La risposta

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La migliore prevenzione ovviamente è legata all’informazione dei rischi potenziali dovuti all’esposizione a situazioni che provocano la formazione di monossido di carbonio. La mancata ventilazione di ambienti di modesta cubatura dove si attivino sistemi di riscaldamento senza adeguati dispositivi di sicurezza (bracieri, camini, stufe ecc.) sono la causa più frequente di intossicazione insieme all’accensione del motore dell’automobile in ambienti chiusi come un garage.Non esistono segni “tipici”, che consentano cioè di riconoscere a colpo d’occhio e in modo preciso un’intossicazione da CO. I sintomi sono generici e consistono più spesso in nausea, vomito, talvolta diarrea, astenia, cefalea, vertigini. Per questo motivo quando si accompagna in Pronto soccorso un soggetto con il sospetto di questa intossicazione, bisogna riferire con precisione tutti gli elementi che aiutino i medici a individuare la situazione e fare la diagnosi. La presenza di un alto valore di CO ambientale identificato da appositi rilevatori è ovviamente un’implicita dimostrazione di intossicazione da CO.Nei casi più gravi compaiono confusione mentale, perdita di coscienza, convulsioni, coma, aritmie cardiache, ischemia o infarto cardiaco (nei pazienti cardiopatici, anche a bassi livelli di esposizione al monossido di carbonio). Alle iniziali difficoltà respiratorie (dispnea e iperventilazione) possono seguire, negli stadi più gravi di intossicazione, edema polmonare e depressione respiratoria. La diagnosi da laboratorio è basata sul dosaggio della carbossiemoglobina (HbCO) e sulla determinazione del valore