Lasciarsi o continuare.

Mi chiamo Valentina. Sono mamma da due anni e mezzo di un bellissimo bimbo e sposata da otto anni con un compagno che ora stento a riconoscere.La nostra crisi ha inizio esattamente con la scoperta della gravidanza.Premetto che mio marito è sempre stato un uomo maniacale nella sua ricerca della perfezione in tutto . Ha bisogno di avere il controllo su ogni problema , su ogni questione. Niente deve sfuggire dalle sue mani e se qualcosa per lui diventa non perfetta allora entra in crisi.Ritornando al discorso principale, dal momento della scoperta della gravidanza sono iniziati i veri litigi. Se non quotidiani ..quasi. Ogni cosa è buona per farne un dramma. Tutto ciò perchè lui sostiene che io lo abbia in qualche modo costretto a diventare padre, visto che tra la gravidanza o l'interruzione avrei scelto sempre la gravidanza anche senza lui. Potrebbe anche essere vero ma non mi sono mai trovata nella situazione di dover scegliere quindi non saprei rispondere.Dalla nascita del bimbo le cose sono peggiorate. Dice che lavora troppo per colpa mia e del figlio, che lui avrebbe preferito non ci fosse ma visto che c'è non può più vivere come vuole. Che non è la vita che avrebbe voluto, che non abbiamo intimità per colpa del bimbo mentre io credo che sia perchè abitiamo con i genitori da 8 anni ormai, che è poco educato per colpa mia(lui per non educazione intende l'essere più rumoroso e vivace di quanto lo era lui da piccolo. O magari alzare le mani come la mamma dice che faceva con lui.).Che ogni cosa che fà è una costrizione e non un piacere.Ormai due giorni di pace e cinque di guerra.In tutto ciò,mentre lui si lamenta io mi allontano. Fantastico nel mio mondo. Sogno che nostro figlio un giorno vada con lui al parco, che si abbracciano mentre giocano insieme. Ma poi mi risveglio e non c'è nulla di tutto ciò. E mi distrugge ogni volta vedere come lui cerca il padre e si mortifica ogni volta che trova un rimprovero o semplicemente indifferenza.Io non so più che fare, sono anni che ci provo e riprovo ma non so più se lo faccio per amore o per non togliere almeno l'immaginazione del padre a mio figlio.Se magari sia solo per una sicurezza economica. Ma se mi chiedo se lo amo non trovo risposta.Fino a quando posso stare così?Sentirmi in colpa per mio marito che mi rinfaccia di avergli rovinato la vita, per mio figlio per non essere capace di dargli quella serenità che ogni bimbo merita e per me che passo le giornate tra quattro mura a fingere che tutto possa tornare come pensavo all'inizio. Meglio soffrire un pò adesso e cercare di ricominciare o tentare aspettando il giorno in cui nostro figlio, già grande percepisca l'ostilità del padre?

La risposta

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Carissima amica.  Nella maggior parte delle coppie l’arrivo di un figlio porta sostanziali cambiamenti. La differenza è tra le coppie che sono capaci di modificare abitudini, aspettative e ritmi e quelle che invece non possono o non vogliono farlo. Mi pare che la Sua situazione critica sia però ormai datata, visto che anche la gravidanza è stata vissuta con un senso di emarginazione e forse anche di rabbia. Si tratta comunque della evidente incapacità di non essere più figlio e di non saper essere padre. Temo che al momento non ci siano molte possibilità di cambiamento,  perché se a tutto il resto aggiungiamo anche le critiche educative,  non ci si può aspettare molto. Se fosse un uomo che è consapevole delle sue difficoltà,  sarebbe facile convincerlo ad un percorso di sostegno genitoriale,   ma così temo che Lei vivrà nella speranza che qualcosa cambi, ma i giorni passeranno senza grandi successi.

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