La risposta

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Si ricorre a un intervento quando la lombosciatalgia dura più di un mese, è inabilitante e non mostra segni di miglioramento, oppure se si è certi della compromissione di una radice nervosa. Va considerato che l’intervento chirurgico risolve solo il dolore irradiato alla gamba e che non ha alcun effetto sul mal di schiena, comporta un certo periodo di convalescenza ed espone comunque al rischio di problemi residui nella zona dell’intervento. Infine, l’intervento non diminuisce il rischio di ricadute: è stato infatti dimostrato che i pazienti, operati o spontaneamente guariti, hanno quasi le stesse probabilità di avere una nuova lombosciatalgia nei due anni successivi.