CISTI OVARICHE

Si parla di cisti ovariche quando, in una o in entrambe le ovaie, si formano piccole “sacchettine” contenenti, a seconda dei casi, liquido o materiale denso e semisolido, che tendono a far aumentare, anche di poco, le dimensioni dell’ovaia interessata. Rappresentano una patologia molto comune, specie nell’età fertile, e sono strettamente connesse alla struttura e […]



Si parla di cisti ovariche quando, in una o in entrambe le ovaie, si formano piccole “sacchettine” contenenti, a seconda dei casi, liquido o materiale denso e semisolido, che tendono a far aumentare, anche di poco, le dimensioni dell’ovaia interessata. Rappresentano una patologia molto comune, specie nell’età fertile, e sono strettamente connesse alla struttura e alle funzioni dell’ovaio. Possono essere funzionali e organiche.

Cisti funzionali Di frequente riscontro, sono dovute ad alterazioni ormonali del ciclo mestruale e dell’ovulazione (la liberazione dell’ovulo che ogni mese si verifica a carico di un ovaio); sono benigne e spesso transitorie; normalmente tendono a riassorbirsi nel giro di qualche settimana (solitamente in 1-2 cicli mestruali) e sono sensibili alla terapia medica.

Delle cisti funzionali fanno parte quelle follicolari e quelle luteali. Le follicolari si formano quando un follicolo (la struttura dell’ovaio dove “matura” la cellula-uovo) non si rompe al momento dell’ovulazione (da cui la fuoriuscita dell’ovulo “maturo” ossia idoneo a essere fecondato), ma si accresce e si riempie di liquido, dando origine appunto a una cisti. Quelle luteali, invece, si formano quando il corpo luteo, che origina dalla trasformazione del follicolo dopo la sua rottura e l’avvenuta ovulazione, non si riassorbe ma si gonfia riempiendosi di liquido o di sangue. Le cisti ovariche funzionali solitamente sono riconoscibili tramite l’ecografia, ripetuta nei vari periodi del ciclo.

Cisti organiche Derivano da alterazioni più o meno gravi delle cellule e del tessuto ovarico. Fra queste si annoverano le endometriosiche, le dermoidi e, nei casi peggiori, i tumori benigni (cistomi, fibromi ovaici) o maligni (cistocarcinomi e cistosarcomi) dell’ovaio.

La cisti dermoide contiene cellule simili a quelle dell’embrione, che mantengono la capacità di crescere e differenziarsi in tanti tipi di cellule diverse. La sua caratteristica principale è infatti quella di contenere frammenti di pelle, ossa, denti o capelli. Malgrado la natura benigna, è opportuno che venga asportata, in quanto può aumentare di dimensioni e distruggere l’ovaio, compromettendone la funzione ovulatoria e la produzione di ormoni. La cisti endometriosica o cisti cioccolato (il nome deriva dal caratteristico colore; quando viene aperta rilascia infatti un liquido brunastro-marrore) deriva invece dalla crescita anomala, nella compagine dell’ovaio, di cellule del tessuto che riveste internamente l’utero e che si sfalda durante la mestruazione (l’endometrio). Poiché sono costituite da endometrio, queste cisti subiscono l’influenza degli ormoni femminili in maniera del tutto sovrapponibile a quanto accade per l’utero: durante il ciclo mestruale, l’endometrio si accresce nei primi 10-15 giorni del mese, per effetto degli estrogeni, poi, nella seconda parte, se non è avvenuta la fecondazione dell’ovulo, il tessuto va incontro a una regressione con sfaldamento durante la mestruazione.

Gli stessi fenomeni si verificano anche all’interno delle cisti endometriosiche, ma, poiché queste sono delimitate da una membrana, il sangue rimane al loro interno causando un’infiammazione, con dolore al basso ventre anche molto intenso. La terapia si avvale dell’uso di estroprogestinici (la pillola), che mettono “a riposo” l’ovaio e la cisti; in taluni casi, però, quando la pillola non basta a risolvere i dolori e i disturbi del ciclo mestruale, le cisti vanno asportate chirurgicamente, preferibilmente per via laparoscopica. Più particolare il caso dell’ovaio policistico (o policistosi ovarica), che si manifesta con la mancanza di ovulazione e l’aumento delle dimensioni delle ovaie, oltre che con una spiccata alterazione ormonale che provoca fenomeni quali irsutismo (eccessiva crescita di peli), alopecia, obesità, condizioni tipiche dell’individuo maschile.

La causa sembra connessa a una mancata interazione tra ovaie, ipofisi e ipotalamo e la cura consiste nella somministrazione di contraccettivi estroprogestinici e di antiandrogeni.Occorre infine ricordare che, in caso di diagnosi dubbia di cisti ovariche, è fortemente consigliabile indagare sulla possibile natura maligna della formazione, escludendo in prima istanza la presenza di un carcinoma ovarico, che invece è una grave forma di cancro ed è la prima causa di morte per tumore ginecologico tra le donne.

In questo caso è fondamentale la tempestività della diagnosi e dell’intervento chirurgico, oltre che della successiva terapia (chemioterapia e radioterapia).


Sintomi e terapia

Spesso le cisti ovariche sono asintomatiche e quindi non danno alcun segno della loro presenza. In alcuni casi possono provocare dolori addominali, irregolarità del ciclo mestruale, dolore durante i rapporti sessuali, difficoltà nell’urinare e sensazione di pesantezza al basso ventre. Talvolta può capitare che la cisti ovarica vada incontro a una torsione (ossia a una rotazione sul proprio asse), con comparsa di intenso dolore addominale, nausea e febbre; in questi casi si rende necessario un intervento chirurgico.

Per le cisti funzionali spesso non occorre alcuna terapia, in quanto esse si risolvono spontaneamente nel giro di qualche settimana; se, però, la formazione persiste, si ricorre in genere alla somministrazione della pillola anticoncezionale, la quale, arrestando il funzionamento delle ovaie, favorisce il riassorbimento della cisti.

Se la cisti assume dimensioni superiori ai 5 cm di diametro e causa dolore, è consigliabile asportarla chirurgicamente, poiché potrebbe avere ripercussioni negative sulla fertilità.Per una corretta diagnosi è sufficiente una visita ginecologica unitamente a un’ecografia pelvica o per via transvaginale, esami fondamentali per ottenere preziose informazioni sulla natura della cisti. A giudizio del medico curante, può essere opportuno associare anche il dosaggio dei markers tumorali (sostanze prodotte dalle cellule tumorali) per escludere la presenza di cellule cancerose.

Nel caso in cui le indagini diagnostiche rivelino invece la presenza di una cisti non funzionale, il medico potrebbe consigliarne la rimozione chirurgica eliminando così l’eventualità che, nel tempo, la cisti possa trasformarsi in una formazione maligna.

Quando è possibile, l’asportazione viene eseguita in laparoscopia. In presenza di particolari condizioni (per esempio obesità della paziente e dimensioni notevoli o natura maligna della cisti) si preferisce ricorrere invece a un intervento “classico” per via laparotomica, che prevede l’esecuzione di un taglio orizzontale basso o verticale tra pube e ombelico. Generalmente, se la paziente viene operata per via laparoscopica può tornare a casa il giorno dopo l’intervento ed è possibile che avverta un senso di tensione addominale, destinato comunque a scomparire in breve tempo. [S.S.]