Stando ai dati dell’ultima relazione annuale sulla celiachia, presentata al Parlamento dal ministero della Salute, il numero dei casi riconosciuti si è dimezzato: se nel 2016 erano stati 15.500 in più rispetto al 2015, nel 2017 sono scesi a 8000. Una buona notizia? Non esattamente, visto che “alla conta” mancano ben 400 mila celiaci sui 600 mila stimati in Italia.
Sono i pazienti camaleonte, che sfuggono alla diagnosi perché presentano sintomi insoliti, meno noti e talvolta insospettabili. «È piuttosto comune associare la celiachia a disturbi come diarrea, stipsi, nausea, gonfiore e dolore addominale, ma esistono forme atipiche caratterizzate da problemi extra-intestinali», commenta il dottor Marco Silano, direttore del reparto Alimentazione, nutrizione e salute dell’Istituto superiore di Sanità e coordinatore del Comitato scientifico dell’Associazione italiana celiachia.
«Queste forme non diagnosticate espongono chi ne soffre a complicanze anche gravi, spesso irreversibili».
Le manifestazioni meno scontate
L’elenco dei sintomi, di differente intensità e gravità, è piuttosto lungo e può interessare qualsiasi organo e apparato: i più frequenti sono anemia e alterazione degli enzimi epatici nel sangue, cioè un aumento delle transaminasi spia di una sofferenza del fegato. La celachia può manifestarsi anche con disturbi correlati alla sfera riproduttiva femminile, come infertilità, ripetuti aborti spontanei, gravidanze a rischio, parti prematuri, nascita di bambini sottopeso.
«Fra i campanelli d’allarme ci sono anche la riduzione della densità minerale ossea, che può sfociare in rachitismo, osteopenia oppure osteoporosi, e numerose patologie dermatologiche, come alopecia, psoriasi e orticaria», avverte Silano.
«Questo disturbo può presentarsi anche sotto forma di carie e afte frequenti della mucosa orale, sensazione di affaticamento, ansia, cefalea, malattie endocrinologiche come diabete di tipo 1, tiroiditi autoimmuni, pubertà ritardata. Una vasta gamma di segni che stanno cambiando nel tempo e, per assurdo, sono più frequenti rispetto a quelli considerati classici».
Talvolta ne è presente uno solo, mentre le problematiche intestinali sono del tutto assenti: così, capita di arrivare molto tardi alla diagnosi (o di non arrivarci affatto) perché i medici sul territorio non sempre riconoscono il vero problema che sta alla base.
«Non riuscire a trovare la causa dei propri malesseri, passando di cura in cura, diventa quindi frustrante per il paziente. Soprattutto sotto l’aspetto psicologico, al punto che la diagnosi viene spesso vissuta come una sorta di liberazione».
No alle diete gluten free fai da te Un recente studio della Mayo Clinic di Rochester, in Minnesota, ha evidenziato come addirittura la carenza di alcuni micronutrienti (ferro, zinco, rame, vitamina D e B12) possa essere l’unico segno di malattia: spesso i pazienti lamentano una stanchezza esagerata, mai provata prima, sia durante l’attività fisica sia nelle comuni attività quotidiane. Così, per un motivo o per l’altro, possono passare anche diversi anni prima che la celiachi venga riconosciuta.
«Questo non deve comunque incoraggiare l’adozione di una dieta senza glutine di propria iniziativa, prima di averla individuata», raccomanda Silano.
«Senza gli opportuni accertamenti clinici, infatti, seguire questo regime alimentare può essere doppiamente pericoloso. Chi non è celiaco si priva inutilmente delle principali fonti di carboidrati complessi, ma anche di minerali, vitamine, proteine e fibre alimentari. Chi invece celiaco lo è per davvero sta senza dubbio meglio, ma rischia di rimanere senza diagnosi, perché gli esami necessari per accertare la celiachia vanno fatti assumendo il glutine, dunque si renderebbe necessario reintrodurlo gradualmente; cosa che spesso i pazienti rifiutano per non ricadere nel vortice dei sintomi».
L’importanza di una cura ad hoc
Non riconoscere il disturbo significa anche non poter valutare l’eventuale danno che si è già instaurato, soprattutto a livello intestinale: la celiachia è una patologia autoimmune, che sollecita costantemente il sistema immunitario e lo distrae dai suoi compiti, rendendolo inefficiente nel difendere l’organismo da infezioni, stati infiammatori, allergie e molto altro.
«Se le cure sono inappropriate, si può determinare mal assorbimento, e dunque carenze vitaminiche e nutrizionali, ma anche un maggiore rischio di sviluppare tumori del tratto enterico», conclude l’esperto.
Da non confondere
Gli stessi sintomi gastrointestinali della celiachia – talvolta scatenati a poche ore dai pasti – possono essere provocati anche dalla gluten sensitivity, cioè dalla sensibilità al glutine: a dispetto del nome, però, è stato dimostrato che questa condizione non trae alcun giovamento dall’utilizzo di prodotti senza glutine, perché ad irritare la mucosa intestinale sono i FODMAP (acronimo di Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli), piccole molecole di zucchero presenti in molti alimenti altamente fermentabili (come legumi, verdure a foglia larga, latte e prodotti caseari).
Fai la tua domanda ai nostri esperti
Articolo pubblicato sul n. 34 di Starbene in edicola dal 6 agosto 2019