cognitivi, calo del business dei vaccini

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di Laura Della PasquaLaura Della Pasqua


1. Stanchezza cronica e deficit di arginina


2. Disturbi cognitivi anche a distanza di un anno


3. Si sgonfia il business dei vaccini


1. Stanchezza cronica e deficit di arginina

La stanchezza cronica del post Covid sarebbe dovuta a un deficit di arginina, un aminoacido prodotto dal nostro organismo. Secondo una ricerca tutta italiana, realizzata da un gruppo di studiosi coordinati da Francesco Landi, direttore del Dipartimento di Scienze dell’invecchiamento ortopediche e reumatologiche del Policlinico Gemelli di Roma, il virus crea un'alterazione del metabolismo dell’arginina.

Nei pazienti con long Covid, infatti, sono stati riscontrati livelli molto bassi dell’aminoacido. Ripristinare i valori di arginina potrebbe rappresentare una nuova strategia integrativa efficace contro la ‘fatigue’ da Long Covid, che può essere associata a disfunzioni immunitarie e vascolari, che a loro volta aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

2. Disturbi cognitivi anche a distanza di un anno

Il Covid provocherebbe alterazioni del cervello riscontrabili anche a distanza di molti mesi dall’infezione. Una ricerca condotta su sette pazienti ricoverati per Covid, coordinata dall'Università degli Studi di Milano e condotta in collaborazione con il Centro Aldo Ravelli della Statale, l'Asst Santi Paolo e Carlo e l'Irccs Auxologico, ha rilevato che a distanza di un anno dalle dimissioni presentavano ancora disturbi cognitivi rilevati da specifici test neuropsicologici. Questi volontari sono stati esaminati con la metodica di tomografia a emissione di positroni (Pet) per valutare l'attività metabolica di specifiche aree del cervello.

Dai referti è emerso che tre pazienti avevano un ridotto funzionamento delle aree temporali (sede della funzione della memoria), del tronco encefalico (sede di alcuni circuiti che regolano l'attenzione e l'equilibrio) e delle aree prefrontali (che regolano l'energia mentale, la motivazione e, in parte, il comportamento).

3. Si sgonfia il business dei vaccini

Il Covid sta regredendo, gli ospedali non sono più in emergenza e la vaccinazione è seguita quasi essenzialmente da anziani e fragili. Questo vuol dire per le case farmaceutiche attive nei prodotti di contrasto al virus, fare i conti con la nuova realtà. Quindi un calo del fatturato. Pfizer, il colosso americano, prevede una forte flessione delle vendite nel 2023 a causa dell'allentamento dell'emergenza pandemica e dei ridotti contributi del suo vaccino e della medicina antivirale: dal livello record di 100,3 miliardi di dollari di ricavi del 2022 Pfizer quest’anno scenderà parecchio e non stima di andare oltre i 67-73 miliardi di dollari. Anche sugli utili l’azienda ha sforbiciato molto e dal livello record di 6,58 dollari ad azione del 2022, scenderà a 3,25-3,45 dollari, ben al di sotto delle attese degli analisti, che sono di 4,42 dollari ad azione. Pfizer fa sapere che le vendite del suo vaccino e del suo antivirale scenderanno rispettivamente dai 37,8 e 18,9 miliardi di dollari del 2022 a 13,5 e 8 miliardi di dollari di quest'anno.

Un crollo del 64%, per un valore di circa 13,5 miliardi di dollari, mentre quelle dell’antivirale Paxlovid caleranno del 58%, per un valore di circa 8 miliardi di dollari.

L’impatto della regressione della pandemia si farà sentire anche su Moderna che quest’anno, si stima, dovrebbe registrare un calo delle vendite intorno al 62-63%.

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