Quante bugie in famiglia: come reagire senza fare drammi

Proprio nel nido domestico, dove dovrebbe regnare la sincerità dei rapporti, proliferano sotterfugi di tutti i tipi. Tra marito e moglie o tra genitori e figli, ecco serpeggiare piccole-grandi menzogne che minano la fiducia. Una famosa psicologa ci svela il modo migliore per reagire alle scoperte che ci fanno male. Senza fare drammi



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La verità rivelata. Ovvero quando i segreti non sono più segreti e vengono svelati da “incidenti di percorso” occasionali: il cellulare lasciato in carica sul comodino, che rivela una chat a sorpresa, la figlia che si scopre essere fidanzata da mesi, il figlio che mente sui reali appuntamenti delle sue uscite serali, salvo poi venire sbugiardato dal suo migliore amico che citofona proprio quando si pensava fosse con lui. Segreti che vigono in ogni famiglia, anche quella più amichevole e permessiva che si vanta di aver improntato i rapporti sulla trasparenza.

A volte si tratta di bugie bianche, che non celano un tradimento, ma che rappresentano comunque dei coni d’ombra all’interno delle relazioni famigliari. C’è la moglie che si concede un ritocco estetico ma non lo dice a nessuno, il marito che ogni tanto “frequenta” i siti porno, e i figli adolescenti che non aprono bocca e rispondono a monosillabi alle nostre richieste di informazioni.

Insomma, la tela dei segreti è più complessa di quanto immaginiamo. Ma poiché la verità prima o poi viene a galla, come comportarci di fronte alle prove di fatto, che emergono in maniera incontrovertibile? Abbiamo chiesto alla professoressa Maria Malucelli, docente di psicologia clinica all’Ospedale Fatebenefrateli-Isola Tiberina di Roma, psicoterapeuta e autrice del romanzo L’Amore Nascosto (Armando Editore, 17 €), di farci alcuni esempi di situazioni-tipo.


Il marito scopre che la moglie ha inviato una foto sexy a un amico

«Certo, se lei si presenta senza veli, può darsi che abbia una relazione in corso. Ma la mia esperienza mi dice che la maggior parte delle volte si tratta di scambi di foto innocenti, dettati dalla semplice voglia di ricevere quegli apprezzamenti che il marito non è più in grado di fare», osserva l’esperta. Dopo anni di matrimonio o di convivenza, è facile che la donna si senta trascurata, non più desiderata come una volta. Scatta quindi la voglia di rivincita, di ricevere ancora attenzioni e complimenti da parte del sesso maschile.

«Reagire in maniera opportuna è cruciale per salvaguardare la coppia. Non serve a nulla arrabbiarsi, rimproverare, fare il terzo grado. Il marito intelligente è colui che minimizza e si limita a dire: “Ho visto la foto che hai sul cellulare: sei proprio bella. Perché una volta non ti agghindi così anche per me? Fermo restando che tu mi piaci sempre, anche in ciabatte da doccia”. Al posto di sbraitare, l’uomo dovrebbe domandarsi perché sua moglie sente il bisogno di cercare consensi altrove. “Quanto mi sto occupando della coppia?” “Sto facendo davvero tutto il possibile per far sì che mia moglie continui ad amarmi?”. Sono queste le domande che deve porsi, mettendosi in discussione perché si è sempre in due a compiere fatti e misfatti».


Lui viene a sapere che la compagna gioca al lotto

La ludopatia è un problema molto più diffuso di quanto non si creda. «Delle mie pazienti, una su dieci quando esce a fare la spesa fa il primo stop dal tabaccaio, per giocare al lotto o al gratta e vinci all’oscuro del marito. C’è dietro un desiderio di rivalsa nei confronti della vita che forse le ha dato poco, la voglia di tentare la fortuna con quel pizzico di sorpresa e di imprevisto che sfugge alla routine familiare. Va affrontata la questione? Sì, ma senza drammi. Se la donna perde il controllo della situazione, non riesce più a gestire le perdite o le vincite ma diventa dipendente dal gioco, occorre che sia il marito a prendere in mano le redini», consiglia la psicologa.

Deve dirle pacatamente: “Facciamo così. Prova a conservare e a mostrarmi tutti gli scontrini delle spese, compreso i 5 euro del gratta e vinci che giochi il sabato. Vediamo se riesci a contenerti”. Se poi la cosa sfugge di mano, è bene invitare la donna a rivolgersi a uno psicoterapeuta esperto in “dipendenze senza sostanza”, che presta servizio presso le Asl.


La mamma scopre che la figlia sedicenne è fidanzata e prende la pillola

«Se una ragazza fa tutto di nascosto, è perché sente di non poter contare sulla complicità dei genitori», premette Maria Malucelli. Sarebbe quindi sbagliato affrontarla di petto intimandole “Adesso ti siedi e mi racconti tutto!”. Se non l’ha fatto finora ci sarà una ragione.

«Probabilmente non si sente a suo agio a parlare di certe cose che la riguardano intimamente, e un po’ di riserbo è normale e va rispettato. La cosa migliore, quindi, è fare finta di niente, continuare sulla scia del “segreto di Pulcinella”. Però è importante che la mamma rifletta sul perché la figlia la tenga all’oscuro, e si impegni a far rinascere la confidenza sulle ceneri della diffidenza», consiglia l’esperta.

Può prendere la parola e iniziare a raccontarsi svelandole, ad esempio, che anche lei da ragazza aveva dei fidanzatini “non dichiarati”. «Raccontare del proprio passato è il modo migliore per scendere a livello dei figli adolescenti, far capire loro che “ci siamo passati tutti” e che se hanno bisogno di un consiglio sulle relazioni sentimentali o sui metodi anticoncezionali siamo pronti a darlo. Bisogna mostrarsi sempre disponibili, anche a pagare la parcella del ginecologo», continua la psicologa.


I genitori si accorgono che la figlia adolescente sta dimagrendo troppo

È un tema di scottante attualità, quello dell’anoressia camuffata. La ragazza inizia a dire che mangia fuori o da un’amica. In realtà scivola sempre di più nel semidigiuno e negli aperitivi senza spuntini, sull’onda di quella che oggi viene definita drunkoressia. Ma poi la mamma si accorge, quando esce dalla doccia, che è diventata pelle e ossa.

Che cosa fare? «In questo caso è bene che tutta la famiglia affronti il problema, compresi fratelli e sorelle. Si tratta, infatti, di una malattia mentale, non di una mancanza di appetito che va risolta a suon di “dai...mangia!”. A monte c’è quasi sempre una richiesta disperata di attenzione, una difficoltà ad accettare il proprio corpo che cresce, si sviluppa e cambia. Dispiace dirlo, ma la famiglia non ce la fa ad affrontare da sola un disturbo che oggi interessa quasi la metà degli adolescenti. Dovrebbe capire che la ragazza sta soffrendo e che con la sua magrezza, mascherata da felpe giganti, sta inviando un messaggio di S.O.S. nella bottiglia. Spetta a noi raccoglierla e invitare dolcemente nostra figlia ad andare da uno o una psicoterapeuta esperta in disturbi del comportamento alimentare. Se la proposta sarà confezionata bene, con la dovuta delicatezza, la ragazza accetterà di farsi curare», osserva Maria Malucelli.


I genitori vedono che il figlio frequenta compagnie poco raccomandabili

Il tema delle compagnie “sbagliate”, che spingono gli adolescenti verso una brutta via, è presente in tutte le generazioni. Il ruolo dei genitori, in questo caso, non è facile, specie se si scontrano continuamente con dei laconici “esco”, seguiti dal rumore della porta di casa che sbatte.

«Fare finta di niente non è possibile, ma non serve neppure montare un castello di minacce e di divieti. Anche in questo caso occorre cercare di aprire un dialogo, magari dicendo al proprio figlio: “Ti vedo un po’ strano in questo periodo, un po’ irrequieto, assente, taciturno...c’è qualcosa che non va? Me ne puoi parlare...”. Può anche essere utile dirgli apertamente: “Ho saputo che nella tua compagnia ci sono dei ragazzi problematici e sono un po’ preoccupata per te. Perché non li inviti a casa? Non ti ho mai impedito di tornare alle tre di notte. Ma mi piacerebbe conoscere più da vicino chi frequenti”... Bisogna, insomma, gettare l’esca della non belligeranza, dell’invito a un patto di solidarietà», chiarisce la dottoressa Malucelli. Il messaggio da fargli arrivare dev'essere “Non ti faccio la guerra, ma tu non escludermi dalla tua vita perché non sono qui per giudicare, ma per aiutarti”.

Idem se si viene a scoprire il vizietto degli spinelli. «Se si urla e si proibisce, il ragazzo sarà portato a proseguire sulla sua strada, solo nascondendosi meglio. Bisogna invece parlarne, sottolineare la pericolosità della dipendenza da certe sostanze, ma senza troppi allarmismi. Meglio chiedergli: “Che cosa ti dà lo spinello? Senti il bisogno di evadere, di rilassarti, di provare sensazioni inedite?”. È sul terreno del dialogo che, come sempre, si vince l’eterna battaglia tra genitori e figli», conclude l’esperta.


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