Bimbi capricciosi a tavola, gli errori da evitare

Tuo figlio fa i capricci a tavola e tu ti disperi. L’esperta spiega come non cedere ai pianti e non assecondare i ricatti



di Angela Altomare

«Stare bene a tavola costituisce il primo banco di prova per costruire una buona relazione con se stessi e con gli altri. Una corretta educazione all'alimentazione», spiega Rosanna Schiralli, psicologa e psicoterapeuta, «passa attraverso la serenità e la fermezza. Se il bambino scopre che dietro il cibo si nasconde l'ansia del genitore, utilizzerà la condotta alimentare in modo ricattatorio. E se questo circuito si stabilizza, il cibo si carica di significati avulsi da quelli naturali, rimanendo il tramite di ogni relazione con gli altri e con il proprio mondo interno. Può dunque succedere che, in età più avanzata, ogni relazione, emozione, frustrazione venga mediata dall'assunzione smodata o dalla privazione di cibo». Quindi che cosa fare?

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Se non vuole mangiare, non dare troppo peso alle sue proteste. «Invitalo con garbo a consumare il pasto», suggerisce l’esperta. Se il capriccio continua, non rispondere con rabbia. «Rischi di innescare un conflitto snervante e senza via d’uscita. I bambini sono in grado di percepire la rabbia e l’ansia degli adulti», avverte la dottoressa Schiralli. «Se ti arrabbi, ha vinto lui. Se invece fai finta di nulla, presto si stancherà e tornerà a mangiare normalmente».

Dinanzi ai rifiuti, niente menu alternativi. Il rischio è trasformare la cucina di casa in un ristorante che, aggiunge l’esperta, «risulterà comunque sempre inadeguato a rispondere ai suoi continui capricci».

«Evita le punizioni o le promesse di premi o di gratificazioni, così come le minacce (Se non mangi, non ti porto da Luca a giocare) e le richieste affettive (Fallo per me, un altro boccone se vuoi bene a papà). Altro errore da non commettere è corrergli dietro con il cucchiaio pieno», suggerisce Schiralli.

Durante i pasti, si sta tutti insieme a tavola. «Tv, tablet, smartphone dovrebbero essere evitati anche dagli adulti», suggerisce l’esperta. «Lasciarlo mangiare "ipnotizzato" davanti ai cartoni può creare distorsioni percettive e difficoltà nel distinguere il senso di vuoto e di pieno e nel riconoscere i sapori, con rischi futuri di obesità o di altri gravi disturbi alimentari».

Quando si mangia, è bene concentrarsi su quanto si sta facendo. «Se il pasto costituisce un momento di serena convivialità in cui si parla, ci si racconta, ci si interessa alla vita del bambino, si sorride e a volte si ride, il piccolo non sentirà la mancanza della tv o di altri congegni. Se, invece, ognuno è occupato a fare altro o si parla solo di argomenti lontani dagli interessi del piccolo, è normale che il bambino cerchi delle "vie di fuga"», suggerisce la psicologa.

Vuole essere imboccato? Gelosia per la nascita di un fratellino, timore di crescere e perdere l'affetto della mamma, talvolta provocazione possono essere alcune delle cause. «Occorre tentare di capire cosa si nasconde dietro questo atteggiamento regressivo. Si può anche assecondare la richiesta, dicendo però che sarà solo un gioco e puntualizzando che la regola rimarrà che si mangia da soli».

Taglia tutto in pezzetti microscopici o non deglutisce il boccone… «Sminuzzare il cibo o trattenere il cibo in bocca è un comportamento di sfida e di provocazione. Si tratta di condotte finalizzate a tenerti testa sfinendoti, per farti capire che lui può manipolarti a suo piacimento: un braccio di ferro con cui tenta di ottenere dei vantaggi», precisa l’esperta. «Come per i capricci, non dargli importanza. Se lo ignori, si stancherà».

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