Tessuto connettivo che costituisce lo scheletro dell’embrione e che si ritrova in piccole quantità anche nell’adulto, soprattutto a livello delle superfici ossee di alcune articolazioni.
La cartilagine ha la forma di una lamella bianca, liscia, flessibile, resistente ed elastica: è formata da cellule, i condrociti, che le permettono di rigenerarsi, e da fibre di collagene e sostanza fondamentale, costituite soprattutto da proteoglicani (grosse molecole spugnose).
Tipi di cartilagine
Cartilagine auricolare Lamina di fibrocartilagine con depressioni e protuberanze che determina la forma e l’aspetto caratteristico del padiglione auricolare. Questo tipo di cartilagine, assente nel lobo, viene detta anche cartilagine della conca o fibrocartilagine dell’orecchio.
Cartilagine branchiale Corda cartilaginea presente in ogni arco branchiale.
Si sviluppa e contribuisce a formare strutture ossee importanti, come la mandibola e l’osso ioide, oppure persiste in forma cartilaginea come cartilagine tiroidea.
Cartilagine del condotto uditivo Sottile foglio di cartilagine, piegato in lamine mediane e laterali e chiuso lateralmente e inferiormente da una lamina membranosa. Forma la porzione cartilaginea della tuba d’Eustachio (viene infatti detta anche cartilagine della tuba d’Eustachio) ed è situata in una cavità compresa tra la grande ala dello sfenoide e la parte petrosa dell’osso temporale. Posteriormente è saldamente connessa alla porzione ossea, mentre anteriormente si apre nelle pareti laterali della faringe.
Cartilagine del setto nasale Sottile lamina quadrangolare, cartilaginea, che forma la parte anteriore del setto nasale, saldata posteriormente tra i margini anteriori del disco perpendicolare dell’osso etmoide e il vomero; viene detta anche cartilagine settale del naso.
Cartilagine di coniugazione Vedi Cartilagine di crescita
Cartilagine elastica Di consistenza molle, simile al caucciù, si trova nel padiglione auricolare, nell’epiglottide, negli anelli tracheali e bronchiali.
La cartilagine fibrosa, o fibrocartilagine, è un costituente del menisco del ginocchio, dei dischi intervertebrali, delle costole, dello sterno e della sinfisi pubica. Contiene collagene duro, compatto e molto solido.
Cartilagine ialina. È un tessuto bianco, madreperlaceo, elastico, che ricopre le superfici ossee delle articolazioni (ginocchio, gomito, polso); grazie alle sue proprietà ammortizzanti e al notevole coefficiente di scivolamento, favorisce i movimenti delle estremità ossee.
Lo spessore è proporzionale alla pressione sopportata dall’articolazione; per esempio lo spessore medio della cartilagine del ginocchio è di 7 mm.
La cartilagine ialina permette di attutire gli shock distribuendo le pressioni su tutte le superfici articolari.
Peraltro, tra due superfici cartilaginee di un’articolazione si instaura una pressione lievemente negativa che le mantiene in contatto.
Se si esercita una forte trazione su un’articolazione, in particolare quella delle dita, le due superfici cartilaginee si scollano, emettendo un rumore caratteristico. Lo scricchiolio del rachide, che si produce durante una manipolazione vertebrale, è dovuto allo stesso fenomeno e non ha alcuna proprietà terapeutica. La cartilagine articolare è un tessuto vivente che si rinnova grazie ai condrociti, ai quali spetta sia la distruzione della vecchia cartilagine (condrolisi), sia l’elaborazione della cartilagine nuova (condroformazione).
Patologie
Nell’artrosi la cartilagine, sottoposta a condrolisi per lunghi periodi, si assottiglia. Va inoltre incontro ad alterazioni nel corso di alcune malattie infettive, tumorali o infiammatorie, o di patologie ossee come l’osteocondrite o la condrocalcinosi.
Il passare degli anni ne determina l’usura: questo fenomeno è all’origine delle patologie dell’artrosi e dell’artrite. Nell’artrosi lo spessore della cartilagine diminuisce nella zona interessata dalla lesione; nell’artrite l’infiammazione colpisce l’insieme delle superfici articolari.
I condrociti non riescono più ad assicurare il rinnovamento della cartilagine secondo un ritmo regolare. Infine, in caso di rottura del menisco, il tessuto cartilagineo, privo di vascolarizzazione, non cicatrizza.