Jasmine Paolini: «Mi sono sempre sentita all’altezza»

La tennista toscana, trionfatrice a Roma e a Parigi (in doppio), racconta come ha saputo resistere alle critiche e ai pregiudizi nei confronti del suo fisico. Tanto da diventare un’ambasciatrice dell’autostima per le giovani sportive



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"Tante volte mi sono state rivolte critiche sul mio aspetto fisico. Mi dicevano che ero troppo bassa per il tennis di alto livello. Ma io sono sono sempre andata avanti per la mia strada, mi sono focalizzata sulle mie qualità cercando di vedere sempre il lato positivo di ogni cosa. È questa la mia forza, che cerco di trasmettere a chi fa sport, soprattutto alle ragazze. La sfida è dare sempre il massimo, migliorare costantemente ma con profonda serenità. Nessuno può dire dove il viaggio mi porterà ma io continuo”. Parole della campionessa del tennis internazionale Jasmine Paolini, ambassador della campagna #KeepHerConfident lanciata da Dove, brand di Unilever, per promuovere l’autostima nelle giovani ragazze nel mondo dello sport con il programma Body Confident Sport.

L’obiettivo? Fornire ad allenatori e insegnanti di educazione fisica un supporto concreto per personalizzare l’allenamento e ispirare la fiducia nelle loro ragazze. Un programma che In Italia, dal 2019 ha già coinvolto complessivamente circa 1,8 milioni di bambine e bambini. Jasmine è esempio concreto di come l’autostima e la fiducia in se stessi contino nel percorso di una giovane atleta.


Le è mai capitato di trovarsi davanti un’avversaria più alta e prestante e provare una sensazione di debolezza?

Non mi soffermo mai sull’aspetto fisico delle altre tenniste. Piuttosto, penso a cosa fare sul campo, alle mie abilità, a come posso mettere in difficoltà la mia avversaria. Non vado dietro alla differenza di statura, mi concentro sui miei punti di forza. Siamo in un’epoca in cui si giudicano troppo le persone dall’aspetto fisico. C’è un’esasperazione.


Cosa l’ha spinta a diventare testimonial di questa campagna?

Ho subito trovato il progetto molto interessante. I dati sull’abbandono dello sport da parte delle ragazze per mancanza di fiducia mi hanno lasciata perplessa. Non sapevo che questo fenomeno fosse così marcato. Spesso si pensa che una giovane lasci lo sport perché le manca la voglia, oppure punta a focalizzarsi sullo studio. Ma in realtà può anche essere perché non ci si sente a proprio agio con il corpo. Quindi a livello comunicativo possiamo fare tanto.


Lei dà l’impressione di essere molto sicura di sé. Ci sono stati momenti in cui ha vacillato o sperimentato personalmente il peso delle critiche sul proprio corpo?

Ci sono stati, e ci sono tutt’ora, momenti in cui subisco le critiche ma cerco sempre di parlare bene a me stessa, vedere i lati positivi, esaltare le mie qualità. Cerco di trovare un equilibrio, di non essere troppo autocritica. Se gli altri ti giudicano e tu a tua volta ti giudichi, diventa dura.


Questo equilibrio fa parte del suo carattere o hanno contribuito i suoi genitori e l’allenatore?

Ho lavorato tanto per raggiungere una stabilità emotiva. Mi sono servita dell’aiuto di una psicologa che è stata molto importante. Credo di essere una persona riflessiva, cerco di capire cosa mi fa stare bene ed evito di soffermarmi troppo sulle critiche. Non si può essere perfetti. Si tratta di un lavoro continuo che faccio con me stessa.


Lo sport aiuta a creare maggiore sicurezza in se stessi o, proprio perché è competizione, enfatizza lo spirito agonistico, provocando anche frustrazione?

Molto dipende da come l’attività sportiva viene vissuta e da come te la fanno vivere. A me ha dato tanto a livello di autostima: quando fin da piccola partecipavo ai tornei avevo il desiderio di vincere e, se succedeva, mi sentivo gratificata. Al contrario, però, quando non centravo l’obiettivo riuscivo comunque a vivere le sconfitte con serenità. Questo anche grazie alla mia famiglia.


Quanto sono importanti i genitori in un approccio sereno all’attività sportiva e per superare eventuali critiche al proprio aspetto fisico?

La mia famiglia mi ha fatto vivere lo sport sempre in modo equilibrato. So bene cosa può accadere ai ragazzi che partecipano a un torneo pieni di entusiasmo, ma magari perdono. E se alla delusione personale si aggiunge quella dei genitori si crea un senso di oppressione che potrebbe spingerli a mollare lo sport, anche se piace loro.


L’aspetto fisico, la propria immagine influiscono sulla riuscita di una performance sportiva, talento a parte? Una donna che si percepisce bella, ha una marcia in più?

Non credo che il successo nello sport sia legato all’aspetto fisico. È una questione di autostima che, al contrario dell’immagine, incide sulla performance. Io, per esempio, nonostante la mia statura posso tirare molto forte, mi muovo bene e cerco di puntare su questi elementi di forza. Oggi, nella “società dei social”, si tende a essere ipercritici senza tener presente che le parole hanno un peso, basta una espressione sbagliata per condizionare la vita di una persona. Per questo bisognerebbe essere molto attenti a quello che si dice e, al tempo stesso, lavorare sull’autostima.


Quale è la sua prossima sfida?

La prossima partita.


Insieme per alimentare l'autostima

Tre ragazze su quattro pensano che lo sport sia un modo per costruire la propria autostima, eppure una su due tra i 13 e i 17 anni abbandona l’attività sportiva. Di queste, due su tre lo fanno per mancanza di fiducia nel proprio corpo, diretta conseguenza di quelle incertezze legate a una scarsa sicurezza in sé. È il risultato di una ricerca compiuta su ragazze e ragazzi tra i 9 e i 17 anni, nell’ambito della campagna #KeepHerConfident lanciata da Dove, brand di Unilever, insieme al programma Body Confident Sport.

Per fornire un aiuto reale alle atlete è stato realizzato, con il supporto di partner scientifici, un kit gratuito rivolto agli allenatori e, dal prossimo anno scolastico, anche agli insegnanti di educazione fisica, con l’obiettivo di aiutare le giovani atlete ad alimentare l’autostima e la consapevolezza del proprio corpo. L’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti e incertezze per le ragazze e i ragazzi che vedono il proprio corpo mutare senza che abbiano il tempo di rendersene conto per affrontare serenamente le novità. Lo scopo della campagna è fare in modo che i giovanissimi possano sentirsi a proprio agio nelle attività, così da non abbandonarle.




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