Undertourism, 3 luoghi dimenticati da (ri)scoprire in Italia

Chi ama viaggiare oggi sceglie destinazioni fuori dai soliti circuiti, con benefici per le comunità e i territori coinvolti. Evitando code, traffico e prezzi alle stelle



Tourist go home! I cartelli di protesta dei residenti di Barcellona contro l’invasione del turismo mordi e fuggi sono stata una delle manifestazioni più evidenti ed estreme dell’insofferenza da “overtourism”. Senza sconfinare in questi atteggiamenti limite, a chiunque sarà capitato di farsi rovinare la vacanza da file interminabili, prezzi aumentati e traffico alle stelle. Un’immagine ben diversa da quella sognata prima della partenza e tutt’altro che rilassante.

E proprio come reazione a tutto ciò, negli ultimi anni si sta delineando il cosiddetto “undertourism”, un modello di viaggio che esplora destinazioni meno note, al di fuori dei circuiti di massa e a contatto più stretto con le comunità e l’ambiente. E l’Italia in questo è particolarmente fortunata, grazie alla sua miniera di borghi gioiello e piccole comunità che offrono esperienze di viaggi e assaggi autentiche.

Ecco 3 luoghi da scoprire, dove i turisti sono benvenuti.


  • Le Dolomiti più autentiche e famigliari

Friuli Venezia Giulia, Forni di Sopra (Ud)

305167Patrimonio Unesco, le Dolomiti sono una delle meraviglie italiane prese d’assalto dai turisti in ogni stagione. Tuttavia, si può godere della loro bellezza scegliendo il versante più aspro e selvaggio, quello protetto dal Parco Naturale delle Dolomiti Friulane. Uno dei suoi accessi privilegiati è Forni di Sopra (fornidisopra.it), quieta località circondata da guglie e torri dolomitiche che incoronano boschi di larici, faggi e abeti fra case e fienili in pietra e legno. Poco più di 900 abitanti, i Fornesi vivono in armonia con la splendida flora e fauna locale, che chiunque può conoscere ed esplorare insieme alle guide naturalistiche del parco.

Fra queste c’è Pierino Picco, che racconta leggende di elfi, alberi e animali tra un forest bathing attorno al Tagliamento, uno degli ultimi fiumi alpini rimasto pressoché naturale, e un laboratorio di fitocosmesi. Del resto questo è soprannominato “il paese delle erbe”, forte delle sue 1500 specie censite, e lo si nota fra i tanti orti officinali ed eventi come la Festa delle erbe, ogni giugno, con escursioni e menu dedicati. Qui ci si chiama per nome e (soprannome), sentendosi subito parte della “famiglia”: c’è Myriam, la pasticcera che crea biscotti a mano con farine biologiche dalla forma dell’aquila reale, simbolo del parco, ci sono le donne del Ricamificio che recuperano l’arte del ricamo fornese su fibre naturali, confezionando prodotti personalizzati e cuori di tela riempiti di erbe. E c’è Alfio Anziutti, detto Timilin, l’instancabile memoria del paese, che racconta dei mestieri di una volta tra gli strumenti antichi del Museo rurale, allestito nell’ottocentesca latteria sociale, e i corredi de “Il filo dei ricordi”, il museo della tradizione tessile.

E una piccola comunità così ricca di biodiversità non poteva che essere parte della rete di Perle Alpine (alpine-pearls.com/it), che hanno investito in mobilità dolce con servizi pubblici e un programma di escursioni a passo lento per vivere la natura alpina senza traffico. Fra le attività più amate dalle famiglie ci sono i trekking con l’asinello Biagio, candida mascotte di un territorio placido che offre una vacanza di natura, contatti umani e buon respiro.

Dove dormire. Tra le facciate del centro storico decorate dai murales di Spadavecchia e la fontana in pietra, che regala una melodia costante, c’è l’Albergo Centrale gestito da generazioni dalla famiglia Coradazzi (albergocentraleforni.com).


  • In bici fra storia e natura

Umbria, Valnerina

305170Le famose e visitate Cascate delle Marmore sono vicine, eppure il silenzio e la quiete regna sovrana attorno alle sponde boscose del fiume Nera: serpente color acquamarina che disegna uno dei segreti meglio custoditi dell’Umbria. Siamo in Valnerina (lavalnerina.it), nel “cuore del cuore verde” d’Umbria, in una zona dominata da boschi prodighi di tartufi neri e dalla purezza delle acque preservate dallo sviluppo industriale. Qui, dove un tempo passava la ferrovia fra Spoleto e Norcia, oggi sorge la Greenway del Nera, una ciclabile ad anello di circa 180 km che costeggia il fiume attraversando borghi in pietra, ponticelli e gallerie allietati solo dal canto degli uccelli e dallo scorrere dell’acqua.

Lo sanno bene i ragazzi di Ciclovery (ciclovery.com), bike tour operator che propone avventure di poche ore o più giorni fra le bellezze più o meno note della valle. Pedalata dopo pedalata si entra in un idillio fluviale a tinte verdi, dove fermarsi in libertà per un pic nic o per la visita di borghi medievali come Scheggino. Siamo sulla sponda sinistra del fiume, dove si è investito in un progetto di riqualificazione dei resti del castello e delle dimore medievali in chiave turistico-autentica, che ha come intento quello di trasformare i turisti in cittadini temporanei e fermare lo spopolamento. E tra vie acciottolate, passaggi ad arco e scalini, il borgo offre piccole locande dove sentirsi in famiglia e assaporare le specialità locali. È il caso dell’osteria Baciafemmine, dal nome dell’omonimo vicolo così stretto che, passandoci in due, i volti si trovano così vicini quasi invitando al bacio.

I sapori da non perdere? La trota del Nera, che sguazza solo in acque limpide e ricche di sorgenti, e il tartufo nero, abbondante in ogni stagione e vanto del territorio. Non a caso, proprio nel borgo trova spazio anche un museo del fungo ipogeo e della sua cavatura gestito dalla famigli Urbani, una delle storiche aziende di prodotti derivati dal tartufo. Altra delizia di questo scrigno di biodiversità è il pesce coregone che si pesca nelle chiare acque del lago di Piediluco, al confine con il Lazio. Qui il Nera s’immette dando vita ad altri scenari quieti protetti dalle montagne che non fanno passare i venti. Non a caso le condizioni costantemente calme e la tranquillità del luogo hanno portato la Federazione nazionale canottaggio a portare qui la propria sede. E gli sport a remi, dal kayak al canottaggio appunto, sono l’ideale per godersi con lentezza questo angolo di natura poco nota ai più.

Dove dormire. Dall’incontro di una formula di ospitalità autentica e l’eleganza di un relais nasce Torre del Nera Albergo Diffuso & Spa, che offre appartamenti dallo stile rustico e camere moderne nate dal recupero dei ruderi del vecchio castello, con piacevole Spa panoramica (torredelnera.it).


  • Laghetti di smeraldo e vigneti alle pendici del vulcano


Basilicata, il Vulture Melfese

305171Fra le forme di turismo più autentiche e slow c’è quello che valorizza la vocazione rurale del territorio. Un esempio virtuoso è il nuovo progetto finanziato dalla regione Basilicata che propone itinerari a passo lento per conoscere piccoli grandi tesori culturali, naturali e agricoli della zona (basilicatarurale.com). Fra questi territori da (ri)scoprire c’è il Vulture Melfese, in provincia di Potenza, è un’area poco nota ma che vanta persino un vulcano antico, oggi estinto. Alle sue pendici ricoperte di faggi, castagni, pini e abetine si estendono sentieri che conducono all’Abbazia di S. Michele, fondata dai Benedettini nell’XI secolo sulle grotte abitate un tempo dai monaci basiliani.

Gli spazi interni ospitano il Museo di Storia Naturale dove scoprire l’habitat della rara farfalla Bramea, parente di quelle asiatiche, adattatasi qui. Molto piacevoli da raggiungere a piedi sono anche i laghi color smeraldo di Monticchio: due piccoli specchi d’acqua collegati da un ruscello là dove un tempo si trovava la caldera del Vulture. Proprio le colate preistoriche hanno lasciato il suolo particolarmente fertile, favorendo la produzione di uno dei vini più rappresentativi di questa terra, l’Aglianico del Vulture DOCG.

Tra le cantine più antiche e tradizionali ci sono quelle scavate nel tufo vulcanico nei borghi come Barile e Rionero in Vulture, dove Gerardo Giuratrabocchetti, professore presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi della Basilicata, ha deciso di portare avanti la storia vinicola della sua famiglia prodigandosi tra le vigne del nonno. Sono le Cantine del Notaio, dove l’innovazione incontra la tradizione fra vigneti biodinamici e il recupero del germoplasma, insieme a enti di ricerca qualificati. Un’altra destinazione interessante da visitare è Melfi, dove Federico II di Svevia fece erigere un imponente castello con splendide torri angolari. Qui si scopre anche la cattedrale romanica di Santa Maria Assunta che risale all’XI secolo e ha una facciata barocca, dietro la quale si svela il prezioso soffitto a cassettoni intarsiato e dorato. Un territorio tutto da riscoprire alla maniera del poeta latino Orazio, nativo di Venosa, che nelle sue Odi invitava al Carpe diem!


Dove dormire. A Ripacandida, la città del miele lucano, c’è l’hotel con la prima Honey Spa d’Europa. Qui ci si rilassa ascoltando il benefico ronzio degli alveari nella “stanza delle api” e si respirano gli aromi sprigionati da miele, propoli e cera nella speciale sauna (honeyspa.org).


(Foto Alpine Pearls e iStock)


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