Bipolarismo+disturbo istrionico
Buonasera,Da alcuni anni vivo un rapporto con un uomo che sembra portare con sé molti delle caratteristiche del disturbo bipolare,in primis repentini cambiamenti d'umore da una settimana all'altra,da un giorno all'altro.Di pari passo cambia anche il suo modo di rivolgersi nei miei riguardi.Da presenza fondamentale nella sua vita,divento poco più che una conoscente per il suo essere assente e distaccato,il tutto assolutamente come se nulla fosse.Cosa totalmente destabilizzante.Altra cosa che lo caratterizza è il navigare a vista su cosa voler fare "da grande",preda di passioni che ogni volta sembrano essere totalizzanti per poi essere abbandonate finito l'entusiasmo iniziale(capita così anche con le persone).Le volevo chiedere se a parer suo un disturbo bipolare si possa affiancare a comportamenti di tipo istrionico,dato che il soggetto in questione oltre ad enfatizzare molte delle sue emozioni,sopratutto di giudizio verso il prossimo,porta con sé una forte insicurezza,cosa che si manifesta molto chiaramente ai miei occhi quando lo vedo mutare nei comportamenti per plasmarsi al contesto sociale in cui si trova per ottenere consensi.Tutto ciò alternando momenti sempre più lunghi di assoluto isolamento.In generale manca praticamente del tutto di empatia,salve quelle rare parentesi nelle quali sembra essere il miglior supporto morale tu possa avere.tanto che mi chiedo:quando è così empatico lo fa per educazione,perché si sente in dovere,per la curiosità di sapere tue cose personali?perché poi non riesco a capire come possa non interessarsi minimamente delle tue sorti di li a poco.Vi è una modalità efficace di cercare di rapportarsi con una persona così?dopo anni di terapia,come può non aver riscontrato alcun miglioramento?La ringrazio,e spero possa chiarmi un po' le cose.Io davvero lo amo molto,ma sono cosciente che non posso fare nulla per lui,ma pur non avendo alcuna voglia di farmi del male,purtroppo vedo in tutto ciò che anche la sua parte "pulita" e davvero vorrei potesse vederla anche luiLa risposta
Non so se la terminologia tecnica che Lei usa attinge a diagnosi precise o se si tratta di Sue deduzioni. In ogni caso, credo che la base delle Sue interpretazioni sia il rapporto specifico che La lega a questa persona. Dopo anni di terapia, se non ci sono esiti positivi, si potrebbe anche pensare che non vi siano sostanziali miglioramenti o anche che le terapie attuate non siano state quelle ottimali. Mi spiego, soprattutto per non creare inutili critiche nei curanti: parliamo, in ogni caso, di disturbi complessi e molto articolati, in cui serve una specifica competenza medica e psicoterapeutica. Giustamente, Lei non può fare nulla. Ma bisogna anche considerare la possibilità di un fallimento terapeutico, perché anche in presenza di terapie adeguate, dipende molto da quanto un paziente aderisce alle terapie. Non è e non sarà facile interagire con una persona con questi problemi: un modo potrebbe essere quello di essere autorizzata al contatto con gli specialisti che lo hanno in cura per verificare in quale modo Lei possa essere di supporto. Ma mi permetta un consiglio: pur apprezzando il sentimento che Lei prova, penso sia necessario verificare in quale modo il Suo rapporto può mantenersi e soprattutto essere una storia significativa. Ovviamente, l’autorizzazione la può dare solo la persona che presenta questi problemi.
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