La risposta

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Non vi sono ragioni scientifiche per ritenere che la febbre possa essere “utile” all’organismo. In particolare la febbre non sembra favorire la guarigione delle infezioni batteriche o virali, con la possibile eccezione di sifilide e gonorrea (i cui germi sono molto sensibili alla temperatura). Pertanto, considerato che il farmaco antipiretico più comune, il paracetamolo, molto raramente produce effetti indesiderati clinicamente rilevanti, si può ritenere che il suo impiego sia giustificato ogniqualvolta lo stato febbrile causi fastidio al paziente (anche solo per la presenza di malessere, cefalea, mialgie o disturbi analoghi). Il trattamento va invece sempre attuato quando la febbre può costituire di per sé un rischio per la salute, come per esempio nei bambini di età inferiore ai 5 anni che hanno precedentemente sviluppato convulsioni febbrili (le recidive sono infatti frequenti), negli anziani, che si disidratano rapidamente e cessano di alimentarsi correttamente e nei pazienti con malattie respiratorie o cardiache croniche, che tollerano male l’aumento del consumo di ossigeno indotto dalla febbre.