CHIRURGIA addominale laparoscopica

Con il termine chirurgia addominale, laparoscopica o mini-invasiva si definisce la tecnica che permette di osservare ed esplorare l’interno dell’addome (dal greco antico laparos, addome, e scopeo, guardare) e di eseguire interventi specialistici praticando, anziché lunghi tagli della parete addominale, piccole incisioni (in media 3) attraverso le quali vengono introdotti particolari strumenti a fibre ottiche […]



Con il termine chirurgia addominale, laparoscopica o mini-invasiva si definisce la tecnica che permette di osservare ed esplorare l’interno dell’addome (dal greco antico laparos, addome, e scopeo, guardare) e di eseguire interventi specialistici praticando, anziché lunghi tagli della parete addominale, piccole incisioni (in media 3) attraverso le quali vengono introdotti particolari strumenti a fibre ottiche che consentono di operare all’interno della cavità addominale senza doverla “aprire”, come accade invece nella chirurgia tradizionale. L’obiettivo di questa tecnica è essenzialmente quello di ridurre al minimo i disagi e le possibili complicanze ascrivibili a un intervento “a cielo aperto”, oltre che ottimizzare il successo di una terapia sempre meno invasiva e sempre meno traumatizzante per il paziente.


Come si esegue

Dopo aver praticato 3-4 piccole incisioni sull’addome (della lunghezza di circa 5-10 millimetri) si passa alle fasi successive, che prevedono:

  • creazione di quello che viene definito pneumoperitoneo, ossia insufflazione di anidride carbonica all’interno della cavità addominale, in modo che questa si espanda abbastanza da permettere la visione degli organi interni;
  • utilizzo dei trocar, particolari strumenti cavi attraverso i quali è possibile introdurre gli attrezzi necessari a eseguire l’intervento chirurgico;
  • inserimento, sempre attraverso un trocar, di un laparoscopio a cui è collegata una telecamera che proietta immagini su un monitor posto vicino ai chirurghi;
  • impiego degli strumenti (forbici, pinze e così via) necessari per eseguire l’intervento. Il chirurgo, pertanto, durante l’intervento non guarda direttamente nell’addome del paziente, ma segue su un monitor le manovre chirurgiche che sta compiendo.


Vantaggi della laparoscopia

  • Minore sanguinamento durante l’intervento chirurgico, grazie a un più accurato controllo delle perdite ematiche.
  • Ciò è possibile perché le immagini presentate dal monitor appaiono ingrandite rispetto a quelle reali e quindi i dettagli sono meglio visualizzabili.
  • Possibilità per il paziente di muoversi prima rispetto ai normali tempi di mobilizzazione.
  • Degenza postoperatoria più breve (non supera generalmente le 36-48 ore per gli interventi meno complessi).
  • Ripresa più rapida della funzione intestinale (canalizzazione) e dell’alimentazione per via orale (dopo circa 12 ore il paziente può bere e consumare un pasto leggero).
  • Ripresa rapida e ottimale delle normali attività quotidiane.
  • Dolore post operatorio ridotto.
  • Minore rischio di infezione dovuto alla contaminazione con l’ambiente esterno e ai corpi estranei (l’addome non viene “aperto”).
  • Più precoce dimissione dall’ospedale.
  • Notevoli vantaggi estetici (assenza delle tipiche lunghe cicatrici degli interventi chirurgici ad addome aperto).


Interventi possibili

  • Calcolosi della colecisti e del coledoco.
  • Ernia iatale e reflusso gastroesofageo (intervento di funduplicatio).
  • Acalasia (mancato rilasciamento) dell’esofago o del megaesofago.
  • Chirurgia dell’intestino tenue e del colon (diverticolosi, polipi intestinali non asportabili con la colonscopia, rettocolite ulcerosa, carcinoma del colon destro, sinistro e del retto, esplorazione della cavità addominale, asportazione dei linfonodi regionali in caso di neoplasia).
  • Patologie ginecologiche (cisti ovariche in caso di cisti a prevalente contenuto liquido, fibromi e miomi uterini, salpingiti, gravidanze extrauterine).
  • Diagnosi e cura della sterilità (possibilità di valutare la presenza di anomalie morfologiche congenite o acquisite di tuba e ovaio)
  • Sindromi dolorose addominali (laparoscopia diagnostica) o tumori (per ricercare disseminazioni di metastasi).
  • Aderenze addominali come causa di dolori addominali cronici in caso di pregressi interventi chirurgici convenzionali (taglio delle aderenze per via laparoscopica).
  • Ernie addominali e laparocele (condizioni in cui si osserva la fuoriuscita di strutture contenute nella cavità addominale, come l’intestino, attraverso una zona di minore resistenza della parete, di solito cicatrici di precedenti interventi chirurgici che hanno “ceduto”).
  • Urgenze addominali (ascessi addominali, alcuni stati occlusivi, alcuni tipi di trauma, alcune emergenze ginecologiche, appendicite acuta).
  • Milza (splenectomia nel caso di patologie ematologiche).
  • Surrene (tumefazioni di dimensioni non superiori ai 10 cm di diametro, feocromocitoma, morbo di Conn, morbo di Cushing, incidentaloma non secernente).
  • Laparoscopia urologica (interventi sul rene o sulla prostata).


Controindicazioni assolute alla laparoscopia

La laparoscopia viene eseguita in anestesia generale, quindi, nei casi in cui questa sia controindicata, lo è anche l’intervento laparoscopico.

Altre controindicazioni:

  • insufficienza cardiaca e respiratoria (a giudizio dell’anestesista e a seconda della durata dell’intervento chirurgico);
  • patologie della coagulazione che possono esporre il paziente a rischi di emorragie gravi;
  • ernia diaframmatica.

Rappresentano inoltre una difficoltà all’esecuzione di tale metodica operatoria pregressi interventi chirurgici (a causa dei fenomeni riparativi che si verificano solitamente dopo tutti gli interventi).


Controindicazioni “relative”

Si tratta di condizioni in cui il giudizio sulla praticabilità dell’intervento è particolarmente delicato ed è da valutare caso per caso. Controindicazioni del genere sono:

  • gravidanza;
  • glaucoma (per aumento della pressione intraddominale);
  • ileo meccanico o paralitico (per il maggior rischio di perforazione);
  • peritoniti;
  • infezioni addominali.


Cos’è il laparoscopio

Si tratta di un tubo rigido, all’interno del quale sono contenute delle fibre ottiche che permettono il passaggio della luce e danno la possibilità di visionare gli organi presenti all’interno dell’addome.

Collegando una telecamera al laparoscopio, l’immagine viene proiettata su un monitor e inviata a un videoregistratore o a una stampante a colori.

L’attrezzatura è completata da particolari tipi di forbici e di pinze laparoscopiche che servono per afferrare, spostare e sezionare i tessuti all’interno della cavità addominale.

[A.R., M.C.]